Detto non detto
eBook - ePub

Detto non detto

Le forme della comunicazione implicita

Marina SbisĂ 

Partager le livre
  1. 220 pages
  2. Italian
  3. ePUB (adapté aux mobiles)
  4. Disponible sur iOS et Android
eBook - ePub

Detto non detto

Le forme della comunicazione implicita

Marina SbisĂ 

DĂ©tails du livre
Aperçu du livre
Table des matiĂšres
Citations

À propos de ce livre

«Studiare i presupposti e i sottintesi, essere in grado di riconoscerli, stanarli, formularli esplicitamente Ăš aumentare la nostra capacitĂ  di comprendere tesi. È inoltre aumentare la nostra capacitĂ  di usarli per apprendere le informazioni che ci danno ma anche per metterli in discussione. Infine Ăš aumentare il nostro controllo sulla nostra stessa comprensione, ricondurla a delle regole, perchĂ© il riconoscimento di impliciti puĂČ e deve essere motivato.»

Foire aux questions

Comment puis-je résilier mon abonnement ?
Il vous suffit de vous rendre dans la section compte dans paramĂštres et de cliquer sur « RĂ©silier l’abonnement ». C’est aussi simple que cela ! Une fois que vous aurez rĂ©siliĂ© votre abonnement, il restera actif pour le reste de la pĂ©riode pour laquelle vous avez payĂ©. DĂ©couvrez-en plus ici.
Puis-je / comment puis-je télécharger des livres ?
Pour le moment, tous nos livres en format ePub adaptĂ©s aux mobiles peuvent ĂȘtre tĂ©lĂ©chargĂ©s via l’application. La plupart de nos PDF sont Ă©galement disponibles en tĂ©lĂ©chargement et les autres seront tĂ©lĂ©chargeables trĂšs prochainement. DĂ©couvrez-en plus ici.
Quelle est la différence entre les formules tarifaires ?
Les deux abonnements vous donnent un accĂšs complet Ă  la bibliothĂšque et Ă  toutes les fonctionnalitĂ©s de Perlego. Les seules diffĂ©rences sont les tarifs ainsi que la pĂ©riode d’abonnement : avec l’abonnement annuel, vous Ă©conomiserez environ 30 % par rapport Ă  12 mois d’abonnement mensuel.
Qu’est-ce que Perlego ?
Nous sommes un service d’abonnement Ă  des ouvrages universitaires en ligne, oĂč vous pouvez accĂ©der Ă  toute une bibliothĂšque pour un prix infĂ©rieur Ă  celui d’un seul livre par mois. Avec plus d’un million de livres sur plus de 1 000 sujets, nous avons ce qu’il vous faut ! DĂ©couvrez-en plus ici.
Prenez-vous en charge la synthÚse vocale ?
Recherchez le symbole Écouter sur votre prochain livre pour voir si vous pouvez l’écouter. L’outil Écouter lit le texte Ă  haute voix pour vous, en surlignant le passage qui est en cours de lecture. Vous pouvez le mettre sur pause, l’accĂ©lĂ©rer ou le ralentir. DĂ©couvrez-en plus ici.
Est-ce que Detto non detto est un PDF/ePUB en ligne ?
Oui, vous pouvez accĂ©der Ă  Detto non detto par Marina SbisĂ  en format PDF et/ou ePUB ainsi qu’à d’autres livres populaires dans Philosophy et Language in Philosophy. Nous disposons de plus d’un million d’ouvrages Ă  dĂ©couvrir dans notre catalogue.

Informations

Éditeur
Editori Laterza
Année
2015
ISBN
9788858122549

1.
La presupposizione

Cominceremo la nostra esplorazione delle forme di comunicazione implicita dalla presupposizione, cioĂš da quegli impliciti la cui veritĂ  viene data per scontata da chi accetta come appropriato il proferimento di un certo enunciato. PresenterĂČ la nozione di presupposizione ripercorrendone brevemente la storia, poichĂ© le diverse interpretazioni che tale fenomeno ha ricevuto gettano luce su diversi suoi aspetti.

1. Presupposizione e riferimento

La presupposizione, nel senso filosofico-linguistico che qui ci interessa, fa la sua comparsa nel saggio di Gottlob Frege Über Sinn und Bedeutung del 18921. Discutendo l’enunciato complesso
(1) Colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti morì in miseria
Frege nota che il suo senso, complessivamente considerato, sembra includere, oltre al pensiero che comunque l’enunciato esprime, anche un altro pensiero esprimibile come
(1a) Ci fu uno che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti.
Ma qual ù l’esatta relazione fra questi due enunciati? Il senso dell’uno fa parte del senso dell’altro, oppure i loro sensi sono associati fra loro, pur restando distinti? Frege scarta l’idea che il senso di (1a) faccia parte del senso di (1) per un motivo preciso: se vogliamo negare (1), quello che diciamo ù di solito
(2) Colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti non morì in miseria
mentre se (1) comprendesse nel suo senso anche (1a), negare (1a) sarebbe a sua volta un modo per negare (1), e per negare veramente e completamente (1) dovremmo dire:
(2a) Colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti non morì in miseria, oppure non vi ù un individuo che abbia scoperto la forma ellittica dell’orbita dei pianeti.
Ma non lo facciamo. Frege nota invece che (1) puĂČ avere un valore di veritĂ , cioĂš essere vero o falso, solo se il sintagma nominale
(1b) Colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti
indica o denota effettivamente un oggetto (Keplero), e cioĂš se (1a) Ăš vero. Viceversa, se (1a) fosse falso, (1b) non denoterebbe un oggetto, e l’enunciato (1) non potrebbe essere nĂ© vero nĂ© falso. I due enunciati (1) e (1a) hanno insomma sensi o contenuti comunicativi fra loro distinti, ma sono associati fra loro dal fatto che la veritĂ  dell’uno Ăš condizione necessaria sia della veritĂ  che della falsitĂ  dell’altro2.
A guardar bene, lo stesso avviene per qualunque enunciato contenente descrizioni definite («la matrigna di Biancaneve», «il Presidente della Repubblica Italiana», «la signora con il vestito giallo»), o anche semplicemente nomi propri («Andrea», «Keplero»): quando si afferma qualcosa, Ú sempre implicita la presupposizione che tali espressioni abbiano una denotazione, cioÚ che indichino oggetti esistenti. Se riformuliamo (1) come
(3) Keplero morĂŹ in miseria
non ci siamo perciĂČ liberati dal presupporre qualcosa, anche se qui la presupposizione non consiste piĂč nell’enunciato (1a) ma in
(3a) Il nome «Keplero» designa un oggetto
o forse, potremmo dire noi,
(3b) Keplero Ăš veramente esistito3
Tuttavia, se si accetta tutto questo si deve anche ammettere che il nostro linguaggio possa produrre enunciati che, pure apparentemente sensati, sono nĂ© veri nĂ© falsi. Molto sarebbe da dire, o da ricordare, su perchĂ© questo rischio spaventi tanto la maggior parte dei logici. Frege si preoccupa di trovare espedienti per esorcizzarlo nel linguaggio delle scienze, ma sulla sua viva presenza nel linguaggio quotidiano si limita a ironizzare, citando l’espressione a suo avviso demagogica «la volontĂ  del popolo». PiĂč drastici provvedimenti saranno presi circa un decennio piĂč tardi da Bertrand Russell.
Russell non accettĂČ la nozione di presupposizione nĂ© l’idea che certi enunciati possano risultare nĂ© veri nĂ© falsi, e diede una nuova analisi dei sintagmi nominali definiti4. Nella sua prospettiva, non sarebbe controintuitivo ritenere che la forma corretta e completa della negazione di
(1) Colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti morì in miseria
sia
(2a) Colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti non morì in miseria, oppure non vi ù un individuo che abbia scoperto la forma ellittica dell’orbita dei pianeti
o almeno non Ăš importante che possa apparire controintuitivo. Anzi, questa Ăš davvero la forma corretta e completa delle negazioni di enunciati che contengono sintagmi nominali definiti dotati di contenuto descrittivo, e riflette un’ambiguitĂ  dell’ambito d’applicazione della negazione che regolarmente si presenta in tali enunciati. Infatti puĂČ darsi che la negazione di (1) serva a negare soltanto che un certo individuo sia morto in miseria, il che Ăš ciĂČ che normalmente formuliamo come
(2) Colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti non morì in miseria
ma anche che serva a negare complessivamente tutto l’enunciato (1) e con ciĂČ sia equivalente a:
(2b) Non ù vero che colui che scoprì la forma ellittica dell’orbita dei pianeti morì in miseria.
In quest’ultimo caso, per rendere vera la negazione di (1) ù sufficiente che nessuno abbia mai scoperto che i pianeti hanno un’orbita ellittica: quando (1a) ù falso, anche (1) ù falso.
Per Russell, quindi, ciĂČ che (1a) afferma Ăš parte di ciĂČ che afferma (1). Chi afferma (1), infatti, fa in realtĂ  le seguenti tre affermazioni congiunte:
(1d) Esiste un individuo tale che ha scoperto l’orbita ellittica dei pianeti, se un individuo ha scoperto l’orbita ellittica dei pianeti allora coincide con quest’individuo, e qualcuno (da identificare con quest’individuo) ù morto in miseria.
Trattandosi di tre affermazioni connesse da un operatore logico di congiunzione, Ăš sufficiente che una delle tre sia falsa perchĂ© l’insieme risulti falso. E il rapporto fra l’enunciato intero e ciascuna delle affermazioni componenti la sua analisi risulta non di presupposizione, ma di implicazione logica.
Fra l’idea che le descrizioni definite siano attivatori presupposizionali e l’analisi russelliana c’ù, nonostante le apparenze, un terreno comune. La seconda infatti offre, anche a chi preferisca la prima, una regola semplice per esplicitare in frasi indipendenti le presupposizioni della descrizione definita contenuta nell’enunciato da analizzare. D’altra parte, proprio su questa base ambedue le analisi possono essere criticate. Se qualcuno dice:
(4) La porta Ăš aperta
puĂČ dire qualcosa di comprensibile e di vero anche se non Ăš affatto vero che esista al mondo una e una sola porta, cioĂš anche se il contenuto descrittivo del sintagma nominale definito «la porta» non Ăš sufficiente a individuare l’oggetto cui il parlante intende riferirsi e anzi, perlomeno riguardo alla condizione di unicitĂ , Ăš falso di tale oggetto. Ma quante descrizioni definite d’uso corrente sono in questa stessa situazione? Quante, per giunta, sono anche inesatte? Pensiamo al caso di «la signora vestita in giallo» in
(5) La signora vestita in giallo Ăš una spia.
La descrizione definita qui serve a far sĂŹ che l’interlocutore identifichi una certa signora e puĂČ essere efficace dal punto di vista comunicativo anche se, poniamo, non Ăš vero che la signora in questione indossa un vestito giallo (potrebbe essere beige, o nocciola, ma dire che Ăš giallo consente ugualmente di identificare la signora che interessa). Secondo una distinzione proposta da Keith Donnellan5, abbiamo qui a che fare con un uso «referenziale» anzichĂ© «attributivo» della descrizione definita: non si individua l’unico oggetto dotato della caratteristica predicata dalla descrizione (qualunque esso sia), ma si fa riferimento a un oggetto dato, indipendentemente dal suo essere veramente l’unico oggetto dotato della caratteristica predicata dalla descrizione, e persino dal suo essere affatto dotato di tale caratteristica. Nel caso delle descrizioni definite con uso referenziale, le implicazioni o presupposizioni d’esistenza e di unicitĂ  che secondo Russell e rispettivamente secondo Frege sarebbero associate all’enunciato semplicemente non si danno: ambedue le analisi sarebbero perciĂČ difettose.
A mio avviso, l’analisi presupposizionale esce piĂč facilmente di quella russelliana dall’obiezione di Donnellan. Anzitutto, la struttura dell’enunciato puĂČ rimanere quella soggetto-predicato (mentre la struttura assegnata all’enunciato dall’analisi russelliana Ăš incompatibile con gli usi referenziali). In secondo luogo, si puĂČ sostenere che negli usi referenziali la presupposizione d’esistenza non cessa di darsi, ma si sposta, diventando piĂč generica. Se ogni nome proprio comunica la presupposizione dell’esistenza dell’oggetto designato, anche gli usi referenziali di una descrizione definita comunicano che esiste un certo oggetto o individuo, e in particolare un oggetto o individuo di un certo tipo pertinente. Infine, la presupposizione di unicitĂ  puĂČ ragionevolmente essere riformulata come presupposizione di unicitĂ  nel dominio di oggetti pertinente all’occasione in cui l’enunciato Ăš usato: non interessa quante porte ci sono al mondo quando nella stanza di cui stiamo parlando ce n’ù una sola oppure quando stiamo parlando di una porta d’ingresso e di una casa che ne ha una sola. Del resto questo vale anche per i nomi propri: per quanti «Andrea» conosciate, quello di cui comunicate la presupposizione d’esistenza dicendo «Andrea» Ăš l’Andrea contestualmente saliente.

2. Presupposizione e atto linguistico

Si deve a Peter F. Strawson, nel quadro della filosofia del linguaggio ordinario, un rilancio della nozione fregeana di presupposizione6. Strawson obietta a Russell di non considerare la dimensione dell’uso dell’enunciato, a cui solo appartiene il riferimento, e in cui solo, di conseguenza, diventano rilevanti le presupposizioni d’esistenza. Per Strawson, ù solo nell’uso che un’enunciato diventa valutabile come vero o falso, e possono esserci usi in cui non riesce ad essere tale, casi in cui la questione della verità o falsità non si pone. Tali sono i casi in cui la presupposizion...

Table des matiĂšres