Fantascienza?
eBook - ePub

Fantascienza?

Science Fiction?

  1. 288 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Fantascienza?

Science Fiction?

Informazioni su questo libro

Che genere di storie sono i quindici racconti fantascientifici che Primo Levi pubblicò nel 1966 sotto l'ironico titolo Storie naturali? E come mai li firmò con lo pseudonimo Damiano Malabaila? Quali legami quelle pagine intrattenevano con i suoi libri d'esordio, legati alla distruzione degli ebrei d'Europa? E quando, cinque anni piú tardi, pubblicò una nuova raccolta di storie d'invenzione sotto il proprio nome e con il titolo Vizio di forma, si trattava di racconti dello stesso genere, o di un cantiere narrativo tutto diverso? Una zona ampia e poco frequentata - eppure essenziale - dell'opera di Levi si presenta costellata di punti di domanda; ed è un brillante storico della scienza a trasformarli uno per uno in efficaci risposte, mostrandoci che cosa c'è dentro, dietro e oltre quei testi cosí stranianti, cosí insoliti per la letteratura europea, e cosí assertivi. *** What kind of tales are the fifteen science-fiction stories Primo Levi published in 1966 under the ironical title Natural Histories? And why did he sign them with the pseudonym Damiano Malabaila? What links did they have with his debut books about the destruction of Europe's Jews? And when, five years later, he published under his own name a new collection of fiction stories entitled Flaw of Form, was it a similar collection of stories or an entirely different narrative construct? A broad and fairly unfrequented - yet essential - area of Levi's opus appears studded with question marks. A brilliant historian of science transforms them, one after another, into incisive answers, showing us what lies inside, behind, and beyond those stories, so estranging, so unusual in European literature, and so forceful.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2016
Print ISBN
9788806230388
eBook ISBN
9788858422946
Argomento
Letteratura

Fantascienza?

1.

Prologo, 1946-48: un’intuizione puntiforme

Ho scritto dei racconti, sfruttando per ciascuno di essi un’idea tecnica, nata in laboratorio e in fabbrica.
PRIMO LEVI1
Il 21 gennaio 1946, Primo Levi viene assunto presso lo stabilimento Duco-Montecatini di Avigliana: la «grande fabbrica in riva al lago, ancora guasta per la guerra, assediata in quei mesi dal fango e dal ghiaccio»2. Nei laboratori della Duco, in «un cantuccio pieno di fracasso e di correnti d’aria e di gente che andava e veniva con in mano stracci e bidoni»3, Levi scrive Se questo è un uomo, e il libro gli cresce tra le mani «quasi spontaneamente, senza piano né sistema, intricato e gremito come un termitaio»4.
In questo stesso luogo, a poco piú di un anno di distanza dall’assunzione, nel febbraio 1947, Levi presenta una relazione intitolata La puntinatura degli smalti Dulox. Il rapporto inizia con l’enunciazione di un problema: «Negli ultimi mesi trascorsi si è nuovamente verificato l’inconveniente della puntinatura dei nostri smalti Dulox»5. Gli smalti della serie 88, una volta applicati, mostrano una pellicola cosparsa di «grani spesso assai fini e numerosi». Le prime considerazioni su base empirica portano a escludere che il problema sia determinato dalla modalità di applicazione, dal tipo di pigmento impiegato o da un inquinamento dovuto a corpi estranei: «A detta dell’esperienza, la puntinatura si manifesta a ondate, e cioè per periodi di qualche settimana, separate da lunghe pause, e contemporaneamente su un gran numero di prodotti»6.
Attraverso una ricerca personale su fonti da lui stesso individuate e tradotte, Levi scoprirà che il problema della puntinatura non riguarda soltanto la Duco, ma era già stato notato nel 1936-37 dai tecnici americani della Du Pont e, nel 1946, dal chimico industriale Rollin H. Wampler, all’interno del suo manuale Modern Organic Finishes, their application to industrial product: «Ciò posto», conclude Levi, «vengono evidentemente a cadere tutte le supposizioni fatte in altri tempi, che cioè la puntinatura dei nostri smalti fosse dovuta a difetti inerenti alle materie prime, al macchinario o alla tecnica di lavoramento»7.
Ma si tratta solo delle osservazioni preliminari. È a questo punto che ha inizio la «caccia», la ricerca delle cause attraverso la formulazione di ipotesi: «Come ipotesi di lavoro (indipendentemente dalle documentazioni sopra citate, ma in accordo con esse), abbiamo concesso che l’origine del fenomeno sia stagionale»8. Il fenomeno – precisa Levi – è sotto «studio sistematico» dal gennaio 1946, ovvero esattamente dal suo arrivo alla Duco: un’indicazione cronologica non trascurabile, che rivela la passione di Levi per l’osservazione e il metodo sperimentale.
Dall’inizio del 1946 – prosegue il rapporto – si sono avute infatti due sole ondate di puntinatura, nel gennaio-febbraio 1946, e nel dicembre 1946 - gennaio 1947: la causa dell’alterazione andrebbe dunque individuata nelle basse temperature in fase di applicazione?
Per rispondere a questo interrogativo, Levi prende in esame cinque smalti diversi, risultati puntinati al normale collaudo, e li ricollauda in sei differenti condizioni di temperatura, effettuando tre collaudi in parallelo per ogni smalto e ogni condizione, «per assicurarsi della riproducibilità dei risultati»9. Non registrando una correlazione significativa tra la puntinatura e la temperatura ambientale di applicazione, i dati dell’esperimento portano ad abbandonare l’ipotesi di partenza, ma presentano una «inaspettata particolarità»: «Per alcuni degli smalti puntinati in esame, tutti i provini, indipendentemente dalle condizioni, sono risultati piú o meno nettamente migliorati rispetto al provino di collaudo originario»10.
La seconda ipotesi da verificare riguarda, a questo punto, l’influenza del raffreddamento sui prodotti prima dell’applicazione, durante una o piú fasi della lavorazione. Levi elenca qui una serie di «fatti» osservati:
a) la puntinatura è osservabile (raramente) d’inverno nelle resine dei serbatoi del magazzino Intermedi, anche quando, all’atto del versamento, esse ne erano state riscontrate esenti;
b) Sottoposte a controllo periodico (settimanale) le tintebase della serie 88 a magazzino Intermedi durante il corrente inverno, si è constatato che, senza apparente regola, tutte o quasi le tinte erano contemporaneamente puntinate in certi giorni, e normali in altri.
c) Tuttavia, tutti i singoli lotti delle varie tinte erano stati giudicati normali all’atto del versamento a magazzino Intermedi.
d) Sottoposti ultimamente ad esame gli smalti del magazzino Prodotti Finiti, sono stati trovati in massima parte normali; un piccolo numero risultavano puntinati, senza che la tinta, o i componenti, o la data di produzione, o le condizioni di magazzinaggio (contenitori, localizzazione del lotto nei ripiani del magazzino) permettessero di ricostruire alcuna regolarità11.
Alla luce di queste osservazioni, la «fugacità» della puntinatura appare evidentemente come una caratteristica intrinseca del fenomeno, e non come una conseguenza di condizioni esterne di lavorazione e applicazione degli smalti. Per confermare la sua ipotesi, Levi conserva latte di vari smalti in diverse condizioni ambientali, finendo per osservare la comparsa della puntinatura, pur senza aver sottoposto i prodotti ad alcun trattamento particolare.
La puntinatura scaturisce pertanto dalla composizione interna delle vernici e scompare con un moderato riscaldamento. Per questo motivo le «ondate» granulose svaniscono con la primavera e per la stessa ragione il difetto sfugge solitamente all’attenzione dei clienti: «Una conferma», scrive Levi alla direzione della Duco, «sta nel fatto, a Voi noto, che a tutto oggi solo eccezionalmente la clientela ha protestato nostri smalti perché affetti da puntinatura; il difetto tende infatti a scomparire durante il viaggio e il magazzinaggio presso il cliente»12. Nessun acquirente aveva dunque protestato per lo stato delle vernici: la puntinatura non è per Levi un urgente problema burocratico-commerciale, ma un dilemma di laboratorio da risolvere con pazienza e metodo, un caso pratico e un esercizio speculativo al tempo stesso.
Passando infine dall’analisi delle «cause» a quella della «natura» del fenomeno, Levi contesta la versione fornita dai tecnici della Du Pont e ipotizza che la struttura dei granuli sia costituita da sali (ftalati e fosfati) di piombo e magnesio. Un dato che desume, ancora una volta, dall’osservazione diretta: «Infatti, nello scorso inverno, abbiamo notato che smalti particolarmente esenti da puntinatura si ottenevano, quando si impiegavano resine di alcuni pochi lotti, dopo la cottura, dei quali si era trovato sul fondo della caldaia un piccolo sedimento bianchiccio e granuloso, costituito appunti da ftalati e fosfati di Mg e Pb, con tracce di Fe»13.
La relazione si conclude con alcune indicazioni pratiche utili a «prevenire il difetto della puntinatura» negli smalti e con tre allegati: i due rapporti citati dei tecnici della Du Pont e la traduzione – scritta di proprio pugno dello stesso Levi – di un paragrafo del volume a cura di Roelof Houwink, Chemie und Technologie der Kunststoffe14, relativo alle resine ftaliche pure e modificate.
Basterebbe questo riferimento a Houwink per cogliere la convergenza e la ricchezza di rimandi e significati che caratterizza questo rapporto. Levi ritornerà a parlare del chimico olandese – «uno fra i piú noti studiosi del mondo nel campo dei polimeri e della gomma» – nel luglio del 1980, sulla «Stampa», recensendo il suo The Odd Book of Data15. Il libro divulgativo di Houwink era in realtà uscito nel 1965. La recensione è dunque poco piú che un pretesto per ragionare su un problema: in che misura il linguaggio e la fantasia umani possono contribuire a rendere immaginabile e comprensibile un universo incommensurabile, come quello descritto dalle scienze? Che valore può avere in questa prospettiva «la strada del paradosso, della folgorazione comparativa oltre il limite dell’assurdo»?16.
Ma nel rapporto del febbraio 1947 c’è anche molto di piú. La storia della puntinatura degli smalti non sfigurerebbe al fianco di altre vicende «chimico-poliziesche»17 presenti nelle opere letterarie di Levi: il caso dell’impolmonimento delle vecchie vernici della Duco, ad esempio, raccontato nel capitolo Cromo, del Sistema periodico; o i misteriosi grumi delle vernici per scatole di acciughe che dominano due capitoli della Chiave a stella. Questi passaggi letterari riproducono quasi perfettamente l’andamento logico del rapporto: le ipotesi di partenza; la verifica attraverso continui provini ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Fantascienza?
  3. Foreword
  4. Premessa
  5. Ringraziamenti
  6. Acknowledgements
  7. Fantascienza?
  8. Science Fiction?
  9. Apparato iconografico / Illustrations
  10. Appendice
  11. Appendix
  12. Il libro
  13. L’autore
  14. Lezioni Primo Levi
  15. Copyright