Fascisti della parola
Vittorio Feltri
- 204 pages
- Italian
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Fascisti della parola
Vittorio Feltri
Ă propos de ce livre
Con le parole si puĂČ giocare, ma non si scherza. Sono roba seria. Infatti, uno dei primi segni di un potere totalitario e liberticida Ăš proprio il controllo del linguaggio. L'imposizione della censura di alcuni termini non Ăš pratica che riguarda il passato, anzi, Ăš piĂč attuale che mai. PiĂč andiamo avanti e piĂč regrediamo in questo ambito. PiĂč diventiamo moralistici, smarrendo tuttavia morale ed etica, piĂč ci concentriamo sull'uso di determinati vocaboli, facendone una malattia. CosĂŹ si Ăš data vita alla battaglia piĂč stupida, vana, insulsa e folle della nostra storia: quella al dizionario. Oggi non si puĂČ piĂč dire "negro" al negro nĂ© si puĂČ piĂč dire "zingaro", "rom" o "nomade". Non si puĂČ dire che uno Ăš "cieco", semmai Ăš un "non vedente". Non si puĂČ dire "sordo", al massimo "audioleso". Non si puĂČ dire "spazzino", ma solo "operatore ecologico". Non si puĂČ dire "bidella", ma solamente "operatrice scolastica". Non si puĂČ dare del terrone al terrone mentre Ăš corretto dare del polentone a un polentone. E guai a dire "frocio" o "finocchio", a meno che tu stesso non sia omosessuale, in tal caso diventa lecito. Per non parlare della repulsione diffusa nei confronti dei sostantivi maschili. Se aggiungi 'astina alla vocale "o", se declini tutto al femminile, allora sei una bella persona, altrimenti vieni etichettato quale maschilista tossico e pure farabutto. Il politicamente corretto applicato al linguaggio secondo Feltri Ăš il male del secolo, ed Ăš giunto il momento di dire basta, di tornare a parlare come mangiamo.