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Lavoro, carriera e nuovi clienti

Cristiano Carriero, Luca Conti

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  1. 224 pagine
  2. Italian
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Lavoro, carriera e nuovi clienti

Cristiano Carriero, Luca Conti

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LinkedIn è il business social network pensato per amplificare e capitalizzare il patrimonio di relazioni professionali accumulato in mesi o anni di lavoro. È la piattaforma ideale per fare carriera, trovare un'occupazione più soddisfacente, coltivare relazioni con un obiettivo chiaro: sviluppare il vostro network di contatti, in chiave professionale. Dal suo lancio nel 2002, ha da tempo superato 500 milioni di utenti in tutto il mondo. Di questi, più di 11 milioni vivono in Italia. Questo libro è pensato per dare un supporto pratico all'uso di un social network che oggi è sempre di più un luogo di confronto professionale, formazione, personal branding. Creare contenuti di qualità diventa strategico, al pari di avere un profilo sempre aggiornato, per mostrare giorno dopo giorno le vostre competenze. Grazie alla possibilità di condividere contenuti visivi, post e informazioni mirate, LinkedIn è uno strumento perfetto per la vostra strategia di marketing e per trovare nuovi clienti, oltre che per posizionarvi come desiderate. Non si tratta più di 'trovare' un lavoro, ma di valorizzare le vostre competenze. Perché essere impiegabili è meglio che essere impiegati.

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Informazioni

Editore
Hoepli
Anno
2019
ISBN
9788820390082
Parte II
LinkedIn per le aziende
Capitolo 6
L’importanza di LinkedIn per le aziende
LinkedIn, la più popolare rete professionale online, ha festeggiato nel 2018 il suo 15° anniversario di attività con la notizia di aver raggiunto gli oltre 500 milioni di utenti a livello globale, di cui oltre 11 solo in Italia. Il nostro Paese diventa in questo modo la terza community nazionale di worker 4.0 più grande d’Europa, subito dopo l’Inghilterra e la Francia (rispettivamente con 25 e 16 milioni di lavoratori iscritti). Il dato che si legge tra le righe combatte ogni cliché legato all’innovazione telematica: gli italiani mirano alle opportunità che offre il digitale, e le vogliono cogliere tutte.
L’esplosione di LinkedIn
Per capire bene l’importanza di LinkedIn per le aziende, è bene fare un passo indietro e comprendere le premesse della sua esplosione in Italia. Il 2018 è stato un anno determinante in questo senso, e un ruolo importante lo ha giocato il “solito”, ennesimo tentativo di Facebook di assorbire i punti di forza degli altri social per sbaragliare la concorrenza e concentrare tutto su un’unica piattaforma. Era già successo con le Stories di Snapchat (contenuti visibili per 24 ore) e stava riaccadendo con LinkedIn: il social di Zuckerberg ha introdotto nel 2017 una funzione, inizialmente testata negli Stati Uniti e in Canada, chiamata Facebook Jobs (Figura 6.1). L’obiettivo? Dare agli utenti la possibilità di candidarsi per un lavoro direttamente dalla Pagina dell’azienda con il tasto “Apply Now”, senza mai uscire da Facebook.
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Figura 6.1 – Come appare su Facebook la nuova funzione.
Come si è mosso nel frattempo LinkedIn? Intanto facendo un restyling dopo l’acquisto firmato Microsoft, e dunque rendendo più intuitiva la navigazione e più potente la ricerca, ma soprattutto aggiungendo una funzione di chat in tempo reale: si trova in basso a destra ed è molto simile a quella che utilizziamo su Facebook. Non è tutto: già un anno prima, nel 2016, LinkedIn aveva aperto una applicazione a sé stante chiamata Job Search, con il compito di fare una netta distinzione tra tutto il compartimento del social e quello dedicato esclusivamente al lavoro. In parole povere LinkedIn Job Search (Figura 6.2) è priva di messaggi, di rete e di contatti, e concentra le sue attenzioni solo sulla domanda e sull’offerta con un’applicazione semplice da usare. Con il tasto “Cerca” potete trovare annunci in base a una parola chiave, una qualifica o un luogo comodo per il lavoro; con “Scopri”, l’applicazione mette in evidenza le proposte più popolari in base al profilo dell’utente: potete aprire le offerte, valutarle (facile tenerle d’occhio con il tasto “Monitora”) ed eventualmente candidarvi.
Tutto abbastanza semplice.
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Figura 6.2 – Con la funzione Job Search è molto più facile trovare il lavoro più adatto alle proprie caratteristiche.
Nell’ultimo periodo LinkedIn ha rafforzato ancora la sua offerta, rendendola sempre più specifica: tra le ultime novità l’introduzione dell’intelligenza artificiale e un servizio di mentoring che la stampa ha paragonato addirittura a Tinder, una delle più famose applicazioni di dating. Il servizio di intelligenza artificiale funziona in questo modo: l’applicazione capisce, grazie a un algoritmo, se un lavoro fa per voi o no, lo segnala con una spunta verde sulla base del vostro curriculum, dei vostri anni di studi, della vostra esperienza. Con la versione Premium fa addirittura una comparazione con gli altri candidati, tanto per farvi capire quante chance di assunzione dovreste avere rispetto ad altri colleghi. Il mentoring invece è gratuito, ed è un test partito nel 2017 in Australia. Il giochino è anche qui molto semplice, e serve soprattutto se siete giovani professionisti che hanno intenzione di cambiare settore lavorativo e un forte bisogno di confrontarsi con chi in quel campo ha esperienza da vendere. Quello che potete fare è iscrivervi in una lista in cui dichiarate di essere in cerca di mentori. I professionisti visualizzano questa lista, possono filtrarla (geograficamente, per interessi, ci sono mille opzioni) e scegliere se entrare in contatto con voi. Come per Tinder, ma con scopi decisamente diversi, una volta che entrambi avrete dato il vostro assenso alle comunicazioni, potrete iniziare questo mentoring gratuito.
L’applicazione capisce, grazie a un algoritmo, se un lavoro fa per voi.
Perché un’azienda non può non avere LinkedIn?
Fatta questa premessa, veniamo al nocciolo della questione: le aziende. Sappiamo bene perché un utente dovrebbe avere un profilo LinkedIn, a prescindere dal suo stato occupazionale. Ma un’azienda perché dovrebbe presidiare questo social? Le imprese usano LinkedIn per tre motivi:
1. talent acquisition;
2. employer branding;
3. retention.
Ovvero, nell’ordine: la ricerca di nuovi talenti da inserire in squadra, la reputazione del proprio brand e la capacità di un’azienda di trattenere dipendenti e clienti. Partiamo dalla talent acquisition, e lo facciamo perché employer branding e retention hanno talmente tanti punti di contatto da poter rientrare in un unico discorso molto più ampio. Dunque: il mercato è cambiato, è mobile, è liquido e LinkedIn è in questo momento uno degli strumenti più efficaci per un’azienda che vuole intercettare i nuovi talenti.
Intercettare non è un verbo casuale, perché in molti casi – Amplifon ne è la testimonianza – le aziende cercano alcune figure professionali provenienti da corsi di laurea nuovi, ma molto richiesti e, per battere la concorrenza, fanno offerte ai ragazzi un anno prima della laurea. Il capo ufficio delle risorse umane di Amplifon, Francesca Morchini, ha offerto degli spunti molto interessanti riportati da “Wired”: “Del totale degli assunti, tra il 10% e il 15% arriva interagendo con noi da LinkedIn e il 60% delle 5.200 persone assunte negli ultimi cinque anni ha meno di due anni di esperienza, sono ragazzi appena usciti dall’università”. Morchini in particolare ha spiegato l’utilità di LinkedIn nelle strategie di recruiting. Recruiting che prima avveniva su base locale e che ora fa capo solo all’azienda principale: “Creiamo banche dati di persone che si adattano a noi e che sono così già pronte quando siamo in fase di ricerca”. Amplifon ha investito un milione e mezzo di euro nelle campagne di reclutamento digitale, giusto per dare qualche numero che spiega da solo l’importanza di questi investimenti.
Ovviamente non si fa talent acquisition solo dai nuovi corsi di laurea, il discorso si può estendere a ogni situazione. Snam (Figura 6.3), l’azienda che gestisce 42.000 chilometri di gasdotti in tutta Europa, sta facendo particolare attenzione alla strategia comunicativa su LinkedIn negli ultimi anni. Ha creato piani editoriali dedicati solo al social del lavoro e i risultati oggi parlano chiaro: +233% di follower, metà delle nuove assunzioni partite da LinkedIn e soprattutto 85.000 candidature per appena 85 posizioni. Dati raccontati sempre a “Wired” dal vice presidente delle risorse umane di Snam, Paola Boromei.
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Figura 6.3 – Snam aggiorna frequentemente il suo stato: la cosa ha suscitato notevole interesse nell’ambiente e lo dimostrano i quasi 55.000 follower raggiunti.
Questi sono solo due esempi per restituire un po’ di pratica a tutta questa teoria, ma è bene sapere che LinkedIn è fortemente strutturata per aiutare le aziende a semplificare le ricerche e a settembre 2018 ha svelato un nuovo organo del social, ovvero il LinkedIn Talent Insights. Lo strumento (Figura 6.4) è, neanche a dirlo, di forte aiuto per i recruiter nel momento in cui loro preparano la strategia per un’azienda.
Che cosa fa Talent Insights? Offre due tipi di report con dati precisi e aggiornati. Il primo è il Talent Pool Report e da qui è possibile leggere le tendenze sull’assunzione all’interno di un determinato settore. Ovvero, potete capire dove si trovano i lavoratori più qualificati, quali sono le aziende per cui lavorano e quali competenze hanno. A che servono queste informazioni? Servono a capire come orientare un annuncio; le vostre risorse umane potranno basarsi su questi report anche solo per capire la località su cui puntare. Senza dimenticare che disegnano una mappa con le competenze in ascesa in un determinato momento, e la cosa può offrirvi spunti per aggiornamenti o miglioramenti.
Il secondo report (Company Report) è l’esatto opposto. Se prima stavate guardando in casa degli altri per capire le tendenze, i movimenti più forti e quelli meno forti, qui si tratta della vostra azienda: queste informazioni vi servono per analizzare le caratteristiche dei vostri dipendenti, per capire come (e se) state lavorando per trattenere la vostra squadra e, allo stesso tempo, se state attirando nuovi clienti. È qui che ci possiamo allacciare facilmente all’employer branding (e di conseguenza alla retention) di cui parlavamo prima.
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Figura 6.4 – Così si configura il menu dei due possibili report.
Che cos’è l’employer branding?
Parliamo di employer branding (Figura 6.5) quando ci riferiamo alla somma delle azioni (online e offline) dei singoli dipendenti di un’azienda.
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Figura 6.5techfunnel.com propone uno schema molto interessante che riassume l’argomento: che cosa serve all’employer branding perché funzioni? Essere propositivi, dare un’identità...

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