Questo libro è la continuazione ideale di un altro mio libro, Maggioranza e minoranza. Il problema della democrazia in Italia, Milano, Garzanti, 1995. Quello e questo sono stati scritti in momenti critici della democrazia in Italia (e nel mondo). Quello del 1995, mentre si sentivano le conseguenze delle modificazioni dell’assetto politico e del sistema elettorale. Questo, quando riprendono le incertezze sulla Costituzione e sulla formula elettorale. Ampi passaggi di un mio successivo breve articolo, La fabbrica dello Stato, ovvero i limiti della democrazia, in «Quaderni costituzionali», n. 2, 2004, pp. 249-254, sono qui riprodotti e sviluppati.
In questa nuova edizione, oltre ai necessari aggiornamenti, sono stati sviluppati alcuni punti, in particolare quello iniziale sulla crisi della democrazia, quello sui referendum, quello sulla epistocrazia, quello sulla democrazia elettronica e quello sul futuro della democrazia.
Ringrazio i professori Yves Meny, Guido Melis, Giulio Napolitano, Pasquale Pasquino, Luisa Torchia e Giulio Vesperini per i commenti alle prime versioni di questo scritto, e il professor Paul Cartledge e la professoressa Maria Luisa Catoni per i suggerimenti relativi alla democrazia ateniese.
La letteratura sulla democrazia è amplissima e comprende scritti di storici, di storici delle idee, di filosofi, di filosofi politici, di politologi, di comparatisti, di studiosi di diritto. Per le tante implicazioni della democrazia, molti scritti hanno carattere miscellaneo e mettono insieme profili di storia intellettuale e profili di analisi dei reggimenti politici, modelli e realizzazioni, democrazia e «rule of law». I riferimenti che seguono sono relativi a quelli menzionati direttamente o indirettamente nel testo.
La parola «democrazia», di origine greca, non era diffusa nella Roma antica, dove si usava piuttosto «civitas popularis», o «potestas popularis», o «imperium populi». Fu accolta nella latinità del Basso Medioevo, ma fino al Cinquecento prevalse «governo popolare» o «Stato popolare». Machiavelli scrive di «principato popolare», e anche Croce preferisce «popolare» a «democratico». A un certo punto, «democratico» diventa sinonimo di «rivoluzionario». La parola «democrazia» è stata, invece, accolta in Francia e in Inghilterra fin dal XIV secolo. Per queste informazioni, si veda T. De Mauro, Il significato di «democrazia» (1958), ora in Id., Senso e significato. Studi di semantica teorica e storica, Bari, Adriatica editrice, 1971, pp. 219-238.
Una biografia del concetto di democrazia si può trovare in P. Cartledge, Democracy. A Life, Oxford, Oxford University Press, 2016, dove la storia del concetto è percorsa dall’antica Grecia fino ai nostri giorni, attraverso eclissi, rinascite, rinnovamenti, negazioni, reinvenzioni.
I. Una nuova crisi della democrazia?
La letteratura sulla crisi della democrazia è molto vasta. Le indicazioni che seguono sono in prevalenza quelle più recenti: The Trilateral Commission, The Crisis of Democracy. Report on the Governability of Democracies to the Trilateral Commission (M. Crozier, S.P. Huntington, J. Watunake), New York, New York Press, 1975; What’s Gone Wrong with Democracy, in «The Economist», marzo 2014; C.H. Achen e L.M. Bartels, Democracy for Realists. Why Elections Do Not Produce Responsive Government, Princeton, Princeton University Press, 2016; L. Castellani e A. Rico, La fine della politica?, Cesena, Historica, 2017; P. Khanna, La rinascita della città-Stato, trad. it. Roma, Fazi, 2017; G. Parietti, Democrazie deboli, in «il Mulino», n. 2, LXVI, 2017, pp. 305-312; S. Issacharoff, Democracy’s Deficits, in corso di pubblicazione, in traduzione tedesca, su «Der Staat». Altre indicazioni sul tema sono nella bibliografia che segue. Si vedano anche gli scritti sulla «democrazia del pubblico» come ultima metamorfosi della democrazia rappresentativa di B. Manin, La democrazia del pubblico in pericolo?, e I. Diamanti, Oltre la democrazia del pubblico, ambedue in «Comunicazione politica», n. 3, 2014, pp. 575-580 e 581-590.
Sempre sulla crisi della democrazia, P. Rosanvallon, Prefazione a una teoria della disillusione verso la democrazia, trad. it. Milano, Anabasi, 1994; R. Posner, The Crisis of Capitalist Democracy, Cambridge (MA), Harvard University Press, 2010; A. Pizzorno, La democrazia di fronte allo Stato. Una discussione sulle difficoltà della politica moderna, Milano, Garzanti, 2010; D. Runcimann, The Confidence Trap. A History of Democracy in Crisis from World War I to the Present, Princeton, Princeton University Press, 2013; G. Preterossi, Ciò che resta della democrazia, Roma-Bari, Laterza, 2015; R. Simone, Come la democrazia fallisce, Milano, Garzanti, 2015.
Sulle diverse componenti della democrazia, Y. Meny, «It’s politics, stupid!». The hollowing out of politics in Europe – and its return, with a vengeance, in «Stato e mercato», n. 103, 2015, aprile, pp. 3 ss.
Sul referendum britannico, P. Craig, Brexit: a drama in six acts, in «European Law Review», n. 4, XLI, 2016, pp. 447-468.
La frase di Bobbio è in N. Bobbio, Il futuro della democrazia, Torino, Einaudi, 1984, pp. 14 e 22.
La frase di Brecht è nella poesia Die Lösung: «Nach dem Aufstand des 17. Juni / Ließ der Sekretär des Schriftstellerverbands / In der Stalinallee Flugblätter verteilen / Auf denen zu lesen war, daß das Volk / Das Vertrauen der Regierung verscherzt habe / Und es nur durch verdoppelte Arbeit / zurückerobern könne. Wäre es da / Nicht doch einfacher, die Regierung / Löste das Volk auf und / Wählte ein anderes?» (La soluzione: «Dopo la rivolta del 17 giugno / il segretario dell’Unione degli scrittori / fece distribuire nello Stalinallee dei volantini / sui quali si poteva leggere che il popolo / si era giocata la fiducia del governo / e la poteva riconquistare soltanto / raddoppiando il lavoro. Non sarebbe / più semplice allora che il governo / sciogliesse il popolo e / ne eleggesse un altro?», in B. Brecht, Poesie II, 1934-1956, traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini, Torino, Einaudi, 1977, p. 665). A Brecht è attribuita anche l’acuta domanda «Die Souveränität geht vom Volk aus, aber wohin geht sie?» («La sovranità proviene dal popolo, ma dove va?»): si veda la citazione nell’accurata ricostruzione della scienza pubblicistica tedesca compiuta da P. Ridola, Stato e Costituzione in Germania, Torino, Giappichelli, p. 38.
La frase di Luciano Leuwen è in Stendhal, Luciano Leuwen (1834-1835), trad. it. Milano, Mondadori, 1963, p. 28. Quella di Settembrini in T. Mann, La montagna magica (1924), trad. it. Milano, Mondadori, 2010, p. 587.
La frase di Giacomo Leopardi è in G. Leopardi, Zibaldone di pensieri (1817-1832), n. 4484, Milano, Garzanti, 1991, vol. II, p. 2556.
II. La democrazia come governo del popolo
Sul popolo come autore e titolare del potere costituente in un doppio senso, come «committente» e, negativamente, come forza capace di espellere ogni potere assoluto, P. Pasquino, Costituzione e potere costituente: i due corpi del popolo, in «Rivista di politica», n. 4, 2016, p. 22. Sulla democrazia come governo del popolo in Grecia, L. Canfora, La democrazia è il governo del popolo, in AA.VV., Il pregiudizio universale, Roma-Bari, Laterza, 2016, pp. 96-99.
Sulle teorie della democrazia, G. Sartori, Democrazia. Cos’è, Milano, Rizzoli, 1994; A.H. Birch, The Concepts and Theories of Modern Democracy, London, Routledge, 1995; R. Dahl, Politica e virtù. La teoria democratica nel nuovo secolo, a cura di S. Fabbrini, trad. it. Roma-Bari, Laterza, 2001; Id., Sulla democrazia, trad. it. Roma-Bari, Laterza, 2002; Id., Quanto è democratica la costituzione americana?, trad. it. Roma-Bari, Laterza, 2003; M.L. Salvadori, Democrazia. Storia di un’idea tra mito e realtà, Roma, Donzelli, 2015. Sul governo rappresentativo e le teorie della democrazia, fondamentale, B. Manin, Principi del governo rappresentativo (1995), Bologna, il Mulino, 2010.
Sui rapporti tra liberalismo e democrazia, G. Galasso, Liberalismo e democrazia, Roma, Salerno, 2013. e J. Ober, Demopolis: Democracy before Liberalism. Theory and Practice, Cambridge, Cambridge University Press, 2017.
Sui modelli e i tipi di democrazia, D. Held, Modelli di democrazia, trad. it. Bologna, il Mulino, 1989 (3ª ed., Stanford University Press, 2006); P. Allum, Democrazia reale. Stato e società civile nell’Europa occidentale, trad. it. Torino, UTET, 1997; C. Ampolo et al., Venticinque secoli dopo l’invenzione della democrazia, Paestum, Fondazione Paestum, 1998; A. Lijphart, Le democrazie contemporanee, trad. it. Bologna, il Mulino, 2001; R. Axtmann (a cura di), Balancing Democracy, London, Continuum, 2001; C. Tilly, La democrazia, trad. it. Bologna, il Mulino, 2009; M. Salvadori, Democrazia senza democrazia, Roma-Bari, Laterza, 2009; D. della Porta, Democrazia, Bologna, il Mulino, 2011; S. Issacharoff, Fragile democracies. Contested Power in the Era of Constitutional Courts, New York, Cambridge University Press, 2015.
La frase di Antoine Rivarol si può leggere in A. Rivarol, Esprit de Rivarol, Paris, Les principaux libraires, 1808, p. 37.
La frase di Alexis de Tocqueville è nella cosiddetta «seconda» Démocratie: A. Tocqueville, De la Démocratie en Amérique (1840), Paris, Laffont, 1991, p. 629.
Ho tratteggiato brevemente la storia del principio «quod omnes tangit ab omnibus approbetur» in S. Cassese, Il diritto globale. Giustizia e democrazia oltre lo Stato, Torino, Einaudi, 2009, pp. 157 ss.
Sulle lobby e la loro regolazione, G. Macrì (a cura di), Democrazia degli interessi e attività di lobbying, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2016.
I dati su abitanti, cittadini e residenti sono in S. Cassese, Stato in trasformazione, in Id., Territori e Potere. Un nuovo ruolo per gli Stati?, Bologna, il Mulino, 2016, pp. 77-79. Si veda anche Fondazione Leone Moressa, Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, Bologna, il Mulino, 2017.
La sentenza della Corte suprema americana sul problema della cittadinanza è Afroyim v. Rusk, USSC 387 US 253 (1967).
La nota formula di Hannah Arendt sulla cittadinanza come diritto ad avere diritti si trova in H. Arendt, Le origini del totalitarismo (1951), trad. it. Milano, Edizioni di Comunità, 1966, pp. 410 ss., nonché in altri scritti della stessa autrice.
La prima sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul problema dei «voting rights» dei prigionieri è Hirst v. United Kingdom (No. 2), ECHR 681 2005.
Le note di Antonio Gramsci sul partito e il moderno Principe sono nei «quaderni del carcere», pubblicati per la prima volta in A. Gramsci, Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, Torino, Einaudi, 1949.
Sull’elezione come designazione di capacità, V.E. Orlando, Principi di diritto costituzionale, Firenze, Barbèra, 1889, p. 73.
La sentenza della Corte costituzionale tedesca del 2014 sul Sistema europeo di stabilità è 2 BVR 1390/12 del 18 marzo 2014.
Su elezioni e referendum, A. Breton, G. Galeotti, P. Salmon e R. Wintrobe, Preferences and Democracy, Dordrecht, Kluwer Academic Publishers, 1993; M. Fedele, Democrazia referendaria. L’Italia dal primato dei partiti al trionfo dell’opinione pubblica, Roma, Donzelli, 1994; D. Fisichella, La rappresentanza politica, Roma-Bari, Laterza, 1996; P. Martelli, Elezioni e democrazia rappresentativa. Un’introduzione teorica, Roma-Bari,...