
eBook - ePub
Novelle per un anno I
Scialle nero / La vita nuda / La rallegrata
- 616 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro
Queste tre raccolte pubblicate nel 1922 comprendono novelle risalenti agli anni tra il 1894 e il 1920: la spietata radiografia di un'umanità dominata dal demone del caso, che si aggira sul ristretto, soffocante palcoscenico della realtà .
Il primo volume della raccolta completa della narrativa breve è arricchito da un'introduzione che mette in luce temi e peculiarità di ciascuna raccolta, da una dettagliata cronologia, un'aggiornata bibliografia e infine uno studio della variantistica che ricostruisce il multiplo e accidentato itinerario dei testi.
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Informazioni
Print ISBN
9788804609391eBook ISBN
9788852036989LA VITA NUDA
La vita nuda
... Un morto, che pure è un morto, caro mio, vuole anche lui la sua casa. E se è un morto per bene, bella la vuole; e ha ragione! Da starci comodo, e di marmo la vuole, e decorata anche. E se poi è un morto che può spendere, la vuole anche con qualche profonda... come si dice? allegoria, già !, con qualche profonda allegoria d’un grande scultore come me: una bella lapide latina: HIC JACET... chi fu, chi non fu... un bel giardinetto attorno, con l’insalatina e tutto, e una bella cancellata a riparo dei cani e dei...
– M’hai seccato! – urlò, voltandosi tutt’acceso e in sudore, Costantino Pogliani.
Ciro Colli levò la testa dal petto, con la barbetta a punta ridotta ormai un gancio, a furia di torcersela; stette un pezzo a sbirciar l’amico di sotto al cappelluccio a pan di zucchero calato sul naso, e con placidissima convinzione disse, quasi posando la parola:
– Asino.
LÃ .
Stava seduto su la schiena; le gambe lunghe distese, una qua, una là , sul tappetino che il Pogliani aveva già bastonato ben bene e messo in ordine innanzi al canapè.
Si struggeva dalla stizza il Pogliani nel vederlo sdrajato lì, mentr’egli s’affannava tanto a rassettar lo studio, disponendo i gessi in modo che facessero bella figura, buttando indietro i bozzettacci ingialliti e polverosi, che gli eran ritornati sconfitti dai concorsi, portando avanti con precauzione i cavalletti coi lavori che avrebbe potuto mostrare, nascosti ora da pezze bagnate. E sbuffava.
– Insomma, te ne vai, sì o no?
– No.
– Non mi sedere lì sul pulito, almeno, santo Dio! Come te lo devo dire che aspetto certe signore?
– Non ci credo.
– Ecco qua la lettera. Guarda! L’ho ricevuta ieri dal commendator Seralli: Egregio amico, La avverto che domattina, verso le undici...
– Sono già le undici?
– Passate!
– Non ci credo. Seguita!
– ... verranno a trovarla, indirizzate da me, la signora Con... come dice qua?
– Confucio.
– Cont... o Consalvi, non si legge bene, e la figliuola, le quali hanno bisogno dell’opera sua. Sicuro che... ecc. ecc.
– Non te la sei scritta da te, codesta lettera? – domandò Ciro Colli, riabbassando la testa sul petto.
– Imbecille! – esclamò, gemette quasi, il Pogliani che, nell’esasperazione, non sapeva più se piangere o ridere.
Il Colli alzò un dito e fece segno di no.
– Non me lo dire. Me n’ho per male. Perché, se fossi imbecille, ma sai che personcina per la quale sarei io? Guarderei la gente come per compassione. Ben vestito, ben calzato, con una bella cravatta elioprò... eliotrò... come si dice?... tropio, e il panciotto di velluto nero come il tuo... Ah, quanto mi piacerei col panciotto di velluto come il tuo, scannato miserabile che non sono altro! Senti. Facciamo così, per il tuo bene. Se è vero che codeste signore Confucio debbono venire, rimettiamo in disordine lo studio, o si faranno un pessimo concetto di te. Sarebbe meglio che ti trovassero anche intento al lavoro, col sudore... come si dice? col pane... insomma col sudore del pane della tua fronte. Piglia un bel tocco di creta, schiaffalo su un cavalletto e comincia alla brava un bozzettuccio di me così sdrajato. Lo intitolerai Lottando, e vedrai che te lo comprano subito per la Galleria Nazionale. Ho le scarpe... sì, non tanto nuove; ma tu, se vuoi, puoi farmele anche novissime, perché come scultore, non te lo dico per adularti, sei un bravo calzolajo...
Costantino Pogliani, intento ad appendere alla parete certi cartoni, non gli badava più. Per lui, il Colli era un disgraziato fuori della vita, ostinato superstite d’un tempo già tramontato, d’una moda già smessa tra gli artisti; sciamannato, inculto, noncurante e con l’ozio ormai incarognito nelle ossa. Peccato veramente, perché poi, quand’era in tempera di lavorare, poteva dar punti ai migliori. E lui, il Pogliani, ne sapeva qualche cosa, ché tante volte, lì nello studio, con due tocchi di pollice impressi con energica sprezzatura s’era veduto metter su d’un tratto qualche bozzetto che gli cascava dallo stento. Ma avrebbe dovuto studiare, almeno un po’ di storia dell’arte, ecco; regolar la propria vita; avere un po’ di cura della persona: così cascante di noja e con tutta quella trucia addosso, era inaccostabile, via! Lui, il Pogliani... ma già lui aveva fatto finanche due anni d’università , e poi... signore, campava sul suo... si vedeva...
Due discreti picchi alla porta lo fecero saltare dallo sgabello su cui era montato per appendere i cartoni.
– Eccole! E adesso? – disse al Colli, mostrandogli le pugna.
– Loro entrano e io me ne esco, – rispose il Colli senza levarsi. – Ne stai facendo un caso pontificale! Del resto, potresti anche presentarmi, pezzo d’egoista!
Costantino Pogliani corse ad aprir la porta, rassettandosi su la fronte il bel ciuffo biondo riccioluto.
Prima entrò la signora Consalvi, poi la figliuola: questa, in gramaglie, col volto nascosto da un fitto velo di crespo e con in mano un lungo rotolo di carta; quella, vestita d’un bell’abito grigio chiaro, che le stava a pennello su la persona formosa. Grigio l’abito, grigi i capelli, giovanilmente acconciati sotto un grazioso cappellino tutto contesto di violette.
La signora Consalvi dava a veder chiaramente che si sapeva ancor fresca e bella, a dispetto dell’età . Poco dopo, sollevando il crespo sul cappello, non meno bella si rivelò la figliuola, quantunque pallida e dimessa nel chiuso cordoglio.
Dopo i primi convenevoli, il Pogliani si vide costretto a presentare il Colli che era rimasto lì con le mani in tasca, e mezza sigaretta spenta in bocca, il cappelluccio ancora sul naso; e non accennava d’andarsene.
– Scultore? – domandò allora la signorina Consalvi invermigliandosi d’un subito per la sorpresa: – Colli... Ciro?
– Codicillo, già ! – disse questi, impostandosi su l’attenti, togliendosi il cappelluccio e scoprendo le folte ciglia giunte e gli occhi accostati al naso. – Scultore? perché no? Anche scultore.
– Ma mi avevano detto, – riprese, impacciata, contrariata, la signorina Consalvi, – che lei non stava più a Roma...
– Ecco... già ! io... come si dice? Passeggio, – rispose il Colli. – Passeggio per il mondo, signorina. Stavo prima ozioso fisso a Roma, perché avevo vinto la cuccagna: il Pensionato. Poi...
La signorina Consalvi guardò la madre che rideva, e disse:
– Come si fa?
– Debbo andar via? – domandò il Colli.
– No, no, al contrario, – s’affrettò a rispondere la signorina. – La prego anzi di rimanere, perché...
– Combinazioni! – esclamò la madre; poi, rivolgendosi al Pogliani: – Ma si rimedierà in qualche modo... Loro sono amici, non è vero?
– Amicissimi, – rispose subito il Pogliani.
E il Colli:
– Mi voleva cacciar via a pedate un momento fa, si figuri!
– E sta’ zitto! – gli diede su la voce il Pogliani. – Prego, signore mie, s’accomodino. Di che si tratta?
– Ecco, – cominciò la signora Consalvi, sedendo. – La mia povera figliuola ha avuto la sciagura di perdere improvvisamente il fidanzato.
– Ah sì?
– Oh!
– Terribile. Proprio alla vigilia delle nozze, si figurino! Per un accidente di caccia. Forse l’avranno letto su i giornali. Giulio Sorini.
– Ah, Sorini, già ! – disse il Pogliani. – Che gli esplose il fucile?
– Su i primi del mese scorso... cioè, no... l’altro... insomma, fanno ora tre mesi. Il poverino era un po’ nostro parente: figlio d’un mio cugino che se n’andò in America dopo la morte della moglie. Ora, ecco, Giulietta (perché si chiama Giulia anche lei)...
Un bell’inchino da parte del Pogliani.
– Giulietta, – seguitò la madre, – avrebbe pensato d’innalzare un monumento nel Verano alla memoria del fidanzato, che si trova provvisoriamente in un loculo riservato; e avrebbe pensato di farlo in un certo modo... Perché lei, mia figlia, ha avuto sempre veramente una grande passione per il disegno.
– No... così... – interruppe, timida, con gli occhi bassi, la signorina in gramaglie. – Per passatempo, ecco...
– Scusa, se il povero Giulio voleva anzi che prendessi lezioni...
– Mamma, ti prego... – insisté la signorina. – Io ho veduto in una rivista illustrata il disegno d’un monumento funerario del signore qua... del signor Colli, che mi è molto piaciuto, e...
– Ecco, già , – appoggiò la madre, per venire in ajuto alla figliuola che si smarriva.
– Però, – soggiunse questa, – con qualche modificazione l’avrei pensato io...
– Scusi, qual è? – domandò il Colli. – Ne ho fatti parecchi, io, di questi disegni, con la speranza di avere almeno qualche commissione dai morti, visto che i vivi...
– Lei, scusi, signorina, – interloquì il Pogliani, un po’ piccato nel vedersi messo così da parte, – ha ideato un monumento su qualche disegno del mio amico?
– No, proprio uguale, no... ecco, – rispose vivacemente la signorina. – Il disegno del signor Colli rappresenta la Morte che attira la Vita, se non sbaglio...
– Ah, ho capito! – esclamò il Colli. – Uno scheletro col lenzuolo, è vero? che s’indovina appena, rigido, tra le pieghe, e ghermisce la Vita, un bel tocco di figliuola che non ne vuol sapere... Sì, sì... Bellissimo! Magnifico! Ho capito.
La signora Consalvi non poté tenersi di ridere di nuovo, ammirando la sfacciataggine di quel bel tipo.
– Modesto, sa? – disse il Pogliani alla signora. – Genere particolare.
– Su, Giulia, – fece la signora Consalvi levandosi. – Forse è meglio che tu faccia vedere senz’altro il disegno.
– Aspetta, mamma, – pregò la signorina. – È bene spiegarsi prima col signor Pogliani, francamente. Quando mi nacque l’idea del monumento, devo confessare che pensai subito al signor Colli. Sì. Per via di quel disegno. Ma mi dissero, ripeto, che Lei non stava più a Roma. Allora m’ingegnai d’adattare da me il suo disegno all’idea e al sentimento mio, a trasformarlo cioè in modo che potesse rappresentare il mio caso e il proposito mio. Mi spiego?
– A meraviglia! – approvò il Pogliani.
– Lasciai, – seguitò la signorina, – le due figurazioni della Morte e della Vita, ma togliendo affatto la violenza dell’aggressione, ecco. La Morte non ghermisce più la Vita, ma questa anzi, volentieri, rassegnata al destino, si sposa alla Morte.
– Si sposa? – fece il Pogliani, frastornato.
– Alla Morte! – gli gridò il Colli. – Lascia dire!
– Alla Morte, – ripeté con un modesto sorriso la signorina. – E ho voluto anzi rappresentare chiaramente il simbolo delle nozze. Lo scheletro sta rigido, come lo ha disegnato il signor Colli, ma di tra le pieghe del funebre paludamento vien fuori, appena, una mano che regge l’anello nuziale. La Vita, in atto modesto e dimesso, si stringe accanto allo scheletro e tende la mano a ricevere quell’anello.
– Bellissimo! Magnifico! Lo vedo! – proruppe allora il Colli. – Questa è un’altra idea! stupenda! un’altra cosa, diversissima! stupenda! L’anello... il dito... Magnifico!
– Ecco, sì, – soggiunse la signorina, invermigliandosi di nuovo a quella lode impetuosa. – Credo anch’io che sia un po’ diversa. Ma è innegabile che ho tratto partito dal disegno e che...
– Ma non se ne faccia scrupolo! – esclamò il Colli. – La sua idea è molto più bella della mia, ed è sua! Del resto, la mia... chi sa di chi era!
La signorina Consalvi alzò le spalle e abbassò gli occhi.
– Se devo dire la verità , – interloquì la madre, scotendosi, – lascio fare la mia figliuola, ma a me l’idea non piace per nientissimo affatto!
– Mamma, ti prego... – ripeté la figlia; poi volgendosi al Pogliani, riprese: – Ora, ecco, io domandai consiglio al commendator Seralli, nostro buon amico...
– Che doveva fare da testimonio alle nozze, – aggiunse la madre, sospirando.
– E avendoci il commendatore fatto il nome di lei, – seguitò l’altra, – siamo venute per...
– No, no, scusi, signorina, – s’affrettò a dire il Pogliani. – Poiché Lei ha trovato qua il mio amico...
– Oh fa’ il piacere! Non mi seccare! – proruppe il Colli, scrollandosi furiosamente e avviandosi per uscire.
Il Pogliani lo trattenne per un braccio, a viva forza.
– Scusa, guarda... se la signorina... non hai inteso? s’è rivolta a me perché ti sapeva fuori di Roma...
– Ma se ha cambiato tutto! – esclamò il Colli, divincolandosi. – Lasciami! Che c’entro più io? È venuta qua da te! Scusi, signorina; scusi, signora, io le riverisco...
– Oh sai! – disse il Pogliani, risoluto, senza lasciarlo. – Io non lo faccio; non lo farai neanche tu, e non lo farà nessuno dei due...
– Ma, scusino... insieme? – propose allora la madre. – Non potrebbero insieme?
– Sono dolente d’aver cagionato... – si provò ad aggiungere la signorina.
– Ma no! – dissero a un tempo il Colli e il Pogliani.
Seguitò il Colli:
– Io non c’entro più per nulla, signorina! E poi, guardi, non ho più studio, non so più concluder nulla, altro che di dire male parole a tutti quanti... Lei deve assolutamente costringere quest’imbecille qua...
– È inutile, sai? – disse il Pogliani. – O insieme, come propone la signora, o io non accetto.
– Permette, signorina? – fece allora il Colli, stendendo una mano verso il rotolo di carta ch’ella teneva accanto sul canapè. – Mi muojo dal desiderio di veder il suo disegno. Quando l’avrò veduto...
– Oh, non s’immagini nulla di straordinario, per carità ! – premise la signorina Consalvi, svolgendo con mani tremolanti il rotolo. – So tenere appena la matita... Ho buttato giù quattro segnacci, tanto per re...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Novelle per un anno I
- Introduzione
- Cronologia
- Bibliografia
- NOVELLE PER UN ANNO - Volume primo
- SCIALLE NERO
- LA VITA NUDA
- LA RALLEGRATA
- Appendice - Come correggeva Pirandello
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