Il mondo islamico
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Il mondo islamico

Breve storia dal Cinquecento a oggi

Pier Giovanni Donini

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Breve storia dal Cinquecento a oggi

Pier Giovanni Donini

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Il racconto di Pier Giovanni Donini prende le mosse dal '500 e ci porta a scoprire che la fase della cosiddetta 'decadenza' Ăš stata per l'Islam tutt'altro che priva di vitalitĂ , mantenendosi esso a lungo in una posizione preminente tra le grandi potenze mondiali, prima di essere travolto dal crollo dell'Impero Ottomano e quindi ridestarsi, dopo la parentesi coloniale, ma segnato da contraddizioni e nodi irrisolti talmente gravidi di conseguenze da rendere quasi febbrile la nostra avida lettura di queste pagine cariche di storia. Paolo Branca, "Il Sole 24 Ore"

La storia moderna dell'Islam Ăš inseparabile da quella dell'espansione europea: ripercorrendone le fasi l'autore ci ricorda che la pretesa contrapposizione tra Islam e Occidente Ăš in primo luogo una divisione tra colonizzati e colonizzatori. Attento alle basi socio-economiche delle costruzioni politiche e culturali, Pier Giovanni Donini lascia un indispensabile antidoto contro i fantasmi delle guerre di religione o di civiltĂ , una sintesi storica di facile consultazione e un valido strumento di approfondimento. Samuela Pagani, "Le Monde diplomatique"

Chiara, densa di riflessioni e argomentazioni, questa storia sistematica dei musulmani, raccontata alla luce delle loro tradizioni e della loro evoluzione politica e sociale, Ăš uno strumento prezioso per avvicinare una realtĂ  spesso percepita come ostile.

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Informations

Éditeur
Editori Laterza
Année
2015
ISBN
9788858120866
Sujet
History
Sous-sujet
Modern History

I. Le terre dei musulmani
all’inizio del XVI secolo

1. Panorama generale

1.1. La situazione al momento della conquista di Bisanzio

Si Ăš giĂ  visto come la conquista di Bisanzio, che dal punto di vista dell’Europa cristiana appare come un evento epocale e quasi incredibilmente traumatico, rivesta importanza tutto sommato secondaria nella storia degli Ottomani – dal nome del fondatore della dinastia, ‘Uthman (Othman o Osman, m. 1326) – i quali nel 1453 si erano giĂ  saldamente insediati nei Balcani con una serie di campagne che avevano lasciato intatta la «seconda Roma», quella capitale dei Rum, i «Romani», che venne colta come un frutto ormai maturo quando il suo potere si era sgretolato, e il suo impero ridotto a poco piĂč del perimetro delle sue mura. Ancora minore fu l’importanza dell’evento per il mondo musulmano nel suo complesso, in quanto non direttamente coinvolto nelle imprese degli Ottomani che di quel mondo erano una parte: ragguardevole, ma solo una parte.
Nel 1453 – e nei decenni immediatamente successivi – il mondo musulmano si estendeva dai bordi piĂč meridionali della penisola iberica fino agli arcipelaghi dell’Asia sud-orientale. In Spagna resisteva ancora l’ultimo emirato musulmano (per poco: Granada cadrĂ  nel 1492). Nell’attuale Marocco la dinastia dei Wattasidi regnava su Fez e dintorni, mentre gran parte del paese era in mano a confraternite di mistici, e le coste subivano in maniera crescente l’insidia dei Portoghesi, presenti a Ceuta fin dal 1415. PiĂč a est, gli ‘Abdalwadidi erano insediati a Tlemcen (Tilimsan), in quella che oggi Ăš l’Algeria occidentale, e gli Hafsidi a Tunisi. La Libia, che piĂč delle altre regioni nordafricane aveva subĂŹto le conseguenze delle invasioni hilaliane dell’XI secolo1, manteneva soltanto a Tripoli e nelle altre cittĂ  fortificate della costa, specialmente in Cirenaica, tracce di societĂ  organizzata; Tripoli dipendeva da Tunisi, contro la cui dominazione gli abitanti si ribellarono verso il 1490 e, in seguito a vicende di non facile interpretazione, finirono col consegnare la cittĂ  agli Spagnoli nel 1510, dopo un sanguinoso assedio (Rossi 1968, 95-96). L’Egitto dei Mamelucchi, benchĂ© in declino e alla vigilia del crollo definitivo per mano ottomana, era ancora, nei primi anni del secolo XVI, una potenza in grado di sconfiggere in qualche scontro i Portoghesi, da poco apparsi nell’Oceano Indiano a minacciare i traffici che per secoli avevano assicurato la prosperitĂ  di Alessandria e Venezia. Il dominio dell’Egitto mamelucco si estendeva anche sulla Siria, mentre le coste della Cilicia erano state conquistate dagli Ottomani fin dalla guerra del 1485-1491.
Sulla sponda europea del Mediterraneo erano già in mano ottomana le coste della Tracia e della Morea, conquistata intorno al 1460, con l’eccezione dei forti di Nauplia, Modon e Coron ancora tenuti da Venezia; la guerra del 1463-1479 costrinse poi la Serenissima a rinunciare a quelle basi, e anche alle proprie piazzeforti in Albania. Nel 1480 gli Ottomani, sbarcati a Taranto, sembravano sul punto di conquistare l’Italia: minaccia accantonata soltanto dalla morte del loro sultano Mehmet II nell’anno successivo.
Con la conquista di Bisanzio, dunque, la potenza egemone del Vicino Oriente, o dell’area gravitante sul Mediterraneo, Ăš l’impero ottomano, ultima incarnazione di una serie di formazioni statuali di origine turca di cui, risalendo indietro nel tempo, si puĂČ riconoscere l’antenato nell’impero degli Unni: nella misura in cui sia lecito applicare la definizione di «impero» alle «grandi formazioni necessariamente labili il cui elemento essenziale si trova nelle tribĂč nomadi» (Cahen 1969, 282). Tutt’altro che labile sarĂ , invece, l’impero fondato dalla dinastia di Othman.
L’elemento nuovo, a cavallo tra il XV e il XVI secolo, Ăš proprio la nascita di grandi imperi nel nucleo centrale, come viene talvolta definito (Hodgson 1974, 12), delle terre abitate dai musulmani. Si tratta di centralitĂ  non in senso geografico, giacchĂ© gli imperi degli Ottomani, dei Safavidi in Persia e dei Timuridi in India, sono tutti piuttosto occidentali rispetto all’estensione complessiva di un mondo islamico esteso dall’Atlantico al Pacifico, bensĂŹ in senso storico-culturale, visto che le tre dinastie citate incarnano le componenti non arabe piĂč antiche, numerose ed influenti della storia islamica. Sarebbe forse piĂč giusto parlare di «nucleo compatto», partendo dalla piĂč vistosa caratteristica della distribuzione attuale dei musulmani del mondo, che si puĂČ immediatamente percepire esaminandone la rappresentazione cartografica. I musulmani di oggi, la cui distribuzione geografica Ăš ovviamente legata alle vicende storiche, sono infatti ripartiti in due grandi insiemi: un nucleo compatto e una serie di frange minori (e, il piĂč delle volte, relativamente isolate) di comunitĂ  musulmane periferiche. Del nucleo compatto fanno parte oggi gli Stati arabi dell’Asia e dell’Africa, dove l’IslĂ m Ăš nato e si Ăš inizialmente affermato, nonchĂ© l’Iran e la Turchia, attuali sedi principali delle popolazioni e delle culture non arabe che alla diffusione dell’IslĂ m hanno dato il maggiore contributo. In questo nucleo rientrano anche regioni confinanti con gli Stati appena citati, in cui la prima espansione islamica fu relativamente facile e rapida, anche se talvolta piuttosto superficiale: si tratta di qualche paese non arabo dell’Africa ai margini del Sahara, dell’Afghanistan e del Pakistan, nonchĂ© di alcune repubbliche dell’ex-Unione Sovietica. L’esistenza di questo nucleo compatto fa sĂŹ che un musulmano possa viaggiare dalla Guinea alla Cina occidentale, da Tangeri a Lahore, da Kazan’ a Khartum, percorrendo esclusivamente territori abitati da massicce maggioranze di suoi confratelli nella fede. CiĂČ non gli sarebbe possibile se volesse andare per esempio in Indonesia, il paese numericamente piĂč importante della frangia musulmana esterna e dell’intero mondo islamico2. Gli toccherebbe infatti passare per paesi in cui i musulmani sono in minoranza: minoranza numericamente e storicamente rilevante come in India, o di formazione piĂč recente come in Birmania.
Tabella 1. Minoranze musulmane nel mondo (2001; in ordine decrescente di grandezza stimata)
Stato
Popolazione totale (in milioni)
Di cui musulmani (%)
India
1.025,1
12
Cina
1.285,0
2-3
Etiopia
64,5
45-50
Tanzania
36,0
35
Malesia
23,76
60,4
Costa d’Avorio
16,3
27
Russia
144,7
7,5
Ghana
19,7
30
Stati Uniti d’America
285,9
5
Congo, repubblica democratica
52,5
10
Filippine
77,1
5
Thailandia
63,6
3,8
Francia
59,5
3
Germania
82,1
1,7
Kenya
31,3
7
Birmania
41,9
4
Sri Lanka
19,1
7
Bosnia
4,1
40
Gran Bretagna
59,5
1,6
Bulgaria
7,9
13
Madagascar
16,4
7
Zambia
10,6
24
Sudafrica
43,8
2
Nepal
23,6
3,8
Liberia
3,1
20
Togo
4,7
12
Italia
57,5
0,5
Olanda
15,9
4,4
Repubblica Centroafricana
3,8
15
Singapore
4,1
14
Argentina
37,5
0,4
Brasile
172,6
0,4
Belgio
10,3
0,3
Cambogia
13,4
0,3
Spagna
39,9
0,3
Canada
31,0
0,3
Malawi
11,6
20
Australia
23,1
0,2
Mauritius
1,2
16,6
Grecia
10,6
1,3
Ruanda
7,9
1,9
Mongolia
2,6
0,1
Burundi
6,5
10
Trinidad e Tobago
1,3
5,8
Cipro
0,8
18
Georgia
5,2
11
Gibilterra
0,027
6,9
Macedonia
2,0
30
Croazia
4,7
1,2
Eritrea
3,8
70
Slovenia
2,0
1
Yugoslavia
10,5
19
Zimbabwe
12,9
1
Danimarca
5,3
2
Congo repubblica
3,1
2
Israele
6,2
14,6
Fonte: Donini 2002, 40-41.
Tabella 2. Principali comunitĂ  musulmane in ordine decrescente di grandezza stimata
Stato
Popolazione totale (in milioni)
Proiezione per il 2050, (in milioni)
Tasso di crescita 2000-2005 (%)
Percentuale di Musulmani
Indonesia
214,8
311,3
1,2
88
India
1.025,1
1.572,1
1,5
12
Pakistan
145,0
344,2
2,5
97
Bangladesh
140,4
265,4
2,1
83
Iran
71,4
121,4
1,4
89 sciiti, 10 sunniti
Turchia
67,6
98,8
1,3
99,8
Egitto
69,1
113,8
1,7
94
Nigeria
116,9
278,8
2,6
50
Cina
1.285,0
1.462,1
0,7
2 – 3
Algeria
30,8
51,2
1,8
99
Marocco
30,4
50,4
1,8
98,7
Etiopia
64,5
186,5
2,4
45 – 50
Afghanistan
22,5
72,3
3,7
84 sunniti, 15 sciiti
Sudan
31,8
63,5
2,3
70
Iraq
23,6
53,6
2,7
97
Arabia Saudita
21,0
59,7
3,1
100
Uzbekistan
25,3
40,5
1,4
88
Siria
16,6
36,3
2,5
74
Tanzania
36,0
82,7
2,3
35
Malesia
22,6
37,8
1,7
60,4
Fonte: Donini 2002, 34.
L’esistenza di un nucleo compatto di paesi musulmani, privo di contatto continuo e diretto – almeno durante una parte della storia – con quella frangia periferica di comunità islamiche (vuoi maggioritarie come in Bangladesh, vuoi minoritarie come nelle Filippine) che si estende dal Pacifico fino all’Africa subsahariana, discende naturalmente dai modi in cui si ù realizzata, fin dai primi secoli, l’espansione dell’Islàm. Questa caratteristica geografica ci ricorda che l’Islàm si ù diffuso in due modi: da una parte mediante la ...

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