1° gennaio. Abolizione in Francia del calendario rivoluzionario e ripristino del calendario gregoriano.
In gennaio Napoleone, dopo aver sconfitto ad Austerlitz nel dicembre 1805 le truppe austro-russe comandate da Kutuzov e concluso il 26 dicembre il trattato di pace di Pressburg, propone la formazione di una confederazione di piccoli stati tedeschi sotto la protezione della Francia, il cosiddetto Rheinbund che nascerà ufficialmente il 12 luglio e porterà poco dopo a quella dissoluzione del Sacro Romano Impero, che eserciterà immediate e disastrose conseguenze sulla vita di Hölderlin.
14 gennaio. Dal diario di Goethe: «A sera a teatro le prove di Stella… Poiché secondo i nostri costumi, che si fondano sulla monogamia, la relazione di un uomo con due donne, in particolare come qui è presentata, non può essere accettata, essa non può che prendere la forma di una tragedia».
31 gennaio. Goethe, che, come consigliere segreto, esercita la funzione di ministro della cultura del ducato di Weimar e soffre di disturbi urinari, esclama in una conversazione: «Ah, se il buon Dio volesse farmi dono di uno di quei sani reni russi caduti a Austerlitz!»
Il 13 febbraio, Napoleone scrive al Papa: «La Santità Vostra è sovrana a Roma, ma io ne sono l’Imperatore. Tutti i miei nemici devono esser anche i vostri». Quattro giorni dopo, l’Imperatore ordina che sia costruito l’arco di trionfo dell’Etoile. Il 21 marzo, Pio VII risponde a Napoleone: «La maestà vostra afferma in via di principio che Ella è Imperatore di Roma. Noi rispondiamo con apostolica franchezza che il sovrano Pontefice, divenuto, dopo cosí tanti secoli quanti nessun sovrano può vantare, sovrano di Roma, non riconosce né ha mai riconosciuto nei suoi Stati alcun’altra potenza superiore alla Sua».
Il 30 marzo, dopo che le truppe francesi hanno sconfitto in febbraio le ultime resistenze borboniche e il Re Ferdinando si è ritirato in Sicilia sotto la protezione della flotta inglese, Giuseppe Bonaparte assume il titolo di re delle due Sicilie.
30 aprile. Dal diario di Goethe: «A mezzogiorno esperimenti e conversazioni con Riemer. Di sera a teatro Cosí fan tutte».
24 giugno. Lettera di Goethe a Hegel: «Mio caro Signor Dottore, può vedere dal documento accluso (il rescritto del ministro Voigt che assegnava a Hegel una retribuzione di 100 talleri) una prova che io non ho smesso di lavorare in silenzio per lei. Certo avrei voluto annunciarle di piú: ma in questi casi si è guadagnato molto per il futuro, se vi è stato un buon inizio».
Il 17 luglio viene creata a Parigi la Federation des Souverains du Rhin, con la firma del cosiddetto Rheinbundesakte da parte di sedici principi della Germania meridionale, che si ponevano in questo modo sotto la protezione dell’imperatore Napoleone, obbligandosi a fornirgli truppe e denaro. Il piccolo stato di Homburg, dove Hölderlin si trovava, viene incorporato nel Granducato di Hessen-Darmstadt.
4 agosto. Goethe lascia i bagni di Karlsbad, dove si era recato su consiglio del medico, e si mette in viaggio verso Weimar. «Partito presto verso le sei da Eger. Tempo cattivo… A Hasch trovato una fruttivendola che ci ha venduto 6 perucce per un 1 soldo. Pioggia forte. La sera verso le sette: notizie della dichiarazione ufficiale della Confederazione del Reno e del protettorato francese… Il 1 agosto i principi della confederazione si sono formalmente sciolti dal Sacro Romano Impero tedesco. Riflessioni e discussioni. La cena era buona».
8 agosto. «Partiti alle sei. In viaggio parlato di politica e trovati nuovi titoli per Napoleone: Noi Napoleone, Dio alle spalle, Maometto del mondo, Imperatore di Francia, impositore e protettore dell’universo empirico ecc. … Inoltre riscoperta la dottrina di Fichte nelle azioni e nei procedimenti di Napoleone… Di nuovo nell’osteria della stella d’oro. Pranzo leggero…»
Lettera del consigliere segreto Goethe al commissario di polizia in Jena (stessa data): «Il mio servitore Gensler, che sta da me già da un po’ di tempo e aveva fatto il suo dovere con mia discreta soddisfazione, di recente si è comportato nei confronti della mia famiglia e dei miei conviventi nel modo piú sgarbato, molesto, grossolano e collerico. I rimproveri e le minacce hanno avuto un effetto solo momentaneo e io ho dovuto subire molti fastidi… Ora durante il mio viaggio verso Karlsbad il suo contegno indocile si è mostrato senza alcun limite e non solo ha trattato vergognosamente i miei compagni di viaggio, ma anche durante il viaggio di ritorno ha dato libero sfogo alla sua cattiveria e perfidia nei riguardi del cocchiere… Chiedo di ordinare che le cose che appartengono al summenzionato Gensler siano sequestrate e che Gensler sia tenuto in custodia fino alla completa risoluzione della faccenda, affinché io e i miei siamo protetti dal suo comportamento che confina con la pazzia furiosa».
Il 9 agosto il Re di Prussia Federico Guglielmo III per fronteggiare l’espansione di Napoleone in Germania mobilita l’esercito e, alleandosi con la Russia e l’Inghilterra, entra in guerra con la Francia.
19 agosto. Goethe al professor Luden: «Questo frammento, che si chiama Faust, è solo una parte di una grande, sublime, anzi divina tragedia. In questa tragedia, una volta terminata, sarà rappresentato lo spirito di tutta la storia mondiale, essa sarà l’immagine della vita dell’umanità, che abbraccerà il passato, il presente e il futuro… Faust è il rappresentante dell’umanità».
1 settembre. «Verso le otto partito da Jena. In viaggio verso Weimar letto l’Arte poetica di Orazio. Improvviso temporale. A sera alla Commedia, Minna von Barnhelm di Lessing. I primi due atti sono belli e buoni, per la trama e lo svolgimento. Il terzo atto ristagna. Non si sa dove appigliarsi».
6 settembre. «Bevuto acqua di Eger. Continuato il progetto della Geognosia. In Biblioteca. Pomeriggio al matrimonio del signor von Pappenheim con la signorina von Waldner».
11 settembre. Dal diario di Goethe: «Bevuto acqua di Eger. Dal Serenissimo (il granduca Carlo Augusto) nella römische Hause».
16-17 settembre. Dal diario di Goethe: «A sera dal Serenissimo per alcune commissioni in sua assenza… Dal Serenissimo per salutarlo per la sua partenza (come generale nell’esercito prussiano)».
Il 13 ottobre Hegel a Jena vede le prime avanguardie francesi penetrare in città e poco dopo vede passare Napoleone a cavallo. Lo stesso giorno scrive all’amico Niethammer: «Ho visto l’imperatore – quest’anima del mondo – cavalcare in ricognizione fuori della città. È davvero una sensazione meravigliosa vedere un tale uomo che, seduto a cavallo e concentrato su un solo punto, si protende sul mondo e lo domina».
Il 14 ottobre, l’armata francese sconfigge duramente a Jena e a Auerstädt le truppe prussiane. Il duca di Weimar Carlo Augusto, al cui servizio era Goethe, era alleato con la Prussia e lo stesso 14 ottobre i primi fanti francesi entrano a Weimar, saccheggiando la città. Goethe e il suo collaboratore Riemer accolgono i soldati francesi alla porta della città, offrendo vino e birra e assicurandoli che non vi sono piú a Weimar truppe prussiane. Per proteggersi dal saccheggio, Goethe fa sapere che avrebbe messo la sua casa a disposizione del maresciallo Ney e del suo seguito. Malgrado qualche incidente nella notte del 14 ottobre, il piano riesce e la sua casa viene risparmiata («Siamo vivi! La nostra casa si è salvata come per miracolo dal saccheggio e dagli incendi»).
«In quell’infelice notte, – scrive piú tardi all’editore Cotta, – la mia piú grande preoccupazione riguardava le mie carte e a ragione, poiché i furti in altre case avevano arrecato gravi danni e quando non le avevano distrutte, le avevano sparpagliate da ogni parte. Dopo aver superato questo periodo, in futuro mi affretterò ancora di piú a dare alle stampe i miei manoscritti».
Il 15 ottobre Napoleone arriva a Weimar e, in assenza di Carlo Augusto che era al comando di una avanguardia prussiana, è immediatamente ricevuto dalla duchessa Luisa, che tratta, secondo le parole della sovrana, très impoliment. Secondo un testimone, Napoleone avrebbe detto alla duchessa: «Je vous plains, Madame. J’écraserai votre mari». È probabile che Goethe, «incipriato e in abito da corte», fosse presente all’incontro. In ogni caso, in data 15 ottobre, il suo diario annota: «A corte per l’arrivo dell’Imperatore».
Nei giorni e nei mesi immediatamente successivi agli eventi di ottobre, Goethe, comprensibilmente preoccupato per il suo futuro, decide di riorganizzare la sua personale situazione giuridica ed economica. Se Napoleone avesse deciso, come poteva fare, di abolire il ducato di Weimar, Goethe avrebbe perso la sua rendita annuale di 1900 talleri e probabilmente anche la casa in cui dimorava, di cui non era ancora ufficialmente proprietario. Il 19 ottobre sposa Christiane Vulpius, con cui conviveva, e riconosce legalmente suo figlio August.
19 ottobre. «Goethe, con la sua sposa, suo figlio e me (Riemer) come testimone, si è recato nella Chiesa del castello e il matrimonio è stato celebrato nella sacrestia. Il Consigliere concistoriale superiore Günther ha svolto la cerimonia nel modo piú conveniente». «Rispetto al suo matrimonio, Goethe ha detto che in tempi di pace si possono ignorare le leggi, ma in tempi come questi occorre rispettarle» (J. von Schopenhauer). «Per il matrimonio di Goethe non ho potuto augurare felicità e ho preferito tacere» (Charlotte von Schiller).
20 ottobre. Vivant Denon, commissario per l’arte di Napoleone, chiede a Goethe di posare per un ritratto di profilo eseguito dall’incisore Zix.
21 ottobre. Lettera di Goethe al ministro Voigt: «Può la vostra eccellenza farmi pagare 100 o 200 talleri, dal momento che mi restano pochi fondi per occuparmi durante l’inverno delle cose di Jena? Il mio denaro se ne va via come acqua attraverso un setaccio».
Lettera di Goethe a Vivant Denon: «Je me fais des reproches, que pendant Votre présence, mon estimable ami, je ne sentis que la joye de Vous revoir et que j’ai oublié la misère qui m’entoure. A peine êtes-Vous parti, que les maux, dont l’Academie de Jena est accablée, me sont représentés de nouveau par quelques dignes membres…»
24 ottobre. Lettera di Goethe a Cotta: «Le prove di stampa del quarto volume (delle Opere) mi sono felicemente arrivate… anche per le altre, che erano già qui, posso essere in generale soddisfatto e soprattutto vogliamo ringraziare Dio, per essere giunti a tal punto… Tanto piú voglio affrettarmi a stampare i miei manoscritti. Il tempo dell’esitazione è passato, le confortevoli ore ...