âLâAmerica Ăš un piano inclinato a ovest: tutto scorre verso la Californiaâ
FRANK LLOYD WRIGHT
06
CALIFORNIA DREAMINâ
PSICHEDELIA
Il suono della West Coast
MONTEREY, CALIFORNIA, 18 giugno 1967. Nel backstage del festival, Jimi Hendrix Ăš accovacciato di fianco alla sua Fender Stratocaster: sembra in raccoglimento. Ha appena terminato di dipingere la chitarra con le sue mani.
Chi lo osserva da vicino giura che somigli a un guerriero Navajo, pronto al grande sacrificio. Quando sale sul palco, Hendrix incanta appassionati e addetti ai lavori, colleghi musicisti o semplici inservienti: lui Ăš il nuovo dio del rock capace di âinfuocareâ qualsiasi performance. CosĂŹ, verso la fine del set (mentre sta eseguendo una personalissima, travolgente, passionale cover di Wild Thing) Jimi si sfila la chitarra, la depone sul pavimento e ci si china sopra. Il feedback lacerante, provocato dal sapiente uso della leva del tremolo, crea negli astanti unâatmosfera inquietante. Hendrix usa la chitarra come fosse la sua compagna di giochi erotici tanto che lâamplesso diventa (letteralmente) incendiario. Da una tasca dei pantaloni estrae una bottiglietta di benzina che versa a profusione sul solid body della sua Strato per poi dargli fuoco con un accendino: il pubblico Ăš in delirio, gli operatori sbavano, gli altri musicisti muoiono dâinvidia. A Monterey, non si certifica soltanto il talento di Jimi Hendrix o quello altrettanto sublime di Janis Joplin. Il primo festival rock della storia apre la stagione piĂč luminosa della âmusica che ha cambiato il mondoâ, celebra una nuova forma artistica e culturale chiamata psichedelia e sdogana nuove, rivoluzionarie concezioni di vita.
Il tutto si sviluppa nello stato piĂč dorato dâAmerica, la California.
âQuando sono in California mi scordo di pregare; ho la sensazione di trovarmi giĂ in paradisoâ
BILL GRAHAM
LA TERRA PROMESSA
Il mito californiano, la vita da spiaggia e la moda del surf. Il suono delle onde e la chitarra di Dick Dale fanno innamorare i giovani degli anni Sessanta prima della leggenda dei Beach Boys e del âsognoâ dei The Mamas & The Papas.
Frank Lloyd Wright, il celebre architetto, una volta ha detto che gli Stati Uniti sono come un grande piano inclinato: tutto scivola verso ovest, verso la California.
Sin dai tempi in cui i primi pionieri, affrontando la calura dei deserti e il gelo delle Montagne Rocciose, combattendo contro tribĂč di orgogliosi nativi e gang di spietati fuorilegge, sono riusciti a raggiungere quei territori meravigliosi, la California Ăš entrata nellâimmaginario collettivo come uno dei paradisi piĂč ambiti del pianeta Terra. Da quando, poi, a metĂ Ottocento, proprio da quelle parti Ăš scoppiata la febbre della âcorsa allâoroâ destinata a trasformare radicalmente storia e civiltĂ nordamericane, quella regione Ăš stata ribattezzata il Golden State, in senso figurato e non. LĂŹ, tra boschi rigogliosi, picchi innevati e spiagge fantastiche, câĂš tutto quello che un essere umano puĂČ desiderare. Inclusi incendi devastanti e terremoti potenti causati dalla famigerata faglia di SantâAndrea, che percorre il territorio da nord a sud e che, si dice, un giorno darĂ origine al temutissimo Big One, il gigantesco sisma che spaccherĂ in due la regione facendo sprofondare nellâOceano Pacifico la parte costiera che ospita le tre cittĂ principali, San Francisco, Los Angeles e San Diego. Eppure chi ci abita non pare preoccuparsene piĂč di tanto. Anche perchĂ© ha scelto con gioia, consapevolezza e un pizzico dâorgoglio di starci anche quando, come la maggioranza di chi ci vive, lĂŹ non Ăš nato.
Se, per molti, il Golden State Ăš associato a Hollywood e al suo incantato mondo di celluloide, a Disneyland, alla Silicon Valley e alle nuove frontiere della comunicazione, per lâappassionato di musica la California Ăš una âterra promessaâ. La musica Ăš parte integrante della cultura californiana nonchĂ© elemento indispensabile per capirla e apprezzarla nella sua essenza piĂč pura. Varia, originale, eccentrica, introspettiva, romantica, ribelle, la musica californiana ha saputo incarnare, nelle sue diverse espressioni, una gamma vastissima di emozioni, stati dâanimo, attitudini.
Dick Dale
Nei primissimi anni Sessanta, nella Southern California (che va da Los Angeles a San Diego) câĂš una musica che coglie alla perfezione lo spirito di quei luoghi da cartolina. Le grandi onde dellâoceano, evocate da decine di film, e la vita da spiaggia sono elementi di ispirazione per un nuovo genere strumentale mutuato dal rockabilly di Link Wray e Duane Eddy. A inventarlo Ăš un certo Dick Dale che con la sua chitarra imita lâandamento delle onde marine emulando lo spirito di cavalcate epiche sulle tavole da surf, sport originario delle isole polinesiane ma importato nella West Coast da Henry Huntington. Magnate dellâindustria ferroviaria, Huntington cercava idee per promuovere la costa californiana in cui aveva effettuato investimenti importanti, e quelle strane tavole che volavano sulle onde delle Hawaii gli erano piaciute subito.
«Il mio ruolo nei Mamas & Papas? Dovevo soltanto cantare»
(MAMA) CASS ELLIOT
Nel giro di qualche anno il surf impazza tra i giovani californiani mentre, grazie a una chitarra costruita appositamente per lui da Leo Fender, Dale sperimenta nuove accordature e sonoritĂ inedite. Ma sono il suo personalissimo fraseggio e soprattutto lâuso particolare del riverbero (effetto che simula il glissando sulle corde e che fa suonare in modo quasi infinito ogni singola nota) a caratterizzarne lo stile. Il suo primo singolo Letâs Go Trippinâ (1961) Ăš un successo e i suoi concerti diventano una vera e propria attrazione per il pubblico di tutta la California. Ogni fine settimana locali come il Rendez-Vous Ballroom di Balboa si riempiono fino allâinverosimile per ascoltare la surf music di Dick Dale e dei suoi Del-Tones. La âsurfmaniaâ favorisce lâapertura di nuovi locali e la cittĂ di Pasadena, subissata dalle richieste, mette addirittura a disposizione il suo Civic Auditorium per un intero mese di concerti.
Dick Dale incide una quindicina di album e apre la strada a una miriade di gruppi che, Ăš proprio il caso di dirlo, cavalcano lâonda della surf music con la possibilitĂ di rileggere (in chiave strumentale) alcuni classici dellâepoca.
Il surf Ăš musica per adolescenti o per chi, proprio come descritto in American Graffiti, lâepocale film di George Lucas, adora guidare auto decapottabili e sfrecciare ad alta velocitĂ sui boulevard losangelini con la radio a tutto volume.
I giovani, ancora legati al Sogno Americano, abbracciano il nuovo stile di vita lasciando i coetanei meno abbienti a piangere sulle ceneri del rock ânâ roll. La surf music, sinonimo di disimpegno sociale, Ăš una vittoria annunciata anche per lo show business che riesce finalmente a far soldi senza dover sopportare il fardello della trasgressione e della protesta. Lâadolescente medio puĂČ nuovamente riversare la sua attenzione su figure rassicuranti, sportive, di bellâaspetto e con finalitĂ morali condivisibili. In realtĂ , anche le star della surf music sono preda di ansie, debolezze e vizi come dimostrato dalla saga dei Beach Boys. La band, formata dai fratelli Wilson (Brian, Dennis e Carl), Ăš di Hawthorne, cittadina nei pressi di Los Angeles, famosa per aver dato i natali a Marilyn Monroe e alla bambola Barbie: la Mattel, azienda di giocattoli che produce la fortunata biondina di plastica, ha infatti sede proprio lĂŹ.
Brian, il piĂč grande e il piĂč artisticamente dotato dei tre, cresce ascoltando la musica di gruppi vocali come Four Freshmen e Hi-Loâs. In particolare, di questi ultimi impara tutte le canzoni che insegna ai fratelli, al cugino Mike Love e allâamico Alan Jardine, che costituiscono la line-up originale del gruppo. Ă Murry Wilson, il padre dei ragazzi, a spingerli verso la carriera professionale. Il suo ruolo (manager, ma soprattutto padre-padrone) risulta controverso: câĂš chi afferma che senza di lui non ci sarebbero mai stati i Beach Boys, câĂš chi lo accusa di comportamenti violenti nei confronti dei figli. Pare che una bastonata di Murry inferta al primogenito sarebbe la vera causa della lesione allâorecchio destro di Brian con conseguente perdita dellâudito.
Beach Boys
Nel dicembre del 1961 esce Surfinâ, il primo singolo. Allora, i fratelli Wilson si facevano ancora chiamare The Pendletons ma, prima di pubblicare il 45 giri, i discografici cambiano il nome del gruppo in The Beach Boys, piĂč adatto alla nuova moda surf. Inizia cosĂŹ la grande epopea di una band capace di trasmettere in modo suggestivo il fascino del sud della California con brani che, pur basati su strutture armonicamente complesse, risultano divertenti, orecchiabili ed efficacissimi.
LâabilitĂ compositiva di Brian Wilson e le doti vocali dei membri del gruppo permettono loro di andare in vetta alle classifiche con il secondo album, Surfin U.S.A. (1963), che segue il debutto di Surfinâ Safari (1962). Quando poi Brian Wilson scrive e produce Surf City (per Jan And Dean, che diventa numero uno) il gioco Ăš fatto. Stregato da Be My Baby delle Ronettes e affascinato dal wall of sound di Phil Spector, Wilson comincia a sperimentare altri arrangiamenti. La band, che nel frattempo ha messo a segno successi come Surfer Girl, Little Deuce Coupe e I Get Around, nel 1964 riesce a fronteggiare persino lâinvasione dei gruppi britannici, Beatles su tutti. Stimolato dal confronto con la band di Lennon e McCartney (in particolare, Brian Ăš un ammiratore del secon...