LĂ©on
eBook - ePub

LĂ©on

Carlo Lucarelli

Partager le livre
  1. 216 pages
  2. Italian
  3. ePUB (adapté aux mobiles)
  4. Disponible sur iOS et Android
eBook - ePub

LĂ©on

Carlo Lucarelli

DĂ©tails du livre
Aperçu du livre
Table des matiĂšres
Citations

À propos de ce livre

Torna Grazia Negro. E con lei Simone, il ragazzo cieco di Almost Blue. L'Iguana, il piĂș feroce fra i serial killer, Ăš scappato. La notizia Ăš di quelle che fanno davvero paura: ora la sua ossessione potrebbe essere vendicarsi della poliziotta che lo aveva arrestato. «Credo di aver sentito un rumore. È come quando ti accorgi che qualcuno sta parlando da un po' ma non hai capito cos'ha detto perchĂ© non stavi ascoltando. Da qualche parte, perso nella memoria, ho il ricordo di un suono, sempre piĂș lontano e indistinto, come un sogno dopo il risveglio. Ma c'era, l'ho sentito. C'Ăš qualcuno qui con me».Bologna, Ospedale Maggiore. Grazia Negro Ăš ancora stordita dall'anestesia per il cesareo eppure sorride. Finalmente, a dispetto di tutto, Ăš quello che ha scoperto di voler essere: una madre. Basta con le indagini, basta con i morti, basta con la caccia ai mostri. È felice. Ma un attimo dopo capisce che qualcosa non va. Un'infermiera le porta via la culla con le gemelle appena partorite, mentre un agente spinge il suo letto fuori dalla stanza. L'Iguana, il pazzo assassino che anni prima aveva preso di mira gli studenti dell'universitĂ , Ăš scomparso dalla struttura psichiatrica in cui era detenuto, lasciando due morti dietro di sĂ©. Era stata Grazia a catturarlo. Per questo trasferiscono lei e le bambine in un luogo segreto. E per questo conducono lĂ­ anche Simone, il suo ex compagno, il giovane non vedente che l'aveva aiutata nell'indagine. PerĂČ non Ăš sufficiente. Ci sono zone buie, in questa storia, che nascondono sorprese molto pericolose. Nessuna fra le persone coinvolte nel caso Ăš al sicuro.

Foire aux questions

Comment puis-je résilier mon abonnement ?
Il vous suffit de vous rendre dans la section compte dans paramĂštres et de cliquer sur « RĂ©silier l’abonnement ». C’est aussi simple que cela ! Une fois que vous aurez rĂ©siliĂ© votre abonnement, il restera actif pour le reste de la pĂ©riode pour laquelle vous avez payĂ©. DĂ©couvrez-en plus ici.
Puis-je / comment puis-je télécharger des livres ?
Pour le moment, tous nos livres en format ePub adaptĂ©s aux mobiles peuvent ĂȘtre tĂ©lĂ©chargĂ©s via l’application. La plupart de nos PDF sont Ă©galement disponibles en tĂ©lĂ©chargement et les autres seront tĂ©lĂ©chargeables trĂšs prochainement. DĂ©couvrez-en plus ici.
Quelle est la différence entre les formules tarifaires ?
Les deux abonnements vous donnent un accĂšs complet Ă  la bibliothĂšque et Ă  toutes les fonctionnalitĂ©s de Perlego. Les seules diffĂ©rences sont les tarifs ainsi que la pĂ©riode d’abonnement : avec l’abonnement annuel, vous Ă©conomiserez environ 30 % par rapport Ă  12 mois d’abonnement mensuel.
Qu’est-ce que Perlego ?
Nous sommes un service d’abonnement Ă  des ouvrages universitaires en ligne, oĂč vous pouvez accĂ©der Ă  toute une bibliothĂšque pour un prix infĂ©rieur Ă  celui d’un seul livre par mois. Avec plus d’un million de livres sur plus de 1 000 sujets, nous avons ce qu’il vous faut ! DĂ©couvrez-en plus ici.
Prenez-vous en charge la synthÚse vocale ?
Recherchez le symbole Écouter sur votre prochain livre pour voir si vous pouvez l’écouter. L’outil Écouter lit le texte Ă  haute voix pour vous, en surlignant le passage qui est en cours de lecture. Vous pouvez le mettre sur pause, l’accĂ©lĂ©rer ou le ralentir. DĂ©couvrez-en plus ici.
Est-ce que Léon est un PDF/ePUB en ligne ?
Oui, vous pouvez accĂ©der Ă  LĂ©on par Carlo Lucarelli en format PDF et/ou ePUB ainsi qu’à d’autres livres populaires dans LittĂ©rature et LittĂ©rature policiĂšre et sur le mystĂšre. Nous disposons de plus d’un million d’ouvrages Ă  dĂ©couvrir dans notre catalogue.

Informations

Éditeur
EINAUDI
Année
2021
ISBN
9788858437667
Parte prima

L’Iguana

Amor
You don’t find me
I’m a reckless
Are you knocking at the door?
Amor
Tu non sai dove trovarmi
Sono un incosciente
Stai bussando alla porta?
MELANCHOLIA, LĂ©on

Bologna 5

Roberto allunga il braccio e rotea su sĂ© stesso cercando l’inquadratura giusta. La luce va bene, non Ăš ancora cosĂ­ buio e il lampione del posteggio di piazza Re Enzo sembra messo lĂ­ apposta per dare profonditĂ . Infila la mano dentro il finestrino aperto e alza un po’ il volume dello stereo, quel tanto che basta perchĂ© il suo electro-swing allegro possa fare da sottofondo senza impastarsi con la sua voce. Sa come funziona, ne ha fatti tanti di video cosĂ­, nelle pause tra una corsa e l’altra dice la sua, racconta quello che gli Ăš successo, fa il cretino, come dice lui, e poi li mette su twitter.
CosĂ­ fa qualche passo avanti per prendere il piĂș possibile i numeri del centro antiviolenza della Casa delle Donne che ha fatto stampare sul cofano del taxi, aggiusta la testa rotonda dentro l’inquadratura e comincia. Gli occhi sgranati nella telecamera del cellulare, i riflessi rossicci del lampione sul cranio nudo, la bocca che si allarga dentro la barbetta corta quando gli si aprono le parole, alla bolognese. Ironico ma non sempre, naturalmente istrionico, gliel’hanno detto tante volte che dovrebbe fare l’attore.
– SarĂ  una brutta notte questa perchĂ© dovrĂČ lavorare fino a domani mattina con il Pos rotto
 – sottolineato, – non va, – mostra la macchinetta e la fa girare davanti al volto, – avevo il Pos vecchio modello fino all’altro giorno, poi la banca e la cooperativa mi convocano, il vecchio non viene piĂș aggiornato, ti dobbiamo dare quello nuovo
 beeene, – con le e strette, – cazzo, ci moderniziamo, – con una z sola, alla bolognese, – mi daranno un modello super! – Di nuovo il Pos accanto al volto. – Questo Ăš un gran cĂ©sso, – stretto. – È UN GRAN ZAVAGLIO! – urlato, poi tombale: – Non va. Durato due giorni, e poi stasera, dopo la prima transazione eseguita Ăš cioccato, non va piĂș! È sparito, Ăš morto! – Col pianto nella voce che tira in giĂș anche l’angolo degli occhi. – È un gran zavaglio, volevo quello vecchio che mi funzionava, adesso devo lavorare tutta la notte e non posso accettare le carte, e quindi
 – basta piagnucolare, sguardo spietato, – quindi faccio anche la figura di merda di quello che trova la scusa e dice, – cantilenando, – no, ch’o il Pos rotto
 – durissimo, adesso, – È ROTTO VERAMENTE, È UN CESSO, VOGLIO IL MIO POS VECCHIO! – Silenzio, sguardo obliquo. Funereo. – SarĂ  una bella notte, questa.
C’ù un cliente. Roberto lo vede all’angolo dell’inquadratura che si dirige verso il posteggio, dove c’ù soltanto il suo taxi, e interrompe la registrazione. È ancora sotto i portici del Modernissimo, ha il tempo di postarla su twitter e rimettersi la mascherina prima di sedersi al posto di guida. Glielo dice subito, mi scusi, sa, ho il Pos rotto, ma lui non sembra ascoltarlo, e mentre si sistema dietro il sedile del passeggero mormora un indirizzo che Roberto deve farsi ripetere.
Ma dov’ù, qui a Bologna? Ah, Imola? No, no, va bene, non c’ù problema.
Imposta il tassametro e parte. Gira a destra, verso le due Torri e lancia un’occhiata nello specchietto retrovisore, all’uomo che siede dietro. L’ha visto poco perchĂ© indossa una Ffp2 nera che gli sagoma metĂ  della faccia, e lui invece i clienti li guarda, e ci parla, e anche molto, quando Ăš il caso, perchĂ© ce ne sono alcuni che rompono veramente i maroni, in questo periodo poi di no vax, no mask, no questo e no quello, ma ce ne sono tanti di interessanti e strani, soprattutto di notte, e lui fa quasi sempre il turno di notte.
Questo Ú strano, infatti, anche se non saprebbe dire perché. Cosí lo riguarda nello specchietto e visto che non ha la luce del cellulare riflessa sul volto, e non sembra assorto in niente, si prepara a fargli una domanda qualunque, pronto a mollarla lí se gli risponde con un monosillabo, perché neanche lui vuole essere uno che rompe i maroni.
Ma non ci riesce.
L’uomo si slaccia la mascherina, come per respirare, e volta la testa di lato. Poi la rimette e torna a guardare il vuoto.
Roberto deglutisce e se ne sta zitto per tutto il viaggio, gli occhi fissi sulla strada davanti a sé.
Quando torna al posteggio, a Bologna, Roberto spegne il motore e aspetta, senza voltarsi. Guarda nello specchietto retrovisore l’uomo che sta contando i soldi, precisi al centesimo. Si era fatto scaricare in una stradina dalle parti della Rocca di Imola, gli aveva chiesto di attenderlo e poi era sparito dietro un angolo. Per la prima volta Roberto aveva sperato che fosse una fregatura, che l’uomo non si facesse piĂș vivo, e per un momento aveva anche pensato di ripartire lasciandolo lĂ­, ma poi era arrivato e si era fatto riportare a Bologna.
Appena resta solo, tira giĂș il finestrino, ci pensa un po’ e prende il cellulare. Non regola l’inquadratura, gli basta vedersi nel display. Ci pensa ancora un po’, poi schiaccia il pallino rosso della registrazione e comincia.
– Ho visto il Diavolo.
Gli sembra esagerato anche a dirlo cosĂ­, a voce bassa, come se stesse riflettendo tra sĂ©, che Ăš quello che effettivamente sta facendo. Vorrebbe correggere il tono, ma piĂș che ironico gli esce sorpreso, preoccupato.
– Cioù, carico questo tipo, alto, magro, pallido, stempiato, in giacca e cravatta, pure col gilù, fa ancora caldo, guarda qua, io sono in maglietta
 ma non ù per quello. C’ha su questa mascherina nera un po’ schiacciata sul naso che gli fa
 – muove la mano ad artiglio sul mento, come per allungarsi la faccia, – ma non ù neanche quello, con le Ffp2 sembrano tutti Hannibal Lecter, non ù per quello, no.
Scuote la testa e si passa una mano sulla pelata, poi si gratta la barbetta. Guarda in alto, fuori dall’inquadratura.
– È che a un certo punto ha girato la testa da una parte, e sarà stato un lampione, sarà stato il faro di un’altra macchina, ma gli occhi gli sono diventati bianchi. Cioù, bianchi
 come faccio a descriverlo, ù stato un attimo
 tipo gli squali quando mordono nei documentari. Occhi da matto. Occhi da assassino.
Esagera? Se lo chiede ancora, ma ormai Ú lanciato, non riesce a farci il cretino neanche se lo vuole, e poi parla a sé stesso, e infatti ecco un ricordo.
Il concerto di Elton John a Mosca, primi anni Ottanta. L’ha incontrato qualche giorno fa su YouTube, per caso, e gli Ăš rimasto impresso perchĂ© lo aveva visto da bambino, in uno speciale alla televisione.
Il tipo alle percussioni. Ray Cooper.
– Uguale. Gli mancavano solo gli occhialini, anche il gilĂš, ch’aveva. SĂČccia, Dio bono
 c’ù un pezzo che compare all’improvviso sul palco, si accende il faro, tra il fumo, lui rulla con le mazze sui tamburi, poi si blocca, si volta da una parte con quegli occhi e sorride. CosĂ­, proprio
 sĂČccia, Dio bono. PerchĂ© ne ho visti tanti di strani, e mica solo nel turno di notte, gente assurda, spacciatori, quelli che fan certi discorsi, dei matti, vĂš, avrĂČ caricato anche degli assassini, chissĂ , ma lui lí

Scuote la testa e si guarda negli occhi. Parla a sĂ© stesso, non avrebbe neanche bisogno di dirle, le parole, ma lui Ăš cosĂ­, un po’ istrione, e le cose deve metterle giĂș in modo che si vedano. Anche se sussurra cosĂ­ piano che quasi la videocamera non lo registra.
– Questa sera ho visto il Diavolo.
Tocca di nuovo il pallino rosso e ferma la registrazione. Adesso che l’ha ripreso gli sembra tutto un po’ esagerato. Forse la stanchezza, forse la fame, forse la suggestione di un vecchio ricordo. Ray Cooper
 non aveva neanche gli occhiali, solo il gilĂš. Alla fine, vuoi vedere che quello piĂș strano di tutti, come al solito, Ăš proprio lui?
Roberto si stringe nelle spalle. Scuote la testa. Picchietta col pollice sullo schermo del cellulare e cancella il video.
A Monteombraro faceva giĂ  freddo. Grazia aveva cercato di accendere la caldaia ma non c’era riuscita, e allora aveva seppellito le gemelline sotto le coperte che le fasciavano strette fin sopra le orecchie, finchĂ© l’Ersilia, la poliziotta cicciottella al comando della scorta che le avevano assegnato, e che di figli ne aveva tirati su tre, non le aveva detto che i bimbi si muovono nel sonno e scalciano via tutto, bisogna vestirli bene, non coprirli troppo, e comunque, non faceva mica poi tanto freddo.
CosĂ­ adesso dormivano al centro del lettone, un lato spinto contro il muro e due sedie dall’altra parte a fare da sponda con gli schienali, infagottate nelle tutine dell’ospedale perchĂ© non avevano fatto in tempo a passare da casa per correre a quella villetta sull’Appennino. Grazia le aveva osservate a lungo prima di decidersi a lasciarle, poi aveva lo stesso tirato su le coperte, rimboccate attorno ai cuscini che aveva sistemato dietro le loro schiene in modo che restassero stese sul fianco, una di fronte all’altra.
La villetta non era male. Isolata in mezzo a un bosco, con una sola strada d’accesso, sterrata e chiusa da una sbarra, aveva una specie di studio al piano di sopra, con una bella vetrata che si affacciava sulla valle. Grazia, perĂČ, aveva insistito che la riunione si tenesse in cucina, perchĂ© stava proprio di fianco alla stanza in cui dormivano le bimbe, giusto al di lĂ  della porta socchiusa. Ma se ne pentĂ­ presto.
Il vicequestore Carlisi, che era stato il suo capo alla Mobile di Bologna finchĂ© non era andata in aspettativa, parlava forte, voleva fumare e al massimo aveva accettato di starsene seduto sul davanzale della finestra, da dove parlava ancora piĂș forte.
Seduti al tavolo di formica bianca, ad aspettare un caffù che l’Ersilia stava preparando con la moka, c’erano due sconosciuti.
Uno era un ometto calvo che non riusciva a stare fermo sulla sedia, le guance arrossate come se avesse la febbre. Era lo psichiatra che dirigeva il servizio che aveva in carico l’Iguana, Persichetti, e doveva essere stato il modo con cui Carlisi aveva caricato sul titolo, dottor Persichetti, con la r allungata, troppo, ad accendergli il volto.
L’altra era una donna, una rossa dai capelli cortissimi che il vicequestore non aveva fatto in tempo a presentare perchĂ© si era messo subito a litigare con il dottore.
– Alessio Crotti ha ammazzato un numero imprecisato di persone, non siamo mai riusciti a stabilirlo ma sono tante, minimo otto. E no ammazzate e basta, massacrate, con una violenza che non si puĂČ neanche immaginare

– Lo so, dottore
 – anche Persichetti aveva calcato sul titolo, allungando le t.
– Una belva che cambiava identitĂ  a ogni omicidio e proprio per questo lo chiamavano l’Iguana, perchĂ© cambiava pelle

– Lo so, dottore, lo so benissimo, ma

– E voi dimettete dall’Opg un soggetto come quello per assegnarlo a una casa famiglia? Alessio Crotti? L’Iguana, porca puttana, l’Iguana!
Grazia guardĂČ la porta socchiusa. Stava per fare cenno di abbassare la voce ma Persichetti parlava con un sibilo sottile, perchĂ© la rabbia gli chiudeva la gola.
– Sono quasi dieci anni che il paziente era stabile e sotto controllo. Ha sempre assunto i farmaci prescritti e non ha mai, ripeto mai, dato adito a nessun tipo di valutazione negativa

– Minchia, dottore
 un paziente modello.
– SĂ­, dottore! E infatti l’abbiamo considerato idoneo a essere trasferito dall’ospedale psichiatrico giudiziario a una struttura piĂș consona ai suoi progressi

– Assieme ad altri due mattucchini

– Assieme a una coppia di degenti autosufficienti! – Le guance di Persichetti erano in fiamme. – E poi, Cristo, il vostro Iguana ù cieco, Cristo d’un Cristo, cieco! E anche

Persichetti alzĂČ un indice e lo fece roteare a mezz’aria per significare che era anche piccolo e magro, il loro Iguana. Stava per aggiungere qualcos’altro ma serrĂČ le labbra perchĂ© Carlisi sorrideva, cattiv...

Table des matiĂšres