Decameron
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Decameron

  1. 1,520 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

«Proprio nella Firenze contemporanea e nel cerchio dell'attività commerciale e artigiana piú caratteristica, quella tessile, il Boccaccio rinnova attualizzando, non senza dichiarazioni di poetica, uno dei temi piú alti della narrativa cavalleresca, quello di "amore e morte"... Ma lo rinnova su registro diverso, approfondito emotivamente, nella insistente e scandita sequenza delle cinque novelle con le sette eroine appartenenti al ceto borghese e addirittura operaio... L'amore non nasce fra dorate suggestioni cortigiane e cavalleresche, o tra contemplazioni affascinanti e incantate: germoglia su dagli stessi gesti di lavoro artigiano o dagli incontri nei giochi fanciulleschi che cancellano qualsiasi distinzione di classe... Gli eroi si fanno uomini al livello dei lettori piú umili e perciò possono parlare un linguaggio piú immediato, piú ricco di risonanze per l'uomo qualunque».
Vittore Branca

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2016
Print ISBN
9788806222581
eBook ISBN
9788858423073

Finisce la Prima giornata del Decameron: e incomincia la Seconda, nella quale, sotto il reggimento di Filomena, si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine.

Già per tutto aveva il sol recato con la sua luce il nuovo giorno e gli uccelli su per li verdi rami cantando piacevoli versi1 ne davano agli orecchi testimonanza, quando parimente tutte le donne e i tre giovani levatisi ne’ giardini se ne entrarono, e le rugiadose erbe con lento passo scalpitando2 d’una parte in un’altra, belle ghirlande faccendosi, per lungo spazio diportando s’andarono. E sí come il trapassato giorno avean fatto, cosí fecero il presente: per lo fresco3 avendo mangiato, dopo alcun ballo s’andarono a riposare, e da quello4 appresso la nona levatisi, come alla loro reina piacque, nel fresco pratello venuti a lei dintorno si posero a sedere. Ella, la quale era formosa5 e di piacevole aspetto molto, della sua ghirlanda dello alloro coronata, alquanto stata6 e tutta la sua compagnia riguardata nel viso, a Neifile comandò che alle future novelle con una desse principio. La quale, senza alcuna scusa fare7 cosí lieta cominciò a parlare.
1 Inf., XVI 19-20: «Ricominciar … L’antico verso»; Petrarca, CCXXXIX 3: «E li augelletti incominciar lor versi».
2 calpestando: VIII 7,82: «scalpitando la neve»; Amorosa Visione, XXXVIII 23 sg.: «scalpitando | L’erbette e’ fior col passo lento lento»; Inf XIV 34.
3 Cioè prima che il sole scottasse e fosse molesto: Intr., 102 n.
4 Cioè dal riposo: la solita sintassi di pensiero (Intr., 26 n.). Tutta la breve scena, come spesso quelle delle introduzioni alle varie giornate, riprende il topos del «locus amoenus»: qui usando parole di un sonetto del B. «Intorn’ ad una fonte, in un pratello…» (Rime, 1).
5 avvenente, che ha belle forme: riguarda tutta la persona, e per questo il B. aggiunge: e di piacevole aspetto; Amorosa Visione, XVIII 7 e XIX 45; Comedia, XXIX 16; Convivio, III III 9.
6 avendo atteso, indugiato alquanto; o sottintendendo «sopra di sé»: essendo stata alquanto sopra pensiero (II 9,2 11.).
7 senza addurre alcun pretesto (per ricusare): Purg., XXXIII 130. Quasi sempre chi dà inizio alle novelle premette qualche parola di cortesia e scusa per l’onore attribuitogli.

[1]

Martellino, infignendosi attratto1 sopra santo Arrigo fa vista di guerire2 e, conosciuto il suo inganno, è battuto e poi preso; e in pericol venuto d’essere impiccato per la gola, ultimamente scampa3.

– Spesse volte, carissime donne, avvenne che chi altrui sé di beffare ingegnò4, e massimamente quelle cose5 che sono da reverire, s’è con le beffe e talvolta col danno sé solo ritrovato. Il che6, acciò che io al comandamento della reina ubidisca e principio dea con una mia novella alla proposta7, intendo di raccontarvi quello che prima sventuratamente e poi, fuori di tutto il suo pensiero, assai felicemente a un nostro cittadino adivenisse.
Era, non è ancora lungo tempo passato8, un tedesco9 a Trivigi chiamato Arrigo, il quale, povero uomo essendo, di portare pesi a prezzo serviva chi il richiedeva10; e, con questo11, uomo di santissima vita e di buona era tenuto da tutti. Per la qual cosa, o vero o non vero che si fosse, morendo egli adivenne, secondo che i trivigiani affermavano, che nell’ora della sua morte le campane della maggior chiesa di Trivigi12 tutte, senza essere da alcun tirate, cominciarono a sonare. Il che in luogo di miracolo avendo, questo Arrigo esser santo dicevano tutti; e concorso13 tutto il popolo della città alla casa nella quale il suo corpo giacea, quello a guisa d’un corpo santo nella chiesa maggior ne portarono, menando quivi zoppi, attratti e ciechi e altri di qualunque infermità o difetto impediti, quasi tutti dovessero dal toccamento di questo corpo divenir sani.
In tanto14 tumulto e discorrimento15 di popolo, avvenne che in Trivigi giunsero tre nostri cittadini, de’ quali l’uno era chiamato Stecchi, l’altro Martellino e il terzo Marchese, uomini li quali, le corti de’ signor visitando, di contraffarsi16 e con nuovi atti contraffaccendo qualunque altro uomo li veditori sollazzavano17. Li quali quivi non essendo stati già mai, veggendo correre ogni uomo, si maravigliarono, e udita la cagione per che ciò era disiderosi divennero d’andare a vedere.
E poste le lor cose a uno albergo, disse Marchese: «Noi vogliamo andare a veder questo santo, ma io per me non veggio come noi vi ci possiam pervenire, per ciò che io ho inteso che la piazza è piena di tedeschi18 e d’altra gente armata, la quale il signor di questa terra, acciò che romor19 non si faccia, vi fa stare; e oltre a questo la chiesa, per quel che si dica, è sí piena di gente che quasi niuna persona piú vi può entrare».
Martellino allora, che di veder questa cosa disiderava, disse: «Per questo non rimanga20, ché di pervenire infino al corpo santo troverò io ben modo».
Disse Marchese: «Come?»
Rispose Martellino: «Dicolti21. Io mi contraffarò a guisa d’uno attratto, e tu dall’un lato e Stecchi dall’altro, come se io per me22 andar non potessi, mi verrete sostenendo faccendo sembianti di volermi là menare acciò che questo santo mi guarisca: egli non sarà alcuno che veggendoci non ci faccia luogo e lascici andare».
A Marchese e a Stecchi piacque il modo: e senza alcuno indugio usciti fuor dell’albergo, tutti e tre in un solitario luogo venuti, Martellino si storse in guisa le mani, ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Decameron
  3. Una chiave di lettura per il «Decameron». Contemporaneizzazione narrativa ed espressivismo linguistico
  4. La vita e le opere di Giovanni Boccaccio
  5. Nota al testo
  6. Nota bibliografica generale
  7. Bibliografie particolari
  8. Esemplificazione di varianti di una redazione anteriore
  9. Decameron. Volume primo
  10. Comincia il libro chiamato Decameron cognominato prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in diece dí dette da sette donne e da tre giovani uomini.
  11. Proemio
  12. Comincia la Prima giornata del Decameron, nella quale, dopo la dimostrazione fatta dall’autore per che cagione avvenisse di doversi quelle persone, che appresso si mostrano, ragunare a ragionare insieme, sotto il reggimento di Pampinea si ragiona di quello che piú aggrada a ciascheduno.
  13. Finisce la Prima giornata del Decameron: e incomincia la Seconda, nella quale, sotto il reggimento di Filomena, si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine.
  14. Finisce la Seconda giornata del Decameron: incomincia la Terza, nella quale si ragiona, sotto il reggimento di Neifile, di chi alcuna cosa molto da lui disiderata con industria acquistasse o la perduta ricoverasse.
  15. Finisce la Terza giornata del Decameron: e incomincia la Quarta, nella quale, sotto il reggimento di Filostrato, si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice fine.
  16. Finisce la Quarta giornata del Decameron: incomincia la Quinta, nella quale, sotto il reggimento di Fiammetta, si ragiona di ciò che a alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse.
  17. Finisce la Quinta giornata del Decameron: incomincia la Sesta, nella quale, sotto il reggimento d’Elissa, si ragiona di chi con alcun leggiadro motto, tentato, si riscotesse, o con pronta risposta o avvedimento fuggí perdita o pericolo o scorno.
  18. Finisce la Sesta giornata del Decameron: incomincia la Settima, nella quale, sotto il reggimento di Dioneo, si ragiona delle beffe, le quali o per amore o per salvamento di loro le donne hanno già fatte a’ suoi mariti, senza essersene avveduti o sí.
  19. Finisce la Settima giornata del Decameron: incomincia l’Ottava, nella quale, sotto il reggimento di Lametta, si ragiona di quelle beffe che tutto il giorno o donna a uomo o uomo a donna o l’uno uomo all’altro si fanno.
  20. Finisce l’Ottava giornata del Decameron: incomincia la Nona, nella quale, sotto il reggimento d’Emilia, si ragiona ciascuno secondo che gli piace e di quello che piú gli agrada.
  21. Finisce la Nona giornata del Decameron: incomincia la Decima e ultima, nella quale, sotto il reggimento di Panfilo, si ragiona di chi liberalmente o vero magnificamente alcuna cosa operasse intorno a’ fatti d’amore o d’altra cosa.
  22. Elenchi
  23. Il libro
  24. L’autore
  25. Dello stesso autore
  26. Copyright