American Psycho
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American Psycho

Bret Easton Ellis, Giuseppe Culicchia

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American Psycho

Bret Easton Ellis, Giuseppe Culicchia

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Patrick Bateman è giovane, bello, ricco. Vive a Manhattan, lavora a Wall Street, e con i colleghi Timothy Price, David Van Patten e Craig McDermott frequenta i locali piú alla moda, le palestre piú esclusive e le toilette dove gira la miglior cocaina della città, discutendo di nuovi ristoranti, cameriere corpoduro ed eleganza maschile. Secondo Evelyn Richards, la sua giovane, bella e ricca fidanzata, Patrick Bateman è «il ragazzo della porta accanto». Ma la vita del protagonista di American Psycho è scandita da altre ossessioni. Quando le tenebre scendono su New York, Patrick si trasforma in un torturatore omicida, freddo, metodico, spietato. Al punto da incarnare l'orrore. Con American Psycho Bret Easton Ellis ha scritto il libro che meglio di ogni altro racconta gli anni Ottanta. Un decennio che, ora lo sappiamo, non è stato semplicemente una parentesi, ma l'inizio di qualcosa. Cosí, questo viaggio senza ritorno nella follia e nella spersonalizzazione a base di immagini patinate e ultraviolenza non ci parla solo di un «eroe» e del suo tempo, ma finisce per rappresentare noi stessi e i nostri giorni. E anche quelli che verranno. Giuseppe Culicchia

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2014
ISBN
9788858412145

Un’altra serata

Stasera McDermott e io abbiamo appuntamento per cena al 1500 e lui mi chiama verso le sei e mezza, ossia con appena quaranta minuti d’anticipo rispetto alla nostra prenotazione (non è riuscito a ottenere un tavolo a un’ora decente, e come alternativa si è sentito proporre le sei e dieci o le nove, salvo che a quell’ora il ristorante chiude – serve cucina californiana e i suoi orari sono un’affettazione importata dalla costa ovest), e anche se mi sto passando il filo interdentale riesco a rispondere al secondo trillo del cordless giusto, visto che li tengo tutti a portata di mano accanto al lavabo. Al momento indosso un paio di calzoni neri Armani, una camicia bianca Armani, una cravatta rossa e nera Armani. Macdermott mi fa sapere che Hamlin desidera aggregarsi. Ho fame. C’è una pausa.
– E allora? – chiedo, raddrizzandomi la cravatta. – Va bene.
– E allora? – sospira McDermott. – Hamlin non ci vuole andare, al 1500.
– Perché no? – Chiudo il rubinetto.
– C’è stato ieri sera.
– E allora... che cosa stai cercando di dirmi, McDermott?
– Che andremo da qualche altra parte, – mi fa.
– Dove? – chiedo sospettoso.
Hamlin propone da Alex Goes to Camp, – mi dice.
– Aspetta. Devo plaxarmi –. Mi sciacquo la bocca con l’antiplacca e nello specchio esamino l’attaccatura dei capelli, poi sputo il Plax. – Oppongo il mio veto. Cassato. Io ci sono stato la settimana scorsa.
– Lo so. Anch’io, – dice McDermott. – Inoltre, è cheap. E allora dove andiamo?
– Hamlin non ha una prenotazione di riserva, cazzo? – ruggisco, irritato.
– Ehm, no.
– Telefonagli, e procuratevene una, – dico, uscendo dal bagno. – Io non trovo piú la Zagat.
– Resti in linea o ti richiamo? – mi domanda lui.
– Richiamami, fesso –. Riattacchiamo.
Trascorrono alcuni minuti. Il telefono trilla. Non filtro nemmeno. È di nuovo McDermott.
– Allora? – dico.
– Hamlin non ha alcuna prenotazione di riserva e vuole invitare Luis Carruthers, e in tal caso mi piacerebbe sapere se verrà anche Courtney, – mi fa McDermott.
– Luis non viene, – dico.
– Perché no?
– Perché no –. Gli domando: – Come mai vuole invitare Luis?
C’è una pausa. – Aspetta, – dice McDermott. – È sull’altra linea. Glielo chiedo.
– A chi? – Un brivido di panico. – A Luis?
– A Hamlin.
Mentre resto in attesa, mi sposto in cucina e tiro fuori una bottiglia di Perrier dal frigorifero. Sto cercando un bicchiere quando avverto un click.
– Senti, – dico a McDermott quando è di nuovo in linea. – Non voglio tra i piedi né Luis né Courtney, perciò vedi di dissuaderli o comunque sbarazzatene. Usa il tuo charme. Sii charmant.
– Hamlin deve portare a cena un cliente texano e...
Lo interrompo. – Un momento, questo non ha nulla a che fare con Luis. Che se la spassi Hamlin, con quella checca.
– Hamlin vuole invitare Carruthers perché deve vedersela con l’affare Panasonic, e Carruthers ne sa molto di piú rispetto a lui. Ecco perché vuole invitarlo, – mi spiega McDermott.
Taccio incassando la notizia. – Se Luis viene lo uccido. Giuro su dio che lo uccido. Lo uccido, cazzo.
– Gesú, Bateman, – mormora McDermott, preoccupato. – Sei un vero filantropo. Un saggio.
– No. Sono solo... – Esito, confuso, irritato. – Sono solo... una persona ragionevole.
– A me piacerebbe soltanto sapere se insieme a Luis verrà anche Courtney, – si chiede di nuovo McDermott.
– Dí a Hamlin di invitare – oh, merda, non lo so –. Esito. – Dí a Hamlin di andarci da solo, a cena col texano –. Esito ancora, rendendomi conto di qualcosa. – Aspetta un momento. Questo vuol dire che siamo tutti... invitati da Hamlin? Voglio dire, pagherà lui, visto che si tratta di una cena di lavoro?
– Sai, a volte penso che tu sia davvero intelligente, Bateman, – mi dice McDermott. – Altre invece...
– Oh, merda, che cosa cazzo sto dicendo? – mi domando ad alta voce, seccato. – Tu e io possiamo anche permettercela, una cena di lavoro, cazzo. Gesú. Non ci vengo. Punto e basta. Non ci vengo.
– Nemmeno se Luis non viene? – mi chiede.
– No. Nada.
– Perché no? – frigna. – Abbiamo una prenotazione al 1500.
– Io... voglio... guardare... il Cosby Show.
– Oh, Cristosanto, registratelo, testa di cazzo.
– Aspetta –. Mi sono reso conto di qualcos’altro. – Credi che Hamlin... – mi interrompo, imbarazzato: – si procurerà un po’ di coca per... il texano, magari?
– Che cosa ne pensa Mr. Bateman? – mi fa McDermott, lo stronzone sofisticato.
– Hmmm. Ci sto pensando. Ci sto pensando.
Segue una pausa, e McDermott attacca a canticchiare: – Tic-tac, tic-tac, – poi dice: – I minuti passano. È ovvio che Hamlin non si presenterà a mani vuote.
– Chiama Hamlin, chiamalo... chiamalo sull’altra linea, – farfuglio, controllando il Rolex. – Muoviti. Magari riusciamo a trascinarlo al 1500.
– D’accordo, – mi fa McDermott. – Resta lí.
Sento quattro click, e poi Hamlin che mi dice: – Bateman, è consentito indossare calzini scozzesi con un abito serio? – Cerca di scherzare, ma non è per nulla divertente.
Sospirando in silenzio, a occhi chiusi, rispondo impaziente: – No, Hamlin. Sono troppo sportivi. Guastano l’immagine dell’uomo d’affari. Si possono indossare con un abbigliamento casual. Tweed e roba simile. Allora, Hamlin?
– Bateman, – mi fa lui, – ti ringrazio.
– Luis non viene, – gli dico. – Ma tu sei il benvenuto.
– Non c’è problema, – dice. – Non viene nemmeno il texano.
– E perché? – chiedo.
– Huei, ssiva tuttiquanti avvedere i Bee Jee Bees, mhanno spifferato chessono uncasino new wave. Incompatibilità culturale, – mi spiega Hamlin. – Ho deciso di mettere il texano in quarantena fino a lunedí. E ho subitaneamente, nonché agilmente, se posso aggiungerlo, rivisto i miei programmi. Ho trovato una scusa. La malattia di papà. Un incendio nel bosco. Roba del genere.
– E che mi dici di Luis? – chiedo sospettoso.
– Sarà Luis a cenare con il texano, stasera, cosa che mi toglie da un sacco di impicci, socio. Io lo vedrò lunedí da Smith and Wollensky, – dice Hamlin, compiaciuto di sé. – Perciò è tutto a posto.
– Aspetta, – azzarda McDermott, – questo significa che non viene nemmeno Courtney?
– Abbiamo perso o stiamo per perdere la nostra prenotazione al 1500, – sottolineo. – A parte che tu, Hamlin, ci sei stato ieri sera, no?
– Già, – dice lui. – Hanno un carpaccio passabile. La selvaggina è discreta. I sorbetti sono okay. Ma andiamo da qualche altra parte, e, ehm, poi muoviamo alla ricerca della, ehm, puledra perfetta. Signori?
– Mi piace, – dico, contento che per una volta Hamlin se ne sia uscito con una buona idea. – Ma che ne dirà Cindy?
– Cindy deve partecipare a una festa di beneficenza al Plaza, qualcosa...
– Il Trump Plaza, vorrai dire, – puntualizzo distratto, mentre finalmente apro la bottiglia di Perrier.
– Sí, il Trump Plaza, – dice. – Qualcosa a proposito di alberi e biblioteche. Una raccolta di fondi per gli alberi, o per una foresta, – dice, incerto. – Mah, non ne ho idea.
– Allora dove? – domanda McDermott.
– Chi disdice al 1500? – chiedo.
– Tu, – fa McDermott.
– Oh, McDermott, – frigno. – Fallo tu.
– Un momento, – dice Hamlin. – Decidiamo dove andare, prima.
– D’accordo –. McDermott, ...

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