A Sara le ultime parole di Lombardo, riportate dalla voce pacata di Pasquale Esposito, erano sembrate una lettera. Una lettera indirizzata a lei.
Sapeva benissimo che Pardo e Viola ritenevano di essere arrivati al termine di quellâindagine su un caso di tanti anni prima, la cui memoria era stata alimentata dallâamore di un fratello disperato. Per lei, perĂČ, non era cosĂŹ.
Le rivelazioni di quegli ultimi giorni costringevano la donna invisibile a riconsiderare la propria vita e i valori sui quali lâaveva modellata. La passione per Massimiliano lâaveva spinta a compiere scelte pesanti, ad abbandonare figlio e marito senza voltarsi indietro, certa che quel sentimento fosse basato su una profonda conoscenza del suo compagno e sulla complicitĂ che per venticinque anni li aveva legati. A parte lâinevitabile segretezza che il suo lavoro di capo dellâunitĂ comportava, Sara non aveva mai dubitato che con lei Massi fosse un libro aperto, per lâincondizionata sinceritĂ su cui avevano impostato la loro relazione. Metterla in discussione ora incrinava ogni sicurezza, facendola precipitare nelle finzioni e nella menzogna contro cui aveva sempre combattuto.
Gisella Maddalena aveva accennato ai rapporti tra il marito e alcuni esponenti degli apparati dâintelligence con cui Virgilio aveva collaborato. Nelle ammissioni di Lombardo, raccolte dallâinfermiere, era menzionato un amico del magistrato, che aveva contribuito a insabbiare lâinchiesta sulla morte di Ada. Davanti a quelle evidenze, Sara era stata percorsa da un lungo brivido, mentre si era affacciata in lei la sinistra sensazione di conoscere lâidentitĂ del misterioso agente dei Servizi legato a Virgilio Maddalena; quel sospetto giustificava anche lâassenza di incartamenti su Lombardo e sul magistrato nellâarchivio nascosto in cantina, e la mancanza dei corrispondenti file nel database dellâunitĂ .
Ora le serviva unâultima conferma per collegare i puntini e dare sostanza alla veritĂ . Sola una persona poteva aiutarla. Lâunica al corrente di tutto.
Sara citofonĂČ e attese. La sera di aprile stava smussando i contorni della strada e i lampioni si accendevano uno dopo lâaltro.
«Chi Ăš?» domandĂČ la voce perplessa di Andrea Catapano attraverso il microfono.
Lei rispose. Ci fu un attimo di silenzio, poi lâindicazione del piano e lo scatto del citofono.
La porta dellâappartamento si aprĂŹ non appena Sara fu sul pianerottolo. GiĂ . Andrea percepiva ogni fruscĂŹo.
«Ciao, Mora» la salutĂČ Catapano. «Ti aspettavo. Vieni, entra.»
La mano di colui che era stato il luogotenente di Massimiliano Tamburi raggiunse senza esitazioni lâinterruttore della luce, che illuminĂČ di colpo un ambiente concepito secondo una logica funzionale alle esigenze di un uomo immerso nelle tenebre.
Andrea si mosse sicuro aggirando mobili e ostacoli come se li vedesse, precedendola in un soggiorno pulitissimo, dallâarredamento elegante. Il cieco si accomodĂČ su una poltrona in pelle verde scuro, gemella di unâaltra che indicĂČ alla donna.
Prima di sedersi, Sara osservĂČ con curiositĂ il mobile che occupava unâintera parete della stanza: i ripiani erano ingombri di astucci di una decina di centimetri circa.
Come se avesse intercettato lâocchiata della donna, Andrea commentĂČ:
«Sono i miei quaderni di appunti. Registrazioni di voci antiche. Li ascolto per ricordare ed essere certo di non aver sognato tutto. Ci sei anche tu, sai?». Si allungĂČ di lato e premette un tasto del vecchio registratore che troneggiava sul tavolino al suo fianco. Dalle casse nascoste esplose, cristallina, la risata di una giovane Teresa:
«Quindi, dalla postura e dai gesti, hai intuito che il tizio non Ú innamorato della moglie, ma Ú anche omosessuale, e ha una relazione col tipo che sta pranzando da solo di fronte a lui?».
La voce di Sara risuonĂČ, tranquilla e ferma come sempre, anche se increspata da una punta di insolito divertimento:
«Certo, e ti spiego perchĂ©. Le spalle, un poâ inclinate verso sinistra. Il modo in cui si Ăš sistemato i capelli appena ha visto il tipo. Il mezzo sorriso dellâaltro, e lui che subito distoglie lo sguardo. Non Ăš evidente? Adesso stai attenta: mentre si asciuga la bocca col tovagliolo, il tipo gli manda un bacio. Hai notato?».
Andrea si complimentĂČ da quel lontano passato:
«Pazzesco, Mora. Sei un mostro».
Sara ebbe un sobbalzo quando udĂŹ le parole di un altro uomo:
«Ragazzi, basta giocare coi superpoteri, la ricreazione Ăš finita. Concentriamoci sulla parte della sala dove stanno mangiando i soggetti che ci interessano. Di che stanno conversando lâindividuo uno e due?».
Andrea spense il registratore, riportando entrambi al presente.
Sara mormorĂČ:
«Era il 1994, impossibile dimenticare. Seguivamo la pista delle possibili connessioni tra palestinesi e americani a proposito dei sette morti sul mercantile. Ne venimmo a capo, anche allora».
Il cieco annuĂŹ, con un lieve sorriso. «Non câera niente di male ad allentare la tensione. Eravamo ancora giovani, e trascorrevamo tutto il nostro tempo insieme.»
Di colpo SarĂ tagliĂČ corto:
«Quindi non sei sorpreso della mia visita, Andrea. Perché?».
«Sei intelligente, Mora. Intelligente e testarda. La gente come te non esita di fronte al proprio dolore, e nemmeno davanti a quello degli altri. La gente come te arriva in fondo.»
«E in fondo câeri tu, che mi aspettavi.»
Catapano era impassibile. Aveva il capo inclinato verso il basso, ed era concentrato nello sforzo di decodificare una sfumatura che gli sfuggiva nellâintonazione della donna. «No, la strada lâhai percorsa da sola. Hai capito chi era Antonino Lombardo, e hai anche scoperto di Virgilio Maddalena, altrimenti non li avresti collegati tra loro e ti saresti risparmiata di venire qui.»
Sara per una volta si spazientĂŹ:
«Insieme ne abbiamo passate tante, Andrea. Non câĂš bisogno di esibire le nostre capacitĂ . Diamole per scontate, va bene?».
Il cieco sorrise, come alla fine di una barzelletta:
«Dâaccordo. Se mi conosci davvero, perĂČ, dovresti immaginare che se ho taciuto, qualche giorno fa, non parlerĂČ certo ora, ammesso e non concesso che io nasconda un segreto. Ti pare?».
La donna invisibile aveva previsto quellâobiezione e aveva ragionato tutta la notte sulla risposta da dare:
«Tu volevi bene a Massimiliano, eri il suo migliore amico, forse lâunico, almeno cosĂŹ ti ha sempre considerato. Vuoi che la sua compagna, che gli Ăš stata a fianco per venticinque anni e lo ha stretto tra le braccia mentre moriva, lo ricordi come un vigliacco? Uno capace di coprire lâassassinio di una ragazza innocente, in combutta con un magistrato corrotto e un cancelliere di tribunale a libro paga di un clan, per evitare lâergastolo al figlio di un boss della droga?».
Andrea raddrizzĂČ la schiena, quasi fosse un sacerdote al cui cospetto una suora avesse pronunciato una bestemmia. RestĂČ in silenzio a lungo, sforzandosi di trattenere lâira. Poi disse:
«Non puoi essere convinta di questo. Certo, gli elementi che hai in mano lasciano supporre unâinfamia del genere, ma nonâŠÂ».
Sara si alzĂČ. «Va bene, Andrea. Grazie lo stesso, me ne vado.»
Il cieco sollevĂČ una mano di scatto. «No, maledizione. Tu non vai da nessuna parte. Non con questâidea in testa. Te lo proibisco.»
Con lentezza, Sara tornĂČ a sedersi. «Allora dimostrami che non Ăš cosĂŹ, Andrea. E io mi fiderĂČ di te. Ma ti prego, non omettere niente, perchĂ© altrimenti dubiterĂČ per sempre dellâamore e della vita che ho scelto.»
Andrea rimase immobile come una statua di cera, la mano ancora sollevata. Poi la abbassĂČ e sul suo volto, ormai libero dalla cortina dâimpenetrabilitĂ , Sara lesse lâincertezza e il dissidio interiore.
Alla fine, Catapano parlĂČ:
«Ho promesso di non dirti niente, Mora. Lâho promesso un giorno talmente lontano che adesso ignoro se quel giuramento sia ancora valido, e comunque la persona con la quale mi ero impegnato non câĂš piĂč. Se fosse ancora tra noi, lo persuaderei che tenerti allâoscuro Ăš un errore, perchĂ© certi dubbi sono peggio di una veritĂ dolorosa. E ti fanno soffrire nellâincertezza. La promessa mi fu estorta per impedire che tu lo giudicassi. Ma se ti lascio andare via cosĂŹ, per te sarĂ molto peggio. E lui non lâavrebbe voluto. Mai». Andrea sembrava rivolgersi piĂč a se stesso che a Sara. «PerciĂČ ora io non devo badare a quella promessa, ma allo scopo che aveva. Il tuo bene, Mora. Ed Ăš per il tuo bene che adesso saprai.» Prese un bicchiere dal tavolino e bevve un sorso dâacqua. «Ti racconto una storia, cosĂŹ mi illudo di non venire meno ai miei obblighi. Ti racconto la storia di un ragazzo brillante che credeva nello Stato, ma che non aveva rinunciato ai suoi ideali politici. Riteneva che ci fossero molti modi per migliorare il Paese, e che uno di questi fosse agire dallâinterno.»
«Che significa âdallâinternoâ?» domandĂČ Sara, sforzandosi di cogliere il senso di quelle frasi.
Come se non lâavesse sentita, Andrea continuĂČ:
«A quellâepoca, ai giovani di talento venivano offerte prospettive particolari. Venivano arruolati, messi alla prova in missioni difficili per valutarne la tempra e la fedeltĂ . Molti cedevano e rinunciavano, oppure sparivano nel nulla. Altri obbedivano senza chiedersi niente. Solo in pochi rimanevano coerenti con ciĂČ in cui credevano davvero e continuavano a perseguire intenti diversi da quelli dellâistituzione alla quale appartenevano. Il ragazzo di cui parliamo era tra questi».
«Andrea, mi stai dicendo cheâŠÂ»
«Era tanto tempo fa, Mora. E quel giovane non era come quelli di oggi, che tirano tardi la notte in un bar con una bottiglia di birra in mano. Lui non tollerava le diseguaglianze, e desiderava la giustizia. Pur essendo la piĂč promettente recluta del Servizio segreto militare, a un certo punto non resistette alla tentazione e commise un gravissimo errore.»
Sara ascoltava con il respiro corto. «Quale errore?» mormorĂČ.
«Lo sbaglio di cui allora poteva macchiarsi uno che ricopriva quella posizione. Indicare una strada invece di unâaltra. Era cosĂŹ abile e pronto, quel ragazzo. Ed era giĂ lâuomo che sarebbe stato. Aveva le stesse qualitĂ , la medesima acutezza. CosĂŹ alterĂČ la realtĂ . E un certo evento di cui erano responsabili alcuni fu attribuito ad altri. Di un colore diverso.»
«Ma ti stai riferendo a un atto terroristico? Che anno era?»
Catapano fece un gesto vago. «Questo non Ăš importante. Quello che conta, invece, Ăš che câera un magistrato, anche lui giovane e in gamba, e anche lui operava allâinterno delle istituzioni. Erano coetanei, condividevano gli stessi ideali ed erano legati da unâamicizia iniziata allâuniversitĂ , prima che imboccassero strade diverse. Per una casualitĂ imponderabile, il magistrato era tra gli inquirenti che indagavano su quel fatto e, in una fotografia sgranata, riconobbe un volto. Era tenace, raccolse prove, effettuĂČ riscontri, elaborĂČ collegamenti. E alla fine ipotizzĂČ un quadro attendibile.»
«Era Virgilio Maddalena. à cosÏ?»
Ancora una volta, Andrea la ignorĂČ. «Il magistrato cercĂČ il vecchio amico, e lo trovĂČ. Si videro a cena, come due che non si incontrano da tanto. Ragionavano nella stessa maniera, quindi non fu difficile intendersi.»
«Di cosa parlarono?»
Catapano si strinse nelle spalle. «ChissĂ , se anche fossi stato presente, forse non lo avrei capito. Di certo il ragazzo dei Servizi sparĂŹ dallâinchiesta sullâattentato. Come se non fosse mai esistito.»
La sera aveva lasciato spazio alla notte. I lampioni erano tutti accesi, ma Andrea non poteva saperlo.
«Invece io câero anni dopo, quando il magistrato ricompariva dal nulla attraverso un tipo bruno, con gli occhi neri e il naso lungo, che si presentĂČ dallâuomo che era stato un ragazzo di talento e aveva commesso un gravissimo errore. Lo venne a stanare in un posto che per i piĂč nemmeno esisteva. E io ero lĂŹ.»
Sara ripensĂČ al volto angosciato di Massi che si rivolgeva ad Antonino Lombardo. «Câero anchâio, e non ho capito niente.»
«Quando tornĂČ su dalla strada, lâuomo che un tempo aveva creduto di cambiare il Paese era sconvolto. Sentii chiudersi la porta del suo ufficio e intuii che era successo qualcosa d...