L'ideale della Via
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L'ideale della Via

Samurai, monaci e poeti nel Giappone medievale

  1. 296 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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L'ideale della Via

Samurai, monaci e poeti nel Giappone medievale

Informazioni su questo libro

La Via occupa un posto di particolare rilievo nella civiltà giapponese medievale, dando vita, nelle varie forme in cui si manifesta, tra le quali la Via del Guerriero, del Tè, della Poesia, al nucleo fondamentale della cultura che si sviluppò tra i secoli XII e XVII. È il periodo in cui i samurai vennero alla ribalta della scena politica e sociale, e poi anche culturale, prendendo e gestendo il potere effettivo: un'epoca di sanguinose lotte, ma pure di una grande fioritura intellettuale che ha lasciato un segno indelebile persino sulla società giapponese contemporanea. Questo libro ripercorre le principali fasi dello sviluppo dell'ideale della Via, esplorandone la storia e le principali manifestazioni all'interno del pensiero dei samurai, nella poesia e nel Buddhismo. Guerrieri, monaci e poeti sono gli attori principali della scena medievale giapponese: nella pratica della Via, nella sua forma piú elevata, essi sono uniti dall'unico ideale del perfezionamento spirituale.

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Informazioni

PARTE PRIMA

Il periodo Kamakura

Capitolo primo

L’avvento dei bushi al potere e la loro cultura

1. La battaglia di Dan no ura e la preminenza dei Minamoto.

Il 24 marzo 1185, nella baia di Dan no ura, lo specchio di mare di fronte all’odierna Shimonoseki nell’estrema punta meridionale dell’isola di Honshū, si svolse una battaglia navale destinata a cambiare per sempre la storia del Giappone.
Si fronteggiavano due grandi clan, quello dei Taira, guidato da Taira no Munemori
e quello dei Minamoto, alla cui testa vi era un condottiero che poi sarebbe diventato uno dei personaggi piú celebri delle leggende e della narrativa popolare, Minamoto no Yoshitsune
(1159-1189), fratello minore di Yoritomo1.
I Taira, dopo i tumulti dell’èra Hōgen (1156), seguiti da quelli dell’èra Heiji (1160), erano riusciti a prendere di fatto il potere e, nel 1180, a porre sul trono un imperatore ancora bambino di nome Antoku
(1178-1185), che al tempo della battaglia aveva appena sette anni. All’ascesa dei Taira si oppose un altro grande clan desideroso di prenderne il posto, quello dei Minamoto: il suo leader, Yoritomo
(1147-1199), che era stato esiliato da Taira no Kiyomori
(1118-1181), radunò i suoi e mosse contro il clan avversario. Lo scontro fra i Taira che dominavano a corte e i Minamoto, potente clan della provincia che ambiva alla scalata del potere, durò circa cinque anni, e si concluse con la sconfitta dei Taira a Dan no ura. Questo epico scontro ebbe ripercussioni di grande portata e cambiò profondamente la storia politica, sociale e anche culturale del paese.
Era la fine del periodo Heian (794-1185), un lungo ciclo di pace durato oltre quattrocento anni che aveva dato al Giappone, oltre che stabilità, una fioritura culturale irripetibile, nata in seno a un’aristocrazia dedita alla cura del potere e agli svaghi raffinati.
Tuttavia, ora, sul finire del XII secolo, si stava prepotentemente affacciando un’altra classe, quella dei guerrieri, i samurai o bushi, che negli ultimi decenni, imprudentemente, l’aristocrazia della capitale aveva lasciato pericolosamente rafforzare. Ora questi clan, non piú tenuti a freno e coinvolti nei giochi di potere, usavano la corte e l’imperatore come fantocci per le loro mire egemoniche.
Stava nascendo una nuova èra che sarebbe durata per molti secoli: un’èra dominata dal potere – e dalla cultura – dei samurai. Essi avrebbero formato il nuovo volto del Giappone e avrebbero dato al paese un’eredità culturale che formalmente si sarebbe trasmessa fino alle soglie dell’èra moderna, ma che di fatto ancora influenza profondamente il Giappone contemporaneo.
La battaglia di Dan no ura fu l’atto finale della guerra Genpei
. Quel giorno, un solo giorno, anzi nemmeno per un giorno intero, tutte le forze in campo dei due clan si scontrarono per la vita o la morte. Fu una battaglia epica narrata molte volte nella letteratura e diventata una leggenda: essa segna il vero inizio del potere dei guerrieri e la fine di quello dell’aristocrazia. L’imperatore Antoku morí annegato tra le braccia della nonna, Taira no Tokiko
(1126-1185), simbolicamente a rappresentare la fine della sua autorità. La stirpe degli imperatori sarebbe continuata, ma relegata almeno fino al 1868 nell’ombra, tra i suoi finti fasti e le improbabili pretese di autorità.
Il 24 marzo, oltre mille navi si scontrarono violentemente, fino ad arrivare all’arrembaggio. Le forze in campo erano sbilanciate a favore dei Minamoto, ma ciò non bastava per decidere le sorti della battaglia, la quale nella prima fase volgeva in favore dei Taira, grazie anche alla loro abile tecnica di combattimento. Ma la situazione si rovesciò improvvisamente e definitivamente a causa del tradimento di un generale dei Taira, Taguchi Shigeyoshi
(date sconosciute), che passò al nemico, sconvolgendo gli equilibri e dando ai Minamoto una superiorità schiacciante. Gli uomini al comando di Yoshitsune dilagarono e nel volgere di poco tempo assestarono un colpo mortale ai nemici.
Nel poema epico Heike monogatari
si narrano la storia e le gesta di questa vicenda. È il racconto del clan degli Heike, ossia i Taira, del loro successo e poi della loro disfatta e declino, dalla presa del potere fino alla disastrosa sconfitta nella battaglia navale di Dan no ura.
In uno dei capitoli piú drammatici si racconta la storia della fase finale della battaglia, del rovesciamento del fronte e della rovinosa sconfitta, seguita dal suicidio dell’imperatore e di molti suoi fedeli.
La strategia degli Heike fu quella di mettere i migliori guerrieri sulle navi comuni e quelli di capacità inferiori sulle grandi navi di costruzione cinese. In questo modo, pensavano di attrarre i Genji a volgersi verso le navi di costruzione cinese e cosí facendo, si preparavano a circondarli e quindi attaccarli. Però a causa del tradimento di Shigeyoshi2, essi [i Genji] non volsero lo sguardo verso le navi cinesi, e invece i loro generali concentrarono il loro attacco sulle navi piú piccole. Allora Taira no Tomomori3 disse: «Accidenti! Avrei dovuto uccidere Shigeyoshi», ma ormai era inutile pentirsi di questo e non c’era nulla da fare.
Nel frattempo, i soldati di Shikoku e di Kyūshū volsero tutti le spalle agli Heike e aderirono ai Genji. Anche coloro che fino a quel momento avevano seguito gli Heike, si volsero contro il loro signore e tesero gli archi e sfoderarono le spade contro di lui. Volendo raggiungere l’altra sponda, non vi riuscivano a causa delle onde alte. Quando cercavano di avvicinarsi alla sponda, il nemico era pronto ad aspettarli con le punte delle frecce preparate. Sembrava proprio che la lotta per [la conquista del paese] tra i Genji e gli Heike si dovesse risolvere quel giorno.
Intanto, i soldati dei Genji avevano abbordato le navi degli Heike e avevano ingaggiato battaglia. I marinai e i timonieri furono uccisi dalle frecce e dalle spade e quelli ancora vivi si erano rifugiati a poppa. Cosí le navi erano abbandonate a se stesse e prive di controllo. Il nobile Tomomori salí su una piccola imbarcazione e si avvicinò alla nave su cui era l’imperatore e salito a bordo disse: «Vedete cosa succede a questo mondo! Pulite la nave e gettate in mare tutte le cose sporche»4 e correndo da poppa a prua si diede a pulire anch’egli la nave strofinando e raccogliendo la polvere. Le donne di corte allora gli chiesero tutte insieme: «Chūnagon dono5, come sta procedendo la battaglia?» ed egli rispose: «Vedrete pr...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione
  4. L’ideale della Via
  5. PARTE PRIMA. Il periodo Kamakura
  6. PARTE SECONDA. Il periodo Muromachi
  7. Appendici
  8. Il libro
  9. L’autore
  10. Dello stesso autore
  11. Copyright