Le canzoni dell'aglio
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Le canzoni dell'aglio

  1. 368 pagine
  2. Italian
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Le canzoni dell'aglio

Informazioni su questo libro

«Mo Yan descrive con grande tensione narrativa la lotta del singolo contro l'arbitrio dello Stato nella Cina contemporanea. La forza del romanzo sta nella miscela di amaro realismo e poesia».
«Der Spiegel» *** Nella provincia dello Shandong, in un luogo di fantasia chiamato ironicamente Tiantang, ossia Paradiso, i contadini si ribellano, prendono d'assalto la sede del distretto, irrompono negli uffici, lanciano dalla finestra i vasi di fiori e l'acquario che abbelliscono l'arredamento del capo, danno fuoco ai documenti, alle tende, ai mobili.
L'esasperazione che li ha scatenati nasce dall'indifferenza e dagli abusi dei dirigenti del Partito che, dopo averli spinti a coltivare esclusivamente aglio a scapito di altre colture tradizionali, si mostrano poi incapaci di acquistarlo e, soprattutto, di trovare una soluzione per uscire dalla crisi che sia «dalla parte del popolo»; anzi, riattivano vecchi comportamenti di sfruttamento feudale. L'aglio che marcisce invenduto sotto i cocenti raggi del sole esala un tanfo di putrefazione che avvolge tutto il romanzo, come una grande metafora. Alla vicenda politica (realmente accaduta), si accompagna quella privata dell'infelice amore fra Gao Ma e Jinju, che è stata promessa in sposa a un uomo anziano e malato per permettere a suo fratello maggiore, che è zoppo, di trovare a sua volta una moglie. Gao Ma si ribella a questa usanza e non avendo ottenuto il sostegno delle autorità preposte a far rispettare la legge, che proibisce i matrimoni combinati, fugge insieme a Jinju per rifarsi una vita in un'altra provincia.
A fare da cornice alla narrazione sono le canzoni del cieco Zhang Kou, il cantastorie locale, che aprono ciascun capitolo seguendo le usanze della letteratura popolare e traducono in parole e musica una coscienza collettiva altrimenti inespressa. Ambientato nel 1987 nel periodo della demaoizzazione, il romanzo descrive il momento in cui la politica delle riforme di Deng Xiaoping subisce una battuta d'arresto: la disciplina del Partito si è allentata, la corruzione dilaga, il sogno di una vita migliore che sembrava dietro l'angolo si rivela un incubo. La glasnost politica, iniziata dal segretario del Partito Hu Yaobang, contro la corruzione e per la democrazia, si concluderà tragicamente con la repressione del 4 giugno 1989. Anche la rivolta descritta nel romanzo sarà brutalmente repressa, e alla fine resterà soltanto la lingua protocollare della ritualistica di Partito a decretare la verità dei fatti avvenuti.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2014
Print ISBN
9788806218546
eBook ISBN
9788858417119

Capitolo dodicesimo

Compaesani, gonfiate il petto, stringete l’addome
Tenetevi per mano e irrompete nella sede del governo
Il capo distretto Zhong non è una stella nel cielo
E il popolo non è composto di bestie da cortile
Brano della canzone eseguita da Zhang Kou per incitare i contadini ad attaccare la sede del distretto sette giorni dopo la crisi della vendita dell’aglio, che marcisce nelle strade assalendo il cielo con il suo fetore.
1.
Gao Yang si stende sulla branda e si addormenta profondamente, senza avere nemmeno il tempo di coprirsi con l’imbottita. È tormentato dagli incubi: all’inizio sogna che un cane gli morde lentamente la caviglia, morde e lecca come volesse succhiargli tutto il sangue e tutto il midollo. Vorrebbe allontanarlo con un calcio, ma non riesce a sollevare la gamba; vorrebbe dargli un pugno, ma non riesce ad alzare il braccio. Poi sogna di essere rinchiuso in una stanza vuota della brigata di produzione, perché invece di portare il cadavere di sua madre al crematorio del distretto l’ha seppellito. La testa calva della madre ricorda una zucca, la bocca sdentata è piena di sangue. La riportano a casa due membri delle «quattro categorie nere» – proprietari terrieri, contadini ricchi, controrivoluzionari e cattivi elementi –, sono passate le dieci di sera. Accende la lampada, ma quando domanda ai due cosa sia successo quelli lo guardano privi di espressione e dopo un po’ se ne vanno in silenzio uno dietro l’altro. Piangendo e gridando porta la madre sul kang. Lei apre gli occhi e muove le labbra come volesse dire qualcosa, ma alla fine non dice niente, gira la testa e muore. Il figlio si accascia su di lei e piange disperato…
Una grossa mano gli tappa la bocca, lui scuote la testa, sputa e la mano lascia la presa.
– Perché strilli? – chiede una voce bassa e seria sotto due fuochi fatui.
Gao Yang si sveglia e capisce. La luce del posto di guardia illumina il corridoio dove risuonano i passi nervosi della sentinella.
– Ho sognato mia madre, – risponde con un singhiozzo.
– Faresti meglio a sognare tua moglie! – commenta ridendo la voce sotto i fuochi fatui.
Poi i fuochi spariscono e la cella piomba nel buio. Gao Yang non riesce a riaddormentarsi. Il vecchio sbuffa nel sonno, il giovane soffia e l’assassino ha il respiro pesante.
Le zanzare, ormai sazie, riposano appoggiate alle pareti. Passata la mezzanotte scompare anche il loro ronzio. Quando Gao Yang apre la coperta e se la mette addosso, un’infinità di insetti gli si arrampica sul corpo, l’imbottita sembra muoversi da sola. La getta via disgustato, ma il freddo lo costringe a rimettersela addosso. L’assassino ridacchia nel buio.
La madre girò la testa e morí, senza dire una parola. Era luglio e faceva un caldo insopportabile. La notte era scoppiato un acquazzone che aveva lasciato le pozzanghere in cortile; in un angolo le rane gracidavano. Il gocciolio proveniente dal tetto di paglia era continuato a lungo dopo la fine del temporale. Quando fu giorno Gao Yang avvolse il corpo della madre in una coperta logora, se lo caricò sulle spalle e uscí di nascosto dal villaggio portandosi appresso una vanga. Non se la sentiva di seppellirla nel cimitero, non poteva e non voleva perché lí c’erano i contadini poveri e medio poveri che l’avrebbero perseguitata anche dopo morta. Però non aveva i soldi per affidarla al crematorio del distretto.
Portando il corpo della madre sulle spalle, si allontanò dal villaggio fino a raggiungere il confine fra i distretti di Tiantang e di Cangma, dove c’era un terreno incolto che non apparteneva a nessuno, invaso dalle erbacce e abbandonato. Lo Shunxi scorreva gorgogliando e trasportando in superficie numerose piante di grano sradicate. Gao Yang lo guadò sempre con la madre sulle spalle. L’acqua gli arrivava al petto, la forza della corrente lo faceva barcollare rendendogli difficile rimanere in piedi, tanto che rischiò piú volte di cadere.
Guadato il fiume, posò la madre a terra. La testa e i piedi della morta sbucavano fuori dalla coperta imbottita, aveva la bocca aperta e gli occhi sbarrati, e sporadiche gocce di pioggia le colpivano con un rumore sordo il viso gonfio e liscio e rotolavano via. Durante il trasporto aveva perso una delle sue scarpe lise di pezza, il piede nudo era bluastro, a forma di corno di bue e sporco di sabbia. Gao Yang si inginocchiò a terra e gridò di dolore, il suo cuore era trafitto ma gli occhi non versarono una lacrima.
Perlustrò il terreno e scelse un posto rialzato, dove incominciò a scavare una fossa con la vanga. Fece molta attenzione a non estirpare l’erba sulle zolle, che depositò un po’ scostate dalla buca. Quindi si mise a scavare e quando arrivò a un’altezza pari a mezzo uomo, l’acqua cominciò a infiltrarsi attraverso il terreno grigio e sabbioso.
Trasportò il corpo fino al bordo della fossa, batté tre volte la fronte al suolo e disse ad alta voce:
– Mamma! Sta piovendo forte e scavando la fossa ho trovato l’acqua, tuo figlio non è stato capace di comprarti una bara, ti ha avvolto in una coperta, mamma, tu… dovrai accontentarti!
Depose con estrema cura il corpo nella fossa e andò a cogliere dell’erba verde brillante per coprirle il viso. Quindi cominciò a riempire il buco e, volendo evitare di creare un tumulo visibile, a ogni strato che deponeva, entrava e calpestava la terra, calpestando cosí anche la madre, con le lacrime agli occhi e le orecchie che gli ronzavano. Alla fine risistemò sopra il tutto le zolle coperte d’erba. Sollevando il viso verso il cielo, lo vide coperto di nuvole nere e di bagliori rosso sangue che attraversavano le nuvole come serpenti guizzanti. Un vento gelido spazzò la campagna facendo danzare le foglie del sorgo e del granturco quasi fossero nastri di seta, e sollevando un gran baccano. In piedi accanto alla tomba ne memorizzò le coordinate. A nord il fiume, a est il canale, a ovest i campi sconfinati, a sud la collina Zhou avvolta nella bruma. Si sentí confortato. Si inginocchiò, batté tre volte la fronte a terra e sussurrò:
– Mamma, sei in un buon posto!
Quando si alzò non era piú triste, sentiva solo un dolore sordo montargli di tanto in tanto al petto. Riattraversò il fiume portandosi dietro la vanga, la corrente era aumentata e gli arrivava al mento…
Il giovane detenuto si dirige a tentoni verso la finestra, apre lo sportello e piscia nel vaso di gomma. Il puzzo di urina si spande nella cella aumentandone il fetore. Fortunatamente un po’ di aria fresca della notte entra attraverso l’apertura della porta di ferro che serve a passare il rancio e attraverso la finestra posta sul soffitto, evitando che i galeotti finiscano soffocati.
Gao Yang elimina tutti gli altri pensieri e riprende a ricordare il passato.
Guadato il fiume scoppiò un violento temporale, lo spazio fra il cielo e la terra si fece scuro e nella campagna si propagò un rombo immenso come di onde. Tornato a casa, Gao Yang si spogliò e strizzò i suoi logori vestiti. All’interno l’acqua filtrava da ogni parte, specialmente dalle giunture fra il tetto e le pareti di terra, da dove colava rossa lungo i muri producendo un sensibile fruscio. Il pavimento era una distesa di fango. Sulle prime Gao Yang tentò di raccogliere l’acqua con bacinelle e recipienti rotti, poi lasciò perdere e si sedette sul kang.
Steso supino sulla branda guarda il filo di cielo che si intravede dalla finestra della cella e pensa che quello era stato il periodo peggiore della sua vita: il padre era morto, la madre era morta, e gli pioveva dentro casa. Osservando le travi del soffitto coperte di polvere, e i topi che per sfuggire all’acqua si erano rifugiati sul piano del fornello, pensò di farla finita, ma non si risolse a prendere una decisione.
Quando smise di piovere, apparve un raggio di sole. Gao Yang si rinfilò i vestiti ancora umidi e uscí per controllare i danni subiti dal tetto. Era molto preoccupato. In quel momento Gao Jinglong, il capo della polizia locale, irruppe nel cortile con sette uomini armati di fucili calibro 38. Calzavano stivali da pioggia neri, portavano sulle spalle sacchi di plastica che avevano contenuto i fertilizzanti e in testa cappelli di sorgo intrecciato di forma conica. Si disposero uno accanto all’altro formando un muro spaventoso.
– Gao Yang, – disse Gao Jinglong, – il segretario del partito Huang vuole sapere se hai seppellito di nascosto tua madre… la moglie di un proprietario terriero.
Gao Yang si spaventò a morte, non poteva immaginare che la notizia si sarebbe sparsa cosí velocemente né che la brigata avrebbe prestato tanta attenzione a un morto.
– È caduta tanta di quella pioggia che se non l’avessi seppellita… E poi con tanta pioggia come avrei potuto portarla al distretto? – rispose.
– Non sono qui per discutere, spiegherai le tue ragioni al segretario Huang!
– Zio… – Gao Yang giunse le mani, piegò il capo e si inchinò. – Zio… sia buono!
– Andiamo! Ti conviene obbedire, – rispose Gao Jinglong.
Un poliziotto ben piantato si fece avanti e premendo il fucile contro il fondoschiena di Gao Yang comandò: – Cammina, forza!
Gao Yang si voltò e disse:
– Anping, noi siamo come fratelli…
– Cammina! È una cosa che non puoi evitare, – replicò Anping dandogli un altro colpo sul didietro.
In un ufficio della brigata avevano sistemato un tavolo, dietro il quale sedeva il segretario del partito Huang intento a fumare. Il brillio rosso di manifesti e slogan appesi alle pareti terrorizzò Gao Yang, che batteva i denti in piedi davanti al segretario.
Huang sorrise affabile:
– Gao Yang, ne hai di fegato!
– Signore… io… – le gambe gli si piegarono e cadde in ginocchio.
– Alzati! Alzati! – gridò Huang. – E non sono certo il tuo signore!
Gao Jinglong gli sferrò un calcio e ordinò:
– In piedi!
Gao Yang si alzò.
– Conosci le leggi del distretto? Lo sai che i morti si devono cremare? – domandò Huang.
– Lo so, lo so.
– E allora perché hai infranto la legge?
– Segretario… pioveva cosí tanto… il distretto è lontano… e io non ho i soldi per la cremazione… non ho i soldi per comprare l’urna… ho pensato che comunque avrei dovuto seppellire anche le ceneri e fare un tumulo, occupando terreno…
– Sei pieno di buone ragioni, vedo! – esclamò il segretario. – A quanto pare il Partito comunista è meno brillante di te.
– Non intendevo questo, segretario… volevo dire che…
– Taci! – intimò Huang dando un pugno sul tavolo. Poi si alzò in piedi e disse: – Dissotterra tua madre e portala al crematorio.
– Segretario, la prego, mi risparmi… – Gao Yang si rimise in ginocchio e piangendo supplicò: – Mia madre è morta dopo aver sofferto tutta la vita, ora è sepolta, non la tormenti piú…
– Gao Yang, il tuo modo di pensare è sbagliato! – rispose il segretario. – Tua madre prima della Liberazione è vissuta sfruttando il popolo e godendo di onori e ricchezze. Dopo la Liberazione è stata messa sotto controllo, la rieducazione attraverso il lavoro manuale a cui è stata sottoposta era una cosa del tutto normale. Che venga cremata dopo la morte è ugualmente del tutto normale. Anch’io mi dovrò far cremare quando giungerà il mio turno!
– Segretario Huang… mia madre diceva che prima della Liberazione non aveva mai mangiato nemmeno una volta i ravioli, si alzava prima dell’alba e andava a dormire a mezzanotte, cosí ha messo da parte i soldi per comprare un po’ di terra…
– Vorresti contestare il giudizio del partito? – Furioso Huang aggiunse: – Vuoi dire che il Partito comunista ha sbagliato la riforma agraria?
Gao Yang sentí la punta del fucile colpirgli la nuca, puntini d’oro presero a danzare davanti ai suoi occhi mentre cadeva in avanti colpendo con la bocca i mattoni scuri del pavimento.
Un poliziotto lo tirò su afferrandolo per i capelli e il capo della polizia locale lo colpí sulle guance con una tavola di legno liscio. Gao Yang sentí scrocchiare le mandibole.
– Rinchiudetelo nella stanza a ovest! – comandò il segretario. – Dai Zijin, convoca una riunione urgente del comitato di partito, usa i megafoni. ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Le canzoni dell'aglio
  3. Capitolo primo
  4. Capitolo secondo
  5. Capitolo terzo
  6. Capitolo quarto
  7. Capitolo quinto
  8. Capitolo sesto
  9. Capitolo settimo
  10. Capitolo ottavo
  11. Capitolo nono
  12. Capitolo decimo
  13. Capitolo undicesimo
  14. Capitolo dodicesimo
  15. Capitolo tredicesimo
  16. Capitolo quattordicesimo
  17. Capitolo quindicesimo
  18. Capitolo sedicesimo
  19. Capitolo diciassettesimo
  20. Capitolo diciottesimo
  21. Capitolo diciannovesimo
  22. Capitolo ventesimo
  23. Capitolo ventunesimo
  24. Il libro
  25. L’autore
  26. Dello stesso autore
  27. Copyright