Il Principe
eBook - ePub

Il Principe

  1. 400 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Considerato da alcuni un manuale per tiranni, oggetto di innumerevoli leggende e false citazioni, il capolavoro di Machiavelli costituisce un imprescindibile spartiacque fra il pensiero politico medievale e la modernità. Scritto nel momento più buio della storia d'Italia, mentre potenze straniere si contendevano i ricchi ma deboli Stati regionali, contiene il sapere che Machiavelli aveva acquisito in quindici anni di amministrazione dello Stato. Un'opera amara e disincantata, nella quale, tracciando il profilo del principe ideale, si analizzano le ragioni dell'agire umano e si separa, per la prima volta, la politica dalla morale. Nel 1599 fu inserito nell'Indice dei libri proibiti, con l'accusa di aver diffuso la corruzione politica in Francia. Pubblicato per la prima volta a Roma, da A. Baldo, nel 1532

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il Principe di Niccolò Machiavelli in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2012
Print ISBN
9788817059893
eBook ISBN
9788858629895

IL PRINCIPE

Capitolo I

QUOT SINT GENERA PRINCIPATUUM
ET QUIBUS MODIS ACQUIRANTUR1

[1] Tutti gli stati, tutti e’ dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o republiche o principati. E’ principati sono o ereditari, de’ quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o sono nuovi. E’ nuovi, o e’ sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che gli acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna.2 Sono questi dominii così acquistati o consueti a vivere sotto uno principe o usi a essere liberi; e acquistonsi o con l’arme d’altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.3
1 Quanti siano i generi dei principati e in quali modi si acquistino. Nel manoscritto P (opera dell’amico e compagno di cancelleria Biagio Buonaccorsi) i titoli dei capitoli figurano in italiano. Il riferimento al concetto di genus (genere), nel quadro della logica categoriale aristotelico-tomista (‘per genere e specie’), indica che il capitolo sarà dedicato dapprima alla distinzione fra i vari generi di governo, e quindi tra le distinte specie di principati.
2 L’andamento teoretico è subito temperato da due concisi esempi storici: i principati sono o ereditari, nei quali la stirpe del loro signore è stata, per lungo tempo, dominatrice, o sono nuovi; quelli nuovi o sono tutti nuovi come fu il ducato di Milano per Francesco Sforza, o sono elementi aggiunti allo stato ereditario del principe che li conquista, come il regno di Napoli per il re di Spagna. Francesco Sforza conquistò Milano nel 1450, vincendo le deboli resistenze della repubblica ambrosiana costituitasi nel 1447 alla morte di Filippo Maria Visconti, la cui unica figlia Bianca Maria aveva sposato Francesco nel 1441 (cfr. cap. VII, n. 6). Nel 1501 Ferdinando il Cattolico occupò il regno di Napoli, ponendo fine al dominio aragonese e annettendolo alla corona spagnola.
3 Il cap. I costituisce un elenco tematico relativo ai contenuti dei primi otto capitoli del trattato. Tale ‘soggettario’ non è dissimile da quello contenuto nella lettera al Vettori del 10 dicembre 1513, quando verisimilmente l’«opuscolo» che Machiavelli ancora «ingrassa et ripulisce» era giunto fino all’attuale cap. XI.

Capitolo II

DE PRINCIPATIBUS HEREDITARIIS1

[1] Io lascerò indreto il ragionare delle republiche, perché altra volta ne ragionai a lungo.2 Volterommi solo al principato e andrò ritessendo gli orditi soprascritti, e disputerò come questi principati si possino governare e mantenere.3
[2] Dico adunque che, nelli stati ereditari e assuefatti al sangue del loro principe, sono assai minori difficultà a mantenergli che ne’ nuovi, perché basta solo non preterire gli ordini de’ sua antinati e di poi temporeggiare con gli accidenti;4 in modo che, se tale principe è di ordinaria industria, sempre si manterrà nel suo stato, se non è una estraordinaria ed eccessiva forza che ne lo privi: e privato che ne fia, quantunque di sinistro abbi l’occupatore, lo riacquista.5
[3] Noi abbiamo in Italia, in exemplis, el duca di Ferrara, il quale non ha retto alli assalti de’ Viniziani nell’ottantaquattro, né a quelli di papa Iulio nel dieci, per altre cagioni che per essere antiquato in quello dominio.6 Perché el principe naturale ha minori cagioni e minori necessità di offendere, donde conviene che sia più amato; e se estraordinari vizi non lo fanno odiare, è ragionevole che naturalmente sia benevoluto da’ sua.7 E nella antiquità e continuazione del dominio sono spente le memorie e le cagioni delle innovazioni: perché sempre una mutazione lascia lo addentellato per la edificazione dell’altra.8
1 I principati ereditari.
2 Trascurerò la trattazione dei regimi repubblicani, perché in altra occasione ne ho discusso a lungo. Il riferimento ad «altra volta» risulta sibillino e lascia aperti numerosi interrogativi agli studiosi: Machiavelli dichiara di omettere la trattazione di una forma di governo, e dunque l’intento di dedicarsi interamente ai principati, perché delle repubbliche avrebbe lungamente ragionato in altra sede. La tesi tradizionale (Chabod, Ridolfi) vedeva Machiavelli, confinato a Sant’Andrea in Percussina, attendere a glosse politiche ispirate dalla prima deca di Tito Livio: Niccolò, così ragionando dell’origine e sviluppo degli stati, sarebbe giunto alle argomentazioni oggi contenute nei capp. 17-18 del I libro dei Discorsi intorno alla prima deca di Tito Livio, sarebbe cioè giunto all’analisi di uno stato repubblicano il cui disordine ordinamentale perviene a una così grave crisi da esigere un intervento straordinario, extra ordinem, ossia l’intervento di un principe ordinatore, di un arbitro autocratico, solutus ab omni vinculo, cioè al di sopra e al di là delle leggi e degli ordinamenti, chiamato a dettare nuove regole di convivenza civile e composizione degli interessi sociali. Insomma: la soluzione alla crisi diagnosticata nei capp. 17-18 del I libro dei Discorsi sarebbe da ravvisarsi nel cap. IX del Principe, cioè nell’intervento di un «principe civile», chiamato dai suoi concittadini a riordinare lo stato. Un tale brusco passaggio di Machiavelli da un soggetto all’altro, anzi da un’opera all’altra, non pare pienamente condivisibile. L’editore critico dei Discorsi nel quadro dell’edizione nazionale delle opere machiavelliane, Francesco Bausi, ha sostenuto che «tutto induce dunque a pensare che un’opera sulle repubbliche, diversa dai Discorsi, sia stata effettivamente scritta da Machiavelli, ma ante res perditas, presumibilmente negli anni del gonfalonierato soderiniano (1502-12); e che essa, per noi irrimediabilmente perduta, sia poi confluita nei Discorsi» (Bausi 2005, p. 165: a tale tema lo studioso aveva dedicato I Discorsi di Machiavelli. Genesi e strutture, Firenze, Sansoni, 1985). Ma l’esistenza di un’opera sulle repubbliche altrimenti ignota non spiega come mai l’autore di un trattatello destinato, nell’intento di Niccolò, alla massima circolazione – a finire nelle mani dei più autorevoli cittadini di Firenze e dei più eminenti esponenti della curia pontificia – possa omettere un argomento (di estremo rilievo) rinviando a un’opera (la presunta «opera sulle repubbliche» che sarebbe confluita nell’attuale esordio dei Discorsi) assolutamente sconosciuta, oltre che, naturalmente, inedita e non diffusa in alcun modo. E l’argomento resta valido anche ove si voglia ritenere (con Hans Baron) che la proposizione incipitaria nel cap. II del Principe sia stata interpolata dall’autore dopo aver compiuto gran parte del lavoro sui Discorsi, ché sempre ingiustificato rimane il rinvio a un’opera ‘non-pubblicata’. Piuttosto interessanti risultano le osservazioni di Bausi intorno alla compresenza, nei Discorsi, di una ferma ideologia repubblicana convivente con istanze diverse, sebbene lo studioso conduca la sua analisi fino all’esito estremo (e qui non condiviso) di ritenere i Discorsi un’opera incompiuta, provvisoria e disorganica (Bausi 2005, pp. 173-175). I dati a nostra disposizione ci permettono soltanto di fissare pochi elementi: i Discorsi, come noi oggi li leggiamo, appaiono unitariamente post-principeschi; di un’«opera sulle repubbliche» non si hanno riscontri eccetto che in questo sibillino avvio del Principe; Machiavelli non può che riferirsi a qualcosa di ben noto, se non a tutti, almeno ai Medici nuovi padroni di Firenze cui intende indirizzare il proprio «opuscolo». Che i Discorsi non siano proprio una congerie irredimibile – che conterrebbe «tutto e il contrario di tutto» (così Bausi nell’ed. nazionale 2001, pp. XV-XVI) – ci è occorso dirlo in Machiavelli e Guicciardini davanti alle leggi delle XII Tavole. Da Livio alle Considerazioni intorno ai Discorsi del Machiavelli, in Joachim und Elisabeth Leeker (hrsg. von), Text – Interpretation – Vergleich. Festschrift für Manfred Lentzen zum 65. Geburtstag, Berlin, Schmidt, 2005, pp. 395-418, dove al termine suggerivamo che «altra volta» potesse riferirsi alla complessa mole degli scritti machiavelliani di governo, anteriori al 1512 e ben noti, se non addirittura disponibili per cerchie politico-amministrative engagées nel nuovo governo mediceo; scritti già attenti alle tensioni critico-teoriche relative ai meccanismi di gestione del potere.
3 Mi dedicherò dunque a discutere le sole forme di governo autocratico, e procederò discutendo e dibattendo ciascuno degli argomenti indicati nel capitolo precedente («andrò ritessendo» è da intendersi in senso intensivamente durativo: procederò discutendo e ridiscutendo, vale a dire impiegando un metodo dialettico che considera costantemente i pro e i contro di ciascuna argomentazione) e sottoporrò ad analisi critica il modo in cui tali diverse forme di principato si possano governare e conservare.
4 «assuefatti al sangue del loro principe»: ormai abituati a essere governati da una stirpe regnante; «non preterire»: non far decadere gli ordinamenti dei propri antenati; «temporeggiare con gli accidenti»: non assumere decisioni precipitose negli accadimenti occasionali. Gli ordini sono gli ordinamenti costituzionali, rispetto ai quali Machiavelli enuncia una sorta di principio inerziale di conservazione; la politica del temporeggiare era ben nota a Niccolò, per averla lui stesso messa più volte in pratica nel corso del dece...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. BUR
  3. Frontespizio
  4. Sommario
  5. Dedica
  6. Introduzione
  7. Orientamenti bibliografici
  8. Nota al testo
  9. Il Principe
  10. Appendice
  11. Indice di nomi e cose notevoli