La scena perduta
eBook - ePub

La scena perduta

  1. 376 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Indebolito dall'età nel fisico ma non nello spirito, Yair Moses è un regista israeliano invitato a Santiago per una retrospettiva sui suoi film. Lo accompagna Ruth, protagonista di gran parte delle sue pellicole, di volta in volta definita «compagna», «musa», «personaggio». Ad accoglierlo, però, vi saranno alcune sorprese: la rassegna è organizzata da un religioso appassionato di cinema e si concentra sui suoi primi titoli, pellicole così datate che lo stesso regista fatica a ricordarne il contenuto (facendo assomigliare le proiezioni a stranianti viaggi nella memoria, a metà tra la seduta psicanalitica e la confessione religiosa). Inoltre nella stanza d'albergo è appeso un quadro che lo turba profondamente: una versione del celebre tema iconologico della «carità romana» in cui la giovane Pero allatta il padre Cimone, chiuso in carcere e condannato a morire di fame. Il dipinto ricorda al regista una scena simile che sarebbe dovuta apparire in uno dei suoi film. Ruth, però, si era rifiutata di girarla: l'avallo di Moses alla decisione dell'attrice aveva causato la loro rottura con lo sceneggiatore, Shaul Trigano, la mente creativa alla base dei loro successi (e all'epoca compagno della donna). Una rottura tanto dolorosa quanto irrimediabile. Almeno fino ad oggi: Moses scopre che dietro l'organizzazione della rassegna c'è proprio Trigano. La scena perduta è il romanzo più misterioso e profondo di Yehoshua: un libro che ha il sapore del bilancio di una carriera, ma anche un'indagine sui segreti legami fra creatività e trascendenza, desiderio e identità, passione e compassione. Su ciò che di più prezioso abbiamo perso pur non avendolo mai posseduto.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La scena perduta di Abraham B. Yehoshua, Alessandra Shomroni in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2011
Print ISBN
9788806203313
eBook ISBN
9788858405147

Capitolo ottavo

Il pasto notturno con l’ex sceneggiatore

1.
Tu hai in programma di arrivare a Netivot prima del calare del buio per avere il tempo di trovare il luogo dove Trigano tiene il corso. Visto che lui insiste a ignorarti faresti bene a dimostrargli che non vieni esclusivamente per motivi personali ma che le sue riflessioni e fantasie ti interessano ancora e, seppure solo per un’oretta, puoi essere allievo del tuo ex allievo.
Dopo i recenti viaggi non ti fidi però piú della vecchia cartina stradale e alla prima stazione di servizio ne acquisti una dall’accattivante veste grafica, che ti dà la sicurezza di arrivare alla meta senza sbagliare.
– Hanno già lanciato razzi oggi? – domandi al giovane che ti fa benzina.
Ma questo arabo israeliano, disinteressato a razzi che non lo minacciano direttamente, dice che secondo lui sarebbe piú logico che i suoi fratelli oltrefrontiera li lanciassero all’ora di cena. A quanto pare, però, la sua logica non coincide con la loro perché strada facendo, molto prima dell’ora di cena, la radio riferisce di razzi caduti in zone aperte. La tua speranza allora è che Hamas abbia raggiunto la sua quota giornaliera prima che tu ti inoltri nella zona di fuoco.
Giunto a Netivot sei soddisfatto di constatare che non è piú un paesino ma una vera e propria cittadina alla quale la guerra di razzi degli anni recenti conferisce importanza e prestigio. Nel crepuscolo che cala i negozi sono ancora illuminati, le strade animate e tutti sanno indirizzarti verso il centro comunitario. Ma sei arrivato in anticipo. E siccome sarebbe umiliante se Trigano ti impedisse di entrare in classe, decidi di sgattaiolare dentro quando sarà già buio. Da quanto hai capito durante le sue lezioni si proiettano e si analizzano film di dilettanti. Ti siedi perciò sulla panchina di un parchetto, a un tiro di schioppo dal centro comunitario e, malgrado la fame inizi a farsi sentire, la ignori, preferendo saziarla in compagnia dello sceneggiatore che, a quanto ricordi, è come un musulmano durante il Ramadan: non tocca quasi cibo di giorno per saziarsi di notte con un grande pasto. E visto che sei sceso a sud per porre fine alla vecchia ostilità, faresti meglio a invitarlo a tue spese a una cena abbondante e gradevole, durante la quale potrete parlare e ascoltare a lungo.
Dal parchetto di pini al centro del quale brilla una vasca di pesci rossi segui stupito l’arrivo dei numerosi allievi dei corsi serali, senza dubbio provenienti anche dai centri abitati dei dintorni. Giovani e anziani, perlopiú donne, che parcheggiano gli uni vicini agli altri per prendere parte alle attività del centro comunitario che la sera si trasforma in un luogo di studi. Di tanto in tanto si sentono scoppi sordi e lontani e nonostante un anziano del posto, sedutosi accanto a te, li liquidi con un «sono nostri, non loro», tu, prudente cittadino di Tel Aviv, per sicurezza ti rechi al rifugio del centro comunitario scoprendo con gioia che il corso di cinema si tiene nel seminterrato.
Aspetti ancora un po’ prima di sgattaiolare nella grande classe buia dove trovi posto nell’ultima fila. E a giudicare dalle numerose teste bianche che balenano alla luce del proiettore non sembra che tu debba dare troppo nell’occhio a causa dell’età.
Ancora non vedi Trigano ma la sua voce risuona limpida e sicura e, chissà perché, hai l’impressione che dopo la vostra rottura esibisca un accento sefardita piú marcato, forse per sentirsi piú vicino alla maggior parte dei suoi alunni e ascoltatori. Al centro della sala troneggia un grande e vecchio proiettore che ronza proiettando sul piccolo schermo una pellicola amatoriale, filmata su nastro e non in digitale, forse per insegnare ai registi inesperti a mostrarsi piú sensibili alle sfumature della realtà. E a giudicare dagli scambi di battute, dalle opinioni e dai commenti sembra chiaro che il film è già stato proiettato altre volte. Di tanto in tanto l’insegnante chiede di interrompere la proiezione per discutere particolari estetici, tecnici e persino etici, senza accendere la luce, e la conversazione che fluisce nel buio dimostra che sa riconoscere i suoi alunni solo dalla voce. A te sembra bello che in un corso serale per dilettanti il dibattito possa essere approfondito e critico, esente da incoraggiamenti automatici, indulgenti, frequenti in corsi di questo tipo. E mentre Trigano individua con precisione i punti deboli del film, indicando possibilità mancate, tu chiudi gli occhi e vieni scaraventato indietro nel tempo, all’ingresso del cinema Smadar, nel quartiere di Moshavà Germanit di Gerusalemme dove, al termine del secondo spettacolo, un entusiasta studente-maschera condivideva con il suo insegnante l’opinione sul film appena visto.
La proiezione si conclude e la luce si accende. Trigano ancora però non nota il nuovo allievo. La bobina viene sostituita e una signora anziana, con foulard e abito lungo, si alza per introdurre la propria opera, una storia fantastica e sperimentale, dice, a proposito di una famiglia religiosa che decide all’unanimità e consapevolmente di abbandonare la fede. Interpreti dei ruoli principali sono suo marito e i suoi tre figli, di quelli secondari amici e parenti. Malgrado i dubbi e i tentennamenti, continua a spiegare, ben presto tutti gli attori sono rimasti coinvolti nella trama e a quanto pare questa esperienza «laica» è stata talmente piacevole da rendere poi difficile il ritorno alla realtà.
La luce si spegne e compaiono le immagini di un film amatoriale confuso e frammentario ma anche divertente e spregiudicato. I dilettanti religiosi recitano la parte di nuovi laici con convinzione e buona volontà. Ad attirare l’attenzione è soprattutto la protagonista, una bellissima ragazza che trascina la famiglia a una festa sulla spiaggia. Persino il rabbino del quartiere, attore improvvisato che cerca di opporsi al nuovo trend della famiglia, è costretto a rassegnarsi alla scelta dei suoi membri e nella scena conclusiva entra in mare come l’ultimo dei novelli miscredenti.
Sullo schermo scorrono i ringraziamenti e la classe scoppia in un applauso allegro che coinvolge anche te. Trigano, emozionato e sorridente, si alza per abbracciare l’artista col foulard (che di solito si ritrarrebbe dall’abbraccio di un uomo) poi, scrutando gli alunni con soddisfazione e affetto, finalmente ti nota nell’ultima fila e si rabbuia in viso.
2.
Dopo la lezione è obbligato a riconoscere l’impossibilità di sfuggire a chi è ben deciso a non aspettare le vacanze di Pasqua o del giorno dell’Indipendenza. E se un vecchio come te è sceso fino a sud per cercarlo, senza nessuna pietà per se stesso, e si è unito al suo corso fra un razzo e l’altro, ecco che, esaurite le domande degli alunni, nella classe ormai vuota, non gli resta altro da fare che prestarti attenzione.
Per il momento si limita a stringerti la mano e tu avverti un tremito in questo contatto fisico rinnovatosi dopo secoli.
– Davvero rimani qui la notte? – gli domandi. – Se è tutto tranquillo la strada per tornare a casa non è lunga.
– Non lo è nemmeno quando non è tutto tranquillo, – replica lui ironico. – Ma ho preso l’impegno di tenere questo corso perché ho un figlio qui in zona, in affido presso una famiglia in un moshav agricolo. Cosí, finita la lezione, ho modo di stare un po’ con lui, e anche la mattina dopo. Fino a che va a lavorare.
– È quello… – dici esitante, rammentandoti di qualcosa di sgradevole dimenticato con gli anni.
– Sí, – liquida lui la tua esitazione facendo il nome del figlio maggiore in tono di sfida. – Uriel. Da qualche tempo è ospite di una brava famiglia qui vicino. Lavora allo smistamento della frutta e della verdura.
– Quanti anni ha adesso? – azzardi tu, come se sapendo l’età del ragazzo handicappato mentale potessi capire meglio ciò che è accaduto a suo padre in questi anni.
– Ventuno.
– Ma non è il tuo unico figlio, – cerchi di tranquillizzarti.
Trigano ti lancia uno sguardo duro.
– Ha anche un fratello sotto le armi e una sorella al liceo.
– Ah, bene, non lo sapevo.
– Non è l’unica cosa che non sai di me.
– Naturale. Sono passati tanti anni. Ma anche tu… di me…
– So molto piú di quanto pensi.
– Vedremo, – accetti la sfida. – Però non ho dimenticato che il pasto principale, per esempio, lo fai la sera tardi. Perciò, se non hai cambiato abitudini, vorrei unirmi a te, tanto piú che sono a digiuno da mezzogiorno. Permettimi di invitarti a cena, con la speranza che a Netivot ci sia un ristorante decente aperto a quest’ora.
Il sorriso stupito di Trigano prova che questo dettaglio personale che hai serbato nella memoria potrebbe ammorbidire l’ostilità di chi preferirebbe una conversazione breve, in piedi, in una classe vuota.
– Sí, non hai scelta, – continui a stuzzicarlo stupidamente, – se sei andato in pellegrinaggio fino a Santiago per riallacciare il legame con me dovrai ascoltarmi con pazienza anche in Israele.
– Non sono andato a Santiago per riallacciare nessun legame, – ribatte lui, – ma solo per consegnare all’archivio alcuni miei film e salvarli dall’oblio.
– Ma siccome quei film sono casualmente anche miei, volente o nolente hai trascinato pure me laggiú. E a causa tua mi hanno organizzato una strana retrospettiva alla fine della quale, pensa un po’, mi hanno consegnato anche un piccolo premio.
– Non ho niente a che fare con la tua retrospettiva, – proclama Trigano risoluto nella classe vuota, – e non meritavi nessun premio per dei film che ho creato io e del cui valore tu dubiti. Ma che ci posso fare, Moses, se degli stranieri in un paese civile, gente sensibile e intelligente non meno di te e dei tuoi amici, riconoscono il valore delle mie opere e sono interessati a custodirle in un archivio e studiarle? Con te però non voglio avere niente a che fare. Se davvero avessi voluto riallacciare i rapporti, perché mi sarei dovuto spingere fino in Spagna quando sei disponibilissimo qui in Israele e non fai che rompere le scatole?
Tu abbassi la testa e sorridi.
– E poi, – continua lui con impeto velenoso, – dopo la rottura dei nostri rapporti non ho mai provato il desiderio di riavvicinarmi a te, specialmente quando sento parlare dello stile mediocre dei tuoi film. Ma che ci posso fare se mi imponi la tua presenza…?
– Sí, non hai scelta…
– Ho chiesto a David, il figlio di Toledano, di non invitarti quella sera. Dopo tutto suo padre non ti ha fatto nemmeno un ritratto. Ma tu ti sei presentato lo stesso e mi hai detto di aver bisogno di aiuto, cosa di cui dubito fortemente. E per quanto io abbia cercato di sfuggirti, o perlomeno di rimandare questo incontro, hai insistito a seguirmi. Allora perché cenare insieme? Parliamo qui. È un posto tranquillo. Sbrigati, cos’altro vuoi da me?
Dinanzi a un tono tanto brusco, all’offesa e alla rabbia dell’ex sceneggiatore, rimaste inalterate, faresti meglio a serbare un po’ di dignità e ad andartene immediatamente. Ma la stanchezza e la fame rendono piú forte il tuo autocontrollo. Quel figlio disabile che avevi dimenticato, inoltre, ti porta a provare compassione per lui, malgrado cerchi in tutti i modi di ferirti.
– Su, Trigano, – ti azzardi a dire posandogli una mano sulla spalla, – non fare cosí… Non in piedi, in una classe vuota… Sono venuto qui con buone intenzioni. E siccome ho fame e sete andiamo in un posto piú carino. E non appena dirai «basta», me ne andrò.
Ma Trigano ha l’abitudine di cenare al moshav, a casa della famiglia che si prende cura del figlio.
– E non potrei venire anch’io?
– Non sono sicuro che ti sentiresti a tuo agio.
– Perché no? Dove si trova?
– A qualche chilometro da qui, in direzione ovest, vicino a Netiv HaAsara. Proprio sul confine con la Striscia di Gaza. Ma non ti preoccupare. Non saranno loro ad ammazzarti questa notte.
Per un attimo rimani raggelato dalla scintilla malvagia nelle sue pupille. Poi scoppi in una risata cordiale, liberatoria.
Ma lui non sorride. Raccoglie le carte, si getta sulle spalle una giacca a vento, si calca un cappello bianco a larga tesa in testa e spegne la luce ancor prima che tu sia uscito. Saluta a lungo e calorosamente i guardiani e ti conduce fuori, al parcheggio ormai vuoto e inondato dalla luce giallastra di una luna pingue. – Seguimi, – ti ordina. – Arrivati lí, ti spiegherò come tornare a nord. Ma stai attento a non perdermi di vista, soprattutto quando svolto in strade secondarie.
– Un attimo, – lo afferri tu per una spalla, – non sono io che non devo perdere di vista te, sei tu che devi badare che ti segua –. Lui ti guarda un istante, sorpreso dalla tua presa forte.
Scomparsa l’illuminazione della città ti conduce lungo strade strette e deserte dove transitano saltuari veicoli militari con le sole luci di posizione. E malgrado possa facilmente seminarti e porre fine a questa visita sgradita, sta attento a non farlo. In prossimità di una curva o di un semaforo rallenta, perché tu passi insieme a lui col verde, e mette la freccia con molto anticipo prima di girare. E siccome conosce bene il percorso osa talvolta prendere una scorciatoia, imboccando sentieri sterrati e continuando a procedere verso ovest, verso un orizzonte solcato di tanto in tanto dal bagliore muto di un lampo che ha rinunciato al tuono, o di un razzo. Pur essendo solo un ospite nella zona hai l’impressione che abbia comunque imparato a distinguere fra i «nostri» e i «loro». Quando però all’orizzonte balena una saetta il cui tuono si è probabilmente dissolto nel fragore della musica a tutto volume che riempie il tuo abitacolo, ti stupisci che lui si fermi di colpo, scenda dall’auto e alzi una mano verso il cielo. E quando ti vede ancora perplesso ti tira giú dal sedile, ti trascina in un fossato a bordo strada e ti spinge forte la testa contro la terra. Un altro scoppio, piú potente e piú vicino, scuote l’aria tanto che dei sassolini ti cadono sulla testa. Poi, nel mondo tornato tranquillo, si diffonde un odore dolciastro di polvere da sparo.
Ma quando Trigano si alza tu continui a rimanere steso nel fossato, dicendo in tono divertito: – Ma come? Mi hai promesso che stanotte non sarebbero stati loro ad ammazzarmi.
Finalmente sul suo volto spunta il vecchio e saggio sorriso da sognatore che ti aveva affascinato fin dal vostro primo incontro in quarta liceo. – È vero, – conferma lui, – non saranno loro. Sarà qualcos’altro. Aspetta e vedrai –. Scuote la polvere dai vestiti e si accende una sigaretta. Tu però non hai fretta di alzarti. Raggomitolato fra l’erba e i sassi inspiri l’odore della terra alla quale non stai cosí vicino da tantissimi anni. Ed è possibile che Trigano intuisca il languido piacere che ti avvolge. Infatti non ti tende una mano ma si limita a sbuffare il fumo e a osservarti con sguardo ironico, come se fosse un bene che il vecchio regista che lo ha tradito si rotoli ai suoi piedi. E chissà se in un momento tanto pastorale, dopo la caduta del razzo, non gli baleni per la testa un’idea malvagia, impudente e provocatoria, da porre come inderogabile condizione per riconciliarsi.
– Non capisco, – dici appoggiandoti a un masso e alzandoti lentamente, – mi hanno detto che sparano sempre la sera presto. E adesso è notte, la gente è vicina ai rifugi e alle camere blindate.
– Non hanno metodo. Sparano quando hanno nostalgia. E la nostalgia, come sai, è incontrollabile. Va e viene.
– Nostalgia di che?
– Dei campi e delle case che gli abbiamo portato via nel ’48, e forse anche delle nostre serre, dei capannoni di smistamento e di imballaggio degli ortaggi, degli asili, delle belle villette con i tetti dalle tegole rosse che abbiamo oltraggiosamente piazzato di fronte alle loro baracche dei campi profughi. Ci vogliono ancora vicini per invidiarci, odiarci e vendicarsi di noi non solo nell’imma...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. I. Santiago de Compostela
  5. II. Da paziente a badante
  6. III. Il sonno dei soldati
  7. IV. Nella nostra sinagoga
  8. V. La confessione
  9. VI. La sistemazione della vecchia casa
  10. VII. L’esame cardiologico
  11. VIII. Il pasto notturno con l’ex sceneggiatore
  12. IX. Caritas romana