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Informazioni su questo libro

SCIALLE NERO
Scialle nero
Prima notte
Il «fumo»
Il tabernacolo
Difesa del Mèola (Tonache di Montelusa)
I fortunati (Tonache di Montelusa)
Visto che non piove... (Tonache di Montelusa)
Formalità
Il ventaglino
E due!
Amicissimi
Se...
Rimedio: la Geografia
Risposta
Il pipistrello LA VITA NUDA
La vita nuda
La toccatina
Acqua amara
Pallino e Mimi
Nel segno
La casa del Granella
Fuoco alla paglia
La fedeltà del cane
Tutto per bene
La buon'anima
Senza malizia
Il dovere del medico
Pari
L'uscita del vedovo
Distrazione LA RALLEGRATA
La rallegrata
Canta l'Epistola
Sole e ombra
L'Avemaria di Bobbio
L'imbecille
Sua Maestà
I tre pensieri della sbiobbina
Sopra e sotto
Un «goj»
La patente
Notte
O di uno o di nessuno
Nenia
Nenè e Nini
«Requiem aeternam dona eis, Domine!» L'UOMO SOLO
L'uomo solo
La cassa riposta
Il treno ha fischiato...
Zia Michelina
Il professor Terremoto
La veste lunga
I nostri ricordi
Di guardia
Dono della Vergine Maria
La verità
Volare
Il coppo
La trappola
Notizie del mondo
La tragedia d'un personaggio LA MOSCA
La mosca
L'eresia catara
Le sorprese della scienza
Le medaglie
La Madonnina
La berretta di Padova
Lo scaldino
Lontano
La fede
Con altri occhi
Tra due ombre
Niente
Mondo di carta
Il sonno del vecchio
La distruzione dell'uomo IN SILENZIO
In silenzio
L'altro figlio
La morte addosso
Va bene
Il giardinetto lassù
La maschera dimenticata
La balia
Il corvo di Mìzzaro
La veglia
Lo spirito maligno
Alla zappa!
Una voce
Pena di vivere così TUTT'E TRE
Tutt'e tre
L'ombra del rimorso
Il bottone della palandrana
Marsina stretta
Il marito di mia moglie
La maestrina Boccarmè
Acqua e lì
Come gemelle
Filo d'aria
Un matrimonio ideale
Ritorno
Tu ridi
Un po' di vino
La liberazione del re
I due compari DAL NASO AL CIELO
Dal naso al cielo
Fuga
Certi obblighi
Ciàula scopre la Luna
Chi la paga
Benedizione
Male di luna
Il figlio cambiato
Lo storno e l'Angelo Centuno
«Superior stabat lupus»
Nel dubbio
La corona
Jeri e oggi
Nel gorgo
Musica vecchia DONNA MIMMA
Donna Mimma
L'abito nuovo
Il capretto nero
Sedile sotto un vecchio cipresso
Il gatto, un cardellino e le stelle
La vendetta del cane
Rondone e Rondinella
Quando si comprende
Un cavallo nella luna
Resti mortali
Paura d'esser felice
Visitare gl'infermi
I pensionati della memoria
IL VECCHIO DIO
Il vecchio Dio
Tanino e Tanotto
Al valor civile
La disdetta di Pitagora
Quand'ero matto...
Concorso per referendario al Consiglio di Stato
«In corpore vili»
Le tre carissime
Il vitalizio
Un invito a tavola
La levata del sole
Lumie di Sicilia
LA GIARA
La giara
La cattura
Guardando una stampa
La paura del sonno
La Lega disciolta
La morta e la viva
Un'altra allodola
Richiamo all'obbligo
Pensaci, Giacomino!
Non è una cosa seria
Tirocinio
L'illustre estinto
Il guardaroba dell'eloquenza
Pallottoline!
Due letti a due IL VIAGGIO
Il viaggio
Il libretto rosso
La mano del malato povero
Pubertà
Gioventù
Ignare
L'ombrello
Zafferanetta
Felicità
Spunta un giorno
«Vexilla Regis...»
L'uccello impagliato
«Leonora, addio!»
Il lume dell'altra casa
Leviamoci questo pensiero CANDELORA
Candelora
Il Signore della Nave
La camera in attesa
Romolo
La rosa
Da sé
La realtà del sogno
Piuma
Un ritratto
Zuccarello distinto melodista
Servitù
«Ho tante cose da dirvi...»
Mentre il cuore soffriva
La carriola
Nell'albergo è morto un tale BERECCHE E LA GUERRA
NOTA DELL'AUTORE ALL'EDIZIONE DEL 1934
Berecche e la guerra
Uno di più
Soffio
Un'idea
Lucilla (ora che s'è guastata con le monache)
I piedi sull'erba
Cinci
Di sera, un geranio UNA GIORNATA
Effetti d'un sogno interrotto
C'è qualcuno che ride
Visita
Vittoria delle formiche
Quando s'è capito il giuoco
Padron Dio
La prova
La casa dell'agonia
Il buon cuore
La tartaruga
Fortuna d'esser cavallo
Una sfida
Il chiodo
La signora Frola e il signor Ponza, suo genero
Una giornata APPENDICE
Capannetta Bozzetto siciliano
La ricca
L'onda
La signorina
L'amica delle mogli
I galletti del bottajo
Il «no» di Anna
Il nido
Dialoghi tra il Gran Me e il piccolo me
Chi fu?

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Informazioni

Anno
2019
eBook ISBN
9788831636704
Argomento
Letteratura
Categoria
Classici

La signora Speranza

I. La Pensione di famiglia della signora Carolina Pentoni (Pentolona Carolini come tutti invece la chiamavano, o Carolinona senz’altro, in considerazione della melensa pinguedine che la immelanconiva) era frequentata da alcuni capi scarichi, da certi tipi buffi, che formavano la delizia degli altri avventori, brava gente morigerata, la quale, forse più che per la bontà della cucina, vi si recava per assistere al gajo spettacolo che quelli offrivano gratuitamente, durante i pasti.
Uno fra questi bravi avventori morigerati, che non sospettava neppur lontanamente di poter essere incluso tra i così detti tipi buffi della Pensione, fu per alcun tempo preso di mira dai capi scarichi Biagio Speranza e Dario Scossi, che gliene fecero e gliene dissero d’ogni colore: lui però, lì, fermo al suo posto, così tranquillo e ostinato, che quelli, a la fine, dovettero smetterla.
– Il riso fa buon sangue. Lor signori mi fanno ridere. Io resto. E restò, cordialmente antipatico a tutti.
Si chiamava Cedobonis, era dottore in medicina e professore di filosofia in un liceo e di pedagogia in una scuola normale femminile: calabrese, tozzo, nero, calvo, dal testone ovale, senza collo, come un mulotto, e dalla faccia cuojacea, in cui spiccavano le sopracciglia enormi e i baffi color d’ebano. Vittima rassegnata della sua molta dottrina scientifica, filosofica, pedagogica, s’era ridotto a vivere automaticamente, col cervello come un casellario, in cui i pensieri – precisi, aggiustati, pesati – eran disposti secondo le varie categorie, in perfettissimo ordine. Forse il corpo robusto e vigoroso si sarebbe prestato, spesso e volentieri, ad esercizii violenti, a vivere senza tante regole e tanti freni; ma Cedobonis vi aveva allogato un archivio – diceva lo Scossi – e non gli permetteva alcun movimento, alcuna espansione, che non fossero secondo i dettami della scienza, della filosofia, della pedagogia.
– Non importa vivere; ma, dovendo, procuriamo bene, – soleva dire, placido, con la voce grossa, saponosa. E domandava: – La ragione, signori miei, la ragione perché ci fu data?
– Per esser peggio delle bestie! – gli rispondeva a schizzo il maestro di musica Trunfo, che addirittura non lo poteva soffrire.
Diviso scandalosamente dalla moglie, sempre ingrugnato, cupo, raffagottato e, di tratto in tratto, esplosivo, Trunfo passava quasi tutto il giorno da Carolinona, lì, nel salotto da pranzo, intento, come un cane che si lecchi i calci ricevuti, a correggere, a rifare i pezzi più fischiati d’una sua opera musicale, per cui si era mezzo rovinato. Fumava continuamente; – Vesuvio, lo chiamava Biagio Speranza.
Qualche volta Cedobonis, cheto cheto, gli s’accostava, gli sedeva accanto o dietro, per sentir l’odore del tabacco, che gli piaceva moltissimo. Trunfo, aggrondato, gli lanciava due, tre occhiatacce bieche, poi sbuffava, si scrollava tutto, dal fastidio e dalla stizza, traeva dalla tasca un sigaro e gliel’offriva sgarbatamente:
– Ma tenga! Ma fumi, perdio!
– No, grazie, – gli rispondeva, senza scomporsi, Cedobonis. – Lei dovrebbe sapere che la nicotina fa male. Mi piace soltanto di fiutare il fumo, d’aspirarne l’odore.
– A spese mie? – scattava allora Trunfo, su le furie. – Col danno della mia salute? Ma vada là, si scosti! si vergogni! Chi vuole un piacere, se lo paghi!
– Cedobonis – diceva lo Scossi (il quale ogni volta, prima di mettersi a parlare, cacciava fuori la punta di quella sua lingua terribile, che pareva la saettella d’un trapano) – Cedobonis sarebbe capace di presentarsi tranquillamente, con quella faccia di monaco beato, in casa del nostro caro Martinelli e, con la scusa che la donna fa male come la nicotina, domandargli… sì, dico… per un momentino in prestito…
– La moglie? – domandava Biagio Speranza.
– Ohibò! Il suo piumino da cipria.
– Ma come! Sì, dico… che c’entra mia moglie? – esclamava, tirato in ballo quando men se l’aspettava, il bravo, innocuo signor Martino Martinelli, battendo in un attimo almeno cento volte le palpebre su gli occhietti tondi, da barbagianni, vicinissimi, quantunque divisi da un naso sperticato, gracile, però, come un’ostia, che si tirava su e lasciava sospeso per aria il labbro superiore.
– Si rassicuri; dico così, – rispondeva lo Scossi, – perché so che la sua ottima signora è in Sicilia, signor Martino.
E il bravo Martinelli si quietava, sospirava, tentennava amaramente il capo. Ah, ci pensava sempre, lui, a quella sua povera moglie balestrata in una scuola normale di Sicilia, e sempre ne parlava in quella sua special maniera, quasi andando tentoni nel discorso e quasi appoggiandosi, sorreggendosi a ogni impuntatura a un sì, dico: intercalare, che tutti gli rifacevano, senza che egli se ne accorgesse. Non si poteva dar pace, poveretto, della crudeltà burocratica che a sessantaquattr’anni lo aveva diviso, così dj colpo, senza ragione, dalla moglie, distruggendogli casa, famiglia, costringendolo a dormir solo, in una camera d’affitto, e a mangiare a pensione lì, da Carolinona, che egli solo chiamava signora Carolina.
Alle più grosse panzane, alle sballonate più strepitose de’ suoi commensali scappavano al signor Martinelli certi oh! che pareva lo agganciassero in aria per quel gran naso, o restava intontito lì, come un ceppo d’incudine.
Re degli sballoni era Momo Cariolin, nanerottolo e bottacciolo, quasi fatto e messo in piedi per ischerzo. A guardarlo, pareva impossibile che in un corpicciuolo così minuscolo capissero bugie così colossali, che egli diceva imperterrito, con una cert’aria diplomatica.
– Ma di’ un po’, – gli domandava, serio, Biagio Speranza, – ti sei mai guardato a uno specchio?
Perché Momo Cariolin vantava con particolare impegno il favore ch’egli godeva delle donne. E fossero state almeno donne del suo ceto o signore della nobiltà: eran di sangue reale o imperiale (arciduchesse d’Austria, segnatamente) le vittime di Cariolin. E tali avventure gli eran capitate tutte durante i varii congressi degli orientalisti nelle capitali d’Europa. Perché Cariolin si diceva anche profondo conoscitore, sebbene dilettante, di lingue orientali. Il segretario di tutti que’ congressi era stato sempre lui, tirato proprio pei capelli, sebbene quasi calvo. I congressisti, naturalmente, erano stati ricevuti a Corte: a Berlino, a Vienna, a Cristiania, a Bruxelles, a Copenaghen ecc., qualcuna di queste Corti, naturalmente, aveva dato sontuose feste in loro onore, donde – naturalmente – la cordialissima amicizia di Cariolin coi sovrani d’Europa, l’amicizia quasi fraterna con quel dotto e simpaticone re Oscar di Svezia e Norvegia, il quale, un giorno…
– Ma guardatemi, per carità, il naso di Martino! – esclamava a un tratto Biagio Speranza, interrompendo le meravigliose narrazioni di Cariolin.
E il buon Martinelli si scoteva di soprassalto dal suo sbalordimento ammirativo, tra le risate di tutti, e si metteva a sorridere anche lui.
Degli scherzi di Biagio Speranza, delle punzecchiature di Dario Scossi, degli scatti e degli schizzi di Trunfo, Martino Martinelli non s’inquietava. D’un altro commensale, invece, egli aveva paura, cioè del poeta Giannantonio Cocco Bertolli, il quale, senza dubbio, era il tipo più buffo della pensione.
Costui però era assente da circa un mese, per una grave disgrazia che gli era occorsa.
Una sola? Ma tutte le disgrazie del mondo erano occorse al povero poeta Cocco Bertolli, il quale a ragione, per ciò, chiamava Domineddio «quel Vecchio Ribaldo!».
A furia di urlare contro le ingiustizie divine e umane, si era sbonzolato. Quale sciagura poteva toccargli, peggiore di questa? A difesa delle perfidie celesti e terrene egli non era armato che della sua voce possente, della sua lingua di fuoco, e ora… ora non poteva più nemmeno fiatare! Il Ribaldo di lassù, i ribaldi di quaggiù lo...

Indice dei contenuti

  1. Frontespizio
  2. Luigi Pirandello
  3. NOVELLE PER UN ANNO
  4. SCIALLE NERO
  5. Scialle nero
  6. Prima notte
  7. Il «fumo»
  8. Il tabernacolo
  9. Difesa del Mèola (Tonache di Montelusa)
  10. I fortunati (Tonache di Montelusa)
  11. Visto che non piove… (Tonache di Montelusa)
  12. Formalità
  13. Il ventaglino
  14. E due!
  15. Amicissimi
  16. Se…
  17. Rimedio: la Geografia
  18. Risposta
  19. Il pipistrello
  20. LA VITA NUDA
  21. La vita nuda
  22. La toccatina
  23. Acqua amara
  24. Pallino e Mimi
  25. Nel segno
  26. La casa del Granella
  27. Fuoco alla paglia
  28. La fedeltà del cane
  29. Tutto per bene
  30. La buon’anima
  31. Senza malizia
  32. Il dovere del medico
  33. Pari
  34. L’uscita del vedovo
  35. Distrazione
  36. LA RALLEGRATA
  37. La rallegrata
  38. Canta l’Epistola
  39. Sole e ombra
  40. L’Avemaria di Bobbio
  41. L’imbecille
  42. Sua Maestà
  43. I tre pensieri della sbiobbina
  44. Sopra e sotto
  45. Un «goj»
  46. La patente
  47. Notte
  48. O di uno o di nessuno
  49. Nenia
  50. Nenè e Nini
  51. «Requiem aeternam dona eis, Domine!»
  52. L’UOMO SOLO
  53. L’uomo solo
  54. La cassa riposta
  55. Il treno ha fischiato…
  56. Zia Michelina
  57. Il professor Terremoto
  58. La veste lunga
  59. I nostri ricordi
  60. Di guardia
  61. Dono della Vergine Maria
  62. La verità
  63. Volare
  64. Il coppo
  65. La trappola
  66. Notizie del mondo
  67. La tragedia d’un personaggio
  68. LA MOSCA
  69. La mosca
  70. L’eresia catara
  71. Le sorprese della scienza
  72. Le medaglie
  73. La Madonnina
  74. La berretta di Padova
  75. Lo scaldino
  76. Lontano
  77. La fede
  78. Con altri occhi
  79. Tra due ombre
  80. Niente
  81. Mondo di carta
  82. Il sonno del vecchio
  83. La distruzione dell’uomo
  84. IN SILENZIO
  85. In silenzio
  86. L’altro figlio
  87. La morte addosso
  88. Va bene
  89. Il giardinetto lassù
  90. La maschera dimenticata
  91. La balia
  92. Il corvo di Mìzzaro
  93. La veglia
  94. Lo spirito maligno
  95. Alla zappa!
  96. Una voce
  97. Pena di vivere così
  98. TUTT’E TRE
  99. Tutt’e tre
  100. L’ombra del rimorso
  101. Il bottone della palandrana
  102. Marsina stretta
  103. Il marito di mia moglie
  104. La maestrina Boccarmè
  105. Acqua e lì
  106. Come gemelle
  107. Filo d’aria
  108. Un matrimonio ideale
  109. Ritorno
  110. Tu ridi
  111. Un po’ di vino
  112. La liberazione del re
  113. I due compari
  114. DAL NASO AL CIELO
  115. Dal naso al cielo
  116. Fuga
  117. Certi obblighi
  118. Ciàula scopre la Luna
  119. Chi la paga
  120. Benedizione
  121. Male di luna
  122. Il figlio cambiato
  123. Lo storno e l’Angelo Centuno
  124. «Superior stabat lupus»
  125. Nel dubbio
  126. La corona
  127. Jeri e oggi
  128. Nel gorgo
  129. Musica vecchia
  130. DONNA MIMMA
  131. Donna Mimma
  132. L’abito nuovo
  133. Il capretto nero
  134. Sedile sotto un vecchio cipresso
  135. Il gatto, un cardellino e le stelle
  136. La vendetta del cane
  137. Rondone e Rondinella
  138. Quando si comprende
  139. Un cavallo nella luna
  140. Resti mortali
  141. Paura d’esser felice
  142. Visitare gl’infermi
  143. I pensionati della memoria
  144. IL VECCHIO DIO
  145. Il vecchio Dio
  146. Tanino e Tanotto
  147. Al valor civile
  148. La disdetta di Pitagora
  149. Quand’ero matto…
  150. Concorso per referendario al Consiglio di Stato
  151. «In corpore vili»
  152. Le tre carissime
  153. Il vitalizio
  154. Un invito a tavola
  155. La levata del sole
  156. Lumie di Sicilia
  157. LA GIARA
  158. La giara
  159. La cattura
  160. Guardando una stampa
  161. La paura del sonno
  162. La Lega disciolta
  163. La morta e la viva
  164. Un’altra allodola
  165. Richiamo all’obbligo
  166. Pensaci, Giacomino!
  167. Non è una cosa seria
  168. Tirocinio
  169. L’illustre estinto
  170. Il guardaroba dell’eloquenza
  171. Pallottoline!
  172. Due letti a due
  173. IL VIAGGIO
  174. Il viaggio
  175. Il libretto rosso
  176. La mano del malato povero
  177. Pubertà
  178. Gioventù
  179. Ignare
  180. L’ombrello
  181. Zafferanetta
  182. Felicità
  183. Spunta un giorno
  184. «Vexilla Regis…»
  185. L’uccello impagliato
  186. «Leonora, addio!»
  187. Il lume dell’altra casa
  188. Leviamoci questo pensiero
  189. CANDELORA
  190. Candelora
  191. Il Signore della Nave
  192. La camera in attesa
  193. Romolo
  194. La rosa
  195. Da sé
  196. La realtà del sogno
  197. Piuma
  198. Un ritratto
  199. Zuccarello distinto melodista
  200. Servitù
  201. «Ho tante cose da dirvi…»
  202. Mentre il cuore soffriva
  203. La carriola
  204. Nell’albergo è morto un tale
  205. BERECCHE E LA GUERRA
  206. NOTA DELL’AUTORE ALL’EDIZIONE DEL 1934
  207. Berecche e la guerra
  208. Uno di più
  209. Soffio
  210. Un’idea
  211. Lucilla (ora che s’è guastata con le monache)
  212. I piedi sull’erba
  213. Cinci
  214. Di sera, un geranio
  215. UNA GIORNATA
  216. Effetti d’un sogno interrotto
  217. C’è qualcuno che ride
  218. Visita
  219. Vittoria delle formiche
  220. Quando s’è capito il giuoco
  221. Padron Dio
  222. La prova
  223. La casa dell’agonia
  224. Il buon cuore
  225. La tartaruga
  226. Fortuna d’esser cavallo
  227. Una sfida
  228. Il chiodo
  229. La signora Frola e il signor Ponza, suo genero
  230. Una giornata
  231. APPENDICE
  232. Capannetta Bozzetto siciliano
  233. La ricca
  234. L’onda
  235. La signorina
  236. L’amica delle mogli
  237. I galletti del bottajo
  238. Il «no» di Anna
  239. Il nido
  240. Dialoghi tra il Gran Me e il piccolo me
  241. Chi fu?
  242. Natale sul Reno
  243. Sogno di Natale
  244. Le dodici lettere
  245. Creditor galante
  246. La paura
  247. La scelta
  248. Alberi cittadini
  249. Prudenza
  250. La signora Speranza
  251. La Messa di quest’anno
  252. Stefano Giogli, uno e due
  253. Maestro Amore
  254. Colloquii coi personaggi
  255. I due giganti
  256. Frammento di cronaca di Marco Leccio e della sua guerra sulla carta nel tempo della grande guerra europea
  257. Sgombero