
- 288 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Il povero Piero
Informazioni su questo libro
Povero Piero: da vivo, scrittore misconosciuto, e da morto sballottato, trafugato, nascosto negli armadi, ricoperto da valanghe di epitaffi, necrologi, addobbi vari, nonché dai pianti e dall'escandescenze di cognati, suoceri, cugini e nipoti. Finché, forse per lo choc della morte, risuscita e poi rimuore per davvero, portando il più assoluto scompiglio nel funerale già dirottato verso un altro defunto… Ma la sua sgangherata vicenda offre ad Achille Campanile l'occasione per alcune serissime considerazioni e ipotesi sull'assurdità dei comportamenti umani, e per alcuni ritratti graffianti sotto l'apparente svagatezza.
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Informazioni
Print ISBN
9788817680516eBook ISBN
9788858649312VIII
Piene d’apprensione di fronte all’imprevisto dramma giallo, le tre donne chiesero permesso alla visitatrice e uscirono in fretta dal salotto.
«Un caso simile», bisbigliò, appena furono nel corridoio, la Ridabella, che, nella sua qualità di gran lettrice di libri polizieschi, si piccava di qualche competenza in materia, «avviene nel Cadavere scomparso».
«E non rammenti dov’era scomparso?», chiese Teresa, ansiosa.
«Era stato disciolto dall’assassino in un liquido corrosivo, che ne aveva completamente cancellato le tracce».
«Non può essere il caso nostro», fece la signora Jone con un piccolo brivido.
«Credo anch’io», bisbigliò l’altra. «Comunque, vedremo».
Nella camera del defunto c’era il letto disfatto, ma nessuna traccia del povero Piero. Proprio in quel momento Angelica veniva fuori da un’ennesima ispezione sotto il letto.
«Niente», disse. «L’operaio non c’è più, fuori della finestra, e il signor Piero non si trova».
«Hai guardato dietro i mobili?», domandò la Ridabella, sempre con quel tono inquisitorio che le dava la sua pratica di letture poliziesche.
dp n="128" folio="120" ? «Naturalmente. È stata la prima cosa. Non c’è niente. Del resto, chi doveva nasconderlo, e perché?».
«E allora», disse la Ridabella, «non c’è che una spiegazione possibile».
«Cioè?», chiesero Teresa e Jone.
«Questa ragazza non dice la verità ».
«Giuro...», cominciò Angelica.
«È inutile. Non s’è mai visto che il colpevole giuri. Comunque, il giuramento non può considerarsi una prova».
«mia io non sono colpevole».
«Può darsi. Ma, allora, vedi, siamo in presenza d’un caso di mitomania. È lampante. Ce n’era uno nel Delitto immaginario, che faceva perdere la testa a tutto il dipartimento di polizia di New York, proprio per la fantasia malata d’una domestica».
«Clelia», supplicò Jone, «lascia stare i libri gialli e vieni al dunque: che c’entra la mitomania? Che cosa intendi dire?».
«Che questa ragazza sbaglia, è vittima d’una illusione abbastanza frequente nei temperamenti fantastici e un po’ nervosi: forse per l’emozione, forse per l’abitudine a mentire, ella crede d’aver portato il povero Piero in questa stanza, e invece l’ha lasciato nel bagno».
«Misericordia!», esclamò Teresa. «Nel bagno c’è il signor Demagisti. Se s’è trovato alle prese col cadavere, gli sarà venuto un accidente».
«Ci mancherebbe anche questo», balbettò la Ridabella. «Bisogna accertarsi. E intanto tu», aggiunse rivolta alla ragazza, «resta a disposizione».
dp n="129" folio="121" ? * * *
Le due vecchiette e Teresa, in punta di piedi, raggiunsero la porta del bagno, ch’era ancora chiusa. La Ridabella, eccitatissima, per l’atmosfera di mistero poliziesco in cui da qualche minuto viveva, appoggiò l’orecchio alla serratura e stette in ascolto, trattenendo il respiro.
«Be’?», domandò dopo un po’ la signora Jone, con un fil di voce.
L’altra le fe’ cenno di tacere.
«Non dà segni di vita», bisbigliò pianissimo.
«Che davvero abbia trovato il cadavere e sia morto per l’impressione?», fece Jone con voce impercettibile, impallidendo.
«È quello che vedremo», mormorò l’altra.
«Un caso simile c’è nella Vasca insanguinata, e dà molto filo da torcere al coroner, pover’uomo, che per poco non finisce al manicomio. Tanto simpatico. A un certo punto esce dal bagno...».
«Chi?».
«Il coroner».
«Ma che m’importa del coroner? Io mi preoccupo del signor Demagisti. Che non gli sia capitato qualcosa».
«Sì. Comincio a pensare che sia proprio morto e che...».
Ma in quel momento la vecchietta si staccò precipitosamente dalla porta, facendo un salto indietro.
«No», bisbigliò, arrossendo. «Non è morto. A meno che non sia morto proprio in questo momento. Non me ne stupirei affatto».
Poiché l’amica stava per chiedere schiarimenti, mise l’indice sulle labbra e si ripose in ascolto. Dopo un po’, non udendo altri segni di vita, arrischiò una timida bussatina.
«Occupato», rispose la voce calma e profonda di Demagisti.
Jone scambiò un’occhiata con l’amica, che si curvò verso la porta e:
«Scusi, signor Demagisti», domandò esitante, «è occupato soltanto da lei e non da altri?».
«Non capisco la sua domanda», fece la voce dall’interno, un po’ seccata.
«Dico: non c’è nessun altro con lei?».
«Diamine, chi vuole che ci sia? Sono solo».
Le due vecchiette si scambiarono un’altra occhiata interrogativa.
«Lo vede?», bisbigliò la domestica. «Nel bagno non c’è. Lo so bene».
La Ridabella la squadrò in silenzio per qualche istante. Poi:
«Angelica», le domandò a bruciapelo, fissandola negli occhi, «dove avete nascosto il liquido corrosivo in cui avete disciolto il corpo del povero signor Piero?».
«Che liquido?», fece la zotica ragazza, spalancando gli occhi e la bocca.
«Ma perché doveva discioglierlo?», intervenne la signora Jone.
«Per farlo scomparire. Non è il primo caso. Ed è il mezzo più comodo, che non lascia tracce».
«Ma fammi il piacere. Ti prego, non pensare ai libri gialli».
«Converrai che la situazione è proprio da libro giallo», disse la vecchietta. E aggiunse energicamente, in tono che non ammetteva repliche: «Il povero Piero deve venir fuori».
dp n="131" folio="123" ? «Eh, stiamo fresche se aspettiamo che venga fuori lui», fece Jone.
«Dico: si deve trovare. Anche se fosse caduto dal letto, dovrebbe trovarsi. Intanto, questa ragazza dovrebbe fare un salto dal portiere e domandargli se ha notato qualcosa di sospetto nell’operaio che è andato via; se aveva fagotti, pacchi, o cose del genere. O se sosteneva a fatica un presunto compagno, apparentemente in istato d’ubbriachezza. C’è un caso di questo genere, che fa ammattire la Squadra omicidi, in...» .
«Finiscila, coi tuoi casi», sbuffò la signora Jone.
Mentre la ragazza partiva, la Ridabella la richiamò:
«Non tentare di tagliar la corda, piccola. Sarebbe inutile», disse. «Ti metteresti nei guai. Va’».
Si volse di nuovo verso il bagno.
«La prolungata permanenza di Demagisti in questo luogo non mi persuade», disse.
Tornò a bussare pian pianino.
«Signor Demagisti».
«Che altro c’è?», fece questi dall’interno, in tono lamentoso.
«Scusi se la disturbo ancora, non mi mandi al diavolo, ma vorrei domandarle una cosa. Mi risponda con tutta franchezza: perché si trattiene tanto qui dentro?».
«Signora», geme l’altro, «la supplico, la scongiuro, mi lasci in pace. Se mi trattengo, avrò le mie buone ragioni, no?».
«Scusi, scusi, scusi».
dp n="132" folio="124" ? La vecchietta si ritirò in fretta e con le altre due tornò nel salotto, dove Lola era rimasta a fumare una sigaretta.
* * *
Dalla porta, s’affacciò la domestica, nel salotto.
«Il portiere», disse, «ha visto l’operaio andarsene, ma senza pacchi o altro, ed era solo».
Le due vecchiette e Teresa si scambiarono occhiate sgomente. Vedendo rientrare Demagisti, lo fissarono ansiose.
«Allora?», gli domandò la Ridabella esitante.
«Allora che?», fece Demagisti, un po’ sorpreso per la domanda.
«Dico: nel bagno... tutto in ordine?».
Demagisti sbuffò, seccato.
«Ma sì, signora, non capisco questa sua insistenza».
«Scusi, volevo dire: non ha avuto emozioni speciali?».
«In che senso?».
«Tutto era normale?».
«Ma che domande! Sto bene, non si preoccupi, signora, grazie. Pensi ai fatti suoi».
«Paolo, perché rispondi così scortesemente?», fece Lola.
«Ma se n’esce con certe domande».
«Scusi», disse la vecchietta, «non è per essere indiscreta, ma stiamo cercando...».
Un’occhiata di Teresa la ridusse al silenzio. Intanto, a un cenno di questa, la domestica era corsa ad ispezionare il resto della casa e tornò poco dopo, per dire a bassa voce, sempre sgomenta, alla padrona, in disparte:
dp n="133" folio="125" ? «Non c’è. Lo sapevo. Ormai ho cercato in tutta la casa».
«Dobbiamo cercarlo ancora», bisbigliò Teresa, angosciata, «non può essere scomparso. E, per carità , che nessuno sappia niente. La volontà di mio marito è sacra».
Fe’ cenno a Jone di raggiungerla e uscì gemendo:
«Dove sarà andato a finire?».
«Hanno perduto qualche cosa?», domandò Lola alla Ridabella.
«Ma sì», fece questa, un po’ alterata, «scusate un momento».
Si diresse anche lei nuovamente verso l’interno della casa, mentre la domestica andava ad aprire, avendo qualcuno suonato alla porta.
* * *
Dopo qualche istante s’udì dall’anticamera la voce di Angelica che diceva, col tono di chi sta fronteggiando insistenze indiscrete:
«Le dico che la signora è uscita, e il signore sta riposando e non può ricevere nessuno».
«Qualcuno della famiglia, insomma», diceva una voce d’uomo. «È una cosa della massima importanza».
«Va bene, s’accomodi qui, vado a sentire».
La ragazza introdusse nel salotto un uomo dall’aspetto d’operaio, che appariva un po’ impacciato e in preda a una grande agitazione. Mentr’ella passava nell’interno dell’appartamento, il nuovo venuto si volse a Demagisti e alla sua fidanzata, che lo guardavano con curiosità .
dp n="134" folio="126" ? «Loro sono della famiglia?», domandò, con aria sgomenta.
«No», fece Demagisti, a cui non era sfuggito il nervosismo del visitatore, «siamo degli amici. Perché? ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- INTRODUZIONE
- Dedica
- I
- II
- III
- IV
- V
- VI
- VII
- VIII
- IX
- X
- XI
- XII
- XIII
- XIV
- XV
- XVI
- XVII
- XVIII
- XIX
- XX