Bestiario teatrale
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Bestiario teatrale

  1. 448 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Bestiario teatrale

Informazioni su questo libro

Emma Dante è artista polivalente (drammaturga e attrice, regista di teatro, di cinema e di opere liriche), una donna di scena divenuta, ormai, anche donna di libro. Nel panorama italiano costituisce un caso, una anomala figura di "matriarca" nel grembo fecondo di una nuova drammaturgia. Dalla fondazione a Palermo della compagnia Sud Costa Occidentale (1999), la Dante passa lo Stretto con mPalermu (premio Scenario 2001), ma continua a trarre succhi dalla terra d'origine per alimentare un teatro collettivo e autoriale, capace di suscitare entusiasmi ma anche polemiche e attacchi, specialmente nel suo Paese.
Sono diversi i filoni che si riconoscono nell'intreccio del suo Bestiario teatrale: da quello propriamente familiare, che affonda le radici nella sicilianità (dalla Trilogia della famiglia siciliana a Le sorelle Macaluso ), a quello più fiabesco, che investe il motivo angoscioso del travestitismo ( Le pulle ), anticipato dall'inedito Mishelle di Sant'Oliva, e proseguito in Operetta burlesca; c'è infine il filone classico che, nella riattivazione delle antiche radici greco-sicule, conduce la contemporanea teatrante Verso Medea. I temi ricorrenti si fondano su un ciclico rapporto fra la vita, la morte, il sesso e le generazioni, sulla demistificazione del potere e sulla valorizzazione del diverso.
I testi qui raccolti, impreziositi dalla Postfazione di Anna Barsotti e dalle analisi di Giorgio Vasta ed Elena Stancanelli, rappresentano per l'autrice il suo "intero percorso teatrale".

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2020
Print ISBN
9788817140850
eBook ISBN
9788831801676
Argomento
Literature
Categoria
Drama

TRILOGIA DELLA FAMIGLIA SICILIANA

A mia madre e mio fratello Dario

mPalermu

Personaggi

La famiglia CAROLLO in fila sulla ribalta.
Da sinistra a destra:
MIMMO
NONNA CITTA
GIAMMARCO
ZIA LUCIA
ROSALIA
Da destra a sinistra:
ROSALIA
ZIA LUCIA
GIAMMARCO
NONNA CITTA
MIMMO

Il risveglio

Dal buio alla luce, in lenta progressione, durante le giaculatorie.
VOCI: Chi fa, ’a grapèmu sta finestra? Chi fa, ’un ci vidi: agghiurnò!
Rosalia, chi fa, non lo senti che ti sto chiamando? Rosalia? Chi fa, ’un ci senti? Chi duluri! Puru ’a nonna s’arruspigghiò! ’Un pozzu trovare ’a mè cammìsa c’u colletto bianco! Padri, figghiu e spiritu santu, agghiurnò! Chi fa, m’a dai ’a mè cammìsa, o no? Mimmo? Chi duluri! Fuori ci suuuunnu cosi ’i capriccio veru! Grapi ’a finestra e talìa: c’è il sole! È bello vero… Vassatàista! Vassatàista!
Cinque attori sul palcoscenico. Cinque parenti congiunti, ubbidienti a questa legge loro impressa. Una famiglia: Mimmo il più autoritario, nonna Citta la vecchia di Pollena Trocchia (provincia di Napoli) emigrata al Sud, Giammarco il parassita parente alla lontana, zia Lucia ragazza madre e Rosalia sposata ad Alfonso che travàgghia al Nord.
Cinque attori che sono una famiglia e noi che li guardiamo.
È domenica mattina. La famiglia Carollo è schierata davanti all’uscio di casa e si prepara per uscire. Dalle persiane filtra qualche raggio di sole e i cinque parenti, tutti priàti, si lanciano i vestiti facendo vuccirìa. Sono poveri e, a parte gli stracci che allegramente indossano, possiedono una tanica china china d’acqua e il proprio pasticcino infiocchettato che stringono in mano. Mimmo fischietta felice e insieme agli altri ha un compito: agire.
Varcare la soglia, mettere un piede dopo l’altro e andare. Fuori. Per strada. Camminare a testa alta. Imbottire la propria anima perché non voli via non appena la porta si spalanca. Inventare bugie per fottere il sentimento di insensatezza che ci coglie di fronte a ogni gesto. Tutto è pronto, tra un po’ si esce e cornuto chi abbassa lo sguardo: non c’è vergogna, né colpa. La dignità dei Carollo è la corona dei re. I parenti sghignazzano, si sfottono, ma fieri si ammirano.
ROSALIA: Amunì, hamu a nèsciri?
MIMMO: E certo che dobbiamo uscire!
ZIA LUCIA: (Bisbiglia a Rosalia) Ciù dissi in italiano!
MIMMO: Picchì, chi è?
ZIA LUCIA: Niente…
MIMMO: Ah, mi pareva ca mi stavi sfuttènnu!
ZIA LUCIA: Può essere mai?
ROSALIA: Niscèmu!
MIMMO: Ma no cu sti tappìni, Rosalia!
Tutti fissano le tappìne celesti di Rosalia e arrossendo si girano verso di noi. Cala il silenzio. Rosalia, vestita di tutto punto, è rimasta in pantofole. Mimmo, infastidito dallo sguardo degli spettatori, rimane inchiodato su di lei.
ROSALIA: Chi c’entrano ’i tappìni?
MIMMO: Appunto, ’un c’entrano niente. Lèvati sti tappìni e mettiti un paio ’i scarpi come tutti l’àvutri, amunì! (Fischietta nervoso nell’attesa)
ROSALIA: Picchì mi l’ha levare? Non sono a piedi ’nterra!
MIMMO: ’Un si’ a piedi ’nterra, è vero, ma t’ha levare sti tappìni, ora! ’Un vogghiu fare discussioni, Rosalia.
ROSALIA: (Girandosi di scatto verso uno degli spettatori) E tu chi ci talìi?
Pausa.
NONNA CITTA: Chi duluri!
MIMMO: Buttana eva, Rosalia, ma picchì m’ha fari annirbàri?
ROSALIA: Picchì, tu ti si’ vistùtu?
MIMMO: (Girandosi di scatto verso uno degli spettatori) E tu chi ci talìi?
Pausa.
ZIA LUCIA: Amunì, Rosalia, mettiti le scarpe!
GIAMMARCO: (A Mimmo) Ti taliàsti i tò pantaluni?
Tutti, di scatto, si girano verso Mimmo per mettere a fuoco il particolare: i suoi pantaloni sono talmente mali cumminàti che un pezzente non li vorrebbe manco regalati. Giammarco, con la coda dell’occhio, esamina Mimmo. Fa la guardia. E avverte nell’aria la solita quiete prima della tempesta.
MIMMO: (A nonna Citta che sta tra lui e Giammarco) Nonna Citta, spostati n’anticchiédda! (Nonna Citta si sposta) Non mi vede ancora bene Giammarco, nonna, spostati un altro pochettino! (Nonna Citta fa un altro passetto indietro) Grazie!!! (A Giammarco con sfida) Giammarco, ora che mi puoi vedere a figura intera, dimmi: chi hannu sti pantaluni?
GIAMMARCO: Su’ curti!
ROSALIA: Curti!
MIMMO: Comu sunnu? Non ho sentito bene!
GIAMMARCO: Stritti!
ROSALIA: Stritti!
MIMMO: Ma a tia cu t’interpellò?
GIAMMARCO: (Indicando Rosalia) Sugnu sò cugnatu!
ROSALIA: Frati di mè marito!
MIMMO: E a mia chi mi rappresenti?
GIAMMARCO: (Indicando Rosalia) Ca sempre sò cugnatu sugnu, è giusto?
MIMMO: Giustissimo!
GIAMMARCO: E iddu, sò marito, che poi è pure mè frati, sangue du mè sangu, ’un mi raccomandò altro: addifènni Rosalia cu l’unghia e coi denti…
MIMMO: Lo vedi stu pasticcino? (Riferendosi al pasticcino che tiene in mano)
GIAMMARCO: Se.
MIMMO: Appena poso ’nterra stu pasticcino e finalmente ho le mani libere, mi levo ’a cinta e t’ha scrìcchiu ’ntesta. Devi aggiungere altro?
GIAMMARCO: Ci hai pure i cuasètti rosa ca pari un cunfèttu!
ROSALIA: Un cunfèttu!
MIMMO: (Posa il pasticcino a terra) E chistu pi ’na manu ’u pusavu!
GIAMMARCO: (Posa, tremante, il suo pasticcino, accettando la sfida) E ’u poso puru io, amunì! Ti pare ca mi sto scantàndu ’i tia?
MIMMO: (Si toglie la cintura dai pantaloni) E chista pi ’na manu m’ha levavu!
ZIA LUCIA: No, Mimmo, lascialo stare!...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Bestiario teatrale
  4. Prefazione. Una trilogia fondativa, Andrea Camilleri
  5. Tra il lutto e la festa. Giorgio Vasta
  6. Uno scrittore è chi non distoglie lo sguardo. Elena Stancanelli
  7. Bestiario teatrale, Emma Dante
  8. Trilogia della famiglia siciliana
  9. Tre monologhi per Carmen Consoli
  10. Glossario
  11. Teatrografia
  12. Postfazione. La drammaturgia come scrittura vivente, Anna Barsotti
  13. Copyright