PARTE PRIMA
Pillole di Crescita Sportiva
La Parte Prima è un percorso di Crescita Sportiva con il quale condivido tecniche, strategie e fattori di successo messi a punto in oltre 35 anni di esperienza, maturata sulle pedane del sollevamento pesi e sulle piste di atletica.
Pillola 1
Dialogo interno e pensiero positivo
Formule e strategie di successo
Se vuoi diventare un campione, pensa come un campione, agisci come un campione, allenati come un campione, gareggia come un campione, vivi e comportati da campione.
PerchĂŠ il percorso che ti consentirĂ di diventare un Atleta Vincente inizia dal dialogo interno? PerchĂŠ lâuomo, a differenza di tutti gli altri esseri viventi, possiede lâautoconsapevolezza, ossia la capacitĂ di riflettere sul proprio processo di pensiero e di osservarsi in modo distaccato, come in una âvisione dallâaltoâ. Il pensiero, dunque, è lâattivitĂ psichica mediante la quale lâessere umano prende coscienza di sĂŠ e della realtĂ , formula ipotesi e giudizi, elabora contenuti e informazioni, per arrivare a definire la âmappa del mondoâ in cui vive e in cui si rappresenta. Per questa ragione, tutte le tecniche di allenamento mentale che condividerò con te ruotano attorno al concetto di dialogo interno e di pensiero positivo.
Ciascuno di noi parla con sĂŠ stesso. Câè chi lo fa a voce alta, e ti sarĂ capitato certamente di ascoltare atleti che al termine di unâesecuzione ben riuscita si fanno i complimenti o si criticano ferocemente, se hanno commesso un errore; e câè chi lo fa appunto tramite il dialogo interno, con la âvocinaâ silenziosa che abbiamo dentro e che non può essere messa a tacere in alcun modo. Il dialogo interno influenza la concentrazione, agisce sulla motivazione, potenzia o demolisce lâautostima, quindi puoi giĂ intuire quanto sia importante formularlo in modo corretto.
Il dialogo interno può essere negativo o positivo, può essere orientato alla scarsitĂ o allâabbondanza, può essere formulato per allontanarsi da qualcosa o per andare verso qualcosâaltro. Alcuni di questi monologhi spontanei ci danno la carica, mentre altri avvelenano la mente, pertanto, per evitare conseguenze nefaste, occorre trovare un antidoto efficace.
Ecco alcuni esempi di dialogo interno negativo. Se durante una competizione un atleta inizia a dire a sĂŠ stesso frasi come âOggi faccio schifoâ, âOggi sono un disastroâ, âOggi non è giornataâ, âSono un idiota e se continuo cosĂŹ perdo di sicuroâ, âNon devo sbagliare il prossimo colpoâ, il cervello di quellâatleta riceverĂ solo informazioni negative, quindi inizierĂ ad attivarsi la procedura inconscia e autolesionista, nota come profezia che si autoavvera (Pillola 47), per cui tutto andrĂ esattamente come immaginato. Questo accade, e sto semplificando, perchĂŠ il cervello ânon conosceâ la negazione, quindi il ânon devo sbagliare il prossimo colpoâ viene ricevuto come âsbaglierò il prossimo colpoâ.
Vuoi una prova di questo meccanismo mentale bizzarro? Se ti chiedo di ânon pensareâ a cosa hai mangiato stamattina a colazione, cosa ti viene in mente? Sono pronto a scommettere che hai pensato alla colazione, perchĂŠ non esiste lâimmagine della ânon colazioneâ, poi la tua mente ha cercato di NON pensare a cosa hai mangiato, ma ormai lâimmagine era arrivata! E se ti dico di ânon pensareâ a una mucca lilla, cosa ti viene in mente? Esatto, hai pensato a una mucca color lilla, come quella della famosa tavoletta di cioccolato, perchĂŠ pure in questo caso non esiste lâimmagine della ânon mucca lillaâ, poi la tua mente ha cercato di NON pensare alla mucca lilla, ma ormai lâimmagine era arrivata e il simpatico ruminante stava giĂ pascolando e scampanando beatamente nella tua testaâŚ
In questi casi non si è trattato di immagini foriere di sensazioni negative, ma pensa a cosa può accadere se ti dici che NON vuoi sbagliare la prossima azione e come prima immagine compare proprio lâazione sbagliata: è un clamoroso autogol e rappresenta un duro colpo tanto per la tua fiducia quanto per la tua autostima.
Cosa succede se ora ti dico di NON pensare a un tricopiricotĂŹno? GiĂ hai fatto fatica a leggerlo, questo nome, poi la tua mente ha cercato nei vari archivi lâimmagine dello strano animale esotico (perchĂŠ sembra il nome di un animale, vero?), ma siccome non lâha trovata, visto che il tricopiricotĂŹno non esiste, non hai provato nulla, perchĂŠ le emozioni sono scatenate dallâimmagine evocata dal pensiero, non dal pensiero in sĂŠ. Ti è chiaro, adesso, perchĂŠ dobbiamo formulare pensieri che richiamino immagini ricche di contenuti positivi?
Il dialogo interno positivo, invece, si può formulare con frasi motivazionali quali âForza, ce la puoi fareâ, âVoglio dare il meglio di meâ, âContinua cosĂŹ che sta andando tutto beneâ, âNon vedo lâora diâŚâ (che contiene una negazione, ma in questo caso è unâesortazione ad agire!), e simili. Nellâesempio che ti ho fatto a proposito del dialogo interno negativo, se invece di dirsi mentalmente âNon devo sbagliare il prossimo colpoâ, quellâatleta (che potrebbe essere un giocatore di biliardo che sta per affrontare un colpo di stecca) pensa semplicemente âVoglio mettere a segno il prossimo colpo in modo perfettoâ, il suo cervello riceve un segnale positivo, e reagisce di conseguenza.
Ho parlato anche di âscarsitĂ â, pensiero negativo, e di âabbondanzaâ, pensiero positivo. Per spiegarti la contrapposizione tra questi due concetti, che il senso comune semplifica con le locuzioni âbicchiere mezzo vuotoâ e âbicchiere mezzo pienoâ, ti propongo un esempio⌠podistico. Prendiamo due amici che si allenano assieme da alcuni mesi e un paio di volte alla settimana corrono per una dozzina di chilometri, alla medesima andatura. Hanno raggiunto uno stato di forma perfettamente equilibrato e terminano lâallenamento provando sensazioni di affaticamento pressochĂŠ identiche.
Un bel giorno decidono di mettersi alla prova e di affrontare una gara su strada di 10 chilometri, distanza che immaginano di poter completare agevolmente. Per effetto dellâadrenalina scatenata dalla competizione, iniziano a correre con un passo piĂš allegro rispetto al consueto allenamento, fianco a fianco, e prestano attenzione ai segnali che indicano la distanza: 1° chilometro, 2° chilometro⌠Arrivati al 9° chilometro, uno dei due, quello che vede il âbicchiere mezzo vuotoâ, che percepisce la scarsitĂ , che sente il peso della strada macinata, inizia a dire âNon ce la faccio piĂšâ, âSto scoppiando, mi devo fermareâ, âManca ancora un chilometro, non ci arriverò mai al traguardoâ. Lâaltro, di contro, quello che vede il âbicchiere mezzo pienoâ, che percepisce lâabbondanza, replica allâamico che sta per piantarsi a un chilometro dallâarrivo e gli dice âDai, manca solo un chilometroâ, âPossiamo farcelaâ, âTeniamo duro per altri cinque minuti e siamo arrivatiâ.
Il primo guarda indietro e sente il peso della fatica; il secondo guarda avanti e cerca le ultime risorse dentro di sĂŠ per raggiungere lâobiettivo. Hanno nelle gambe lo stesso allenamento fisico, eppure il pensiero negativo dellâuno fa comparire immagini e sensazioni di fallimento che lo portano a rinunciare, mentre il pensiero positivo dellâaltro evoca immagini e sensazioni di successo che gli fanno stringere i denti ancora per qualche minuto, fino al traguardo.
Il pensiero negativo formulato per âallontanarsi daâ, infine, è tipico di tutti gli atleti che acquisiscono nuove abilitĂ per tentativi. Immaginiamo un ginnasta che stia preparando per la prima volta un difficile volteggio, un tuffatore alle prese con il suo primo triplo avvitamento, oppure una pattinatrice che stia inserendo nel proprio programma un salto mai provato fino a quel momento. Prima di padroneggiare lâesecuzione dellâesercizio, ciascuno di questi atleti deve sopportare un numero considerevole di prove e di errori, e non è raro che arrivino momenti di sconforto, se il pensiero dominante è âHo sbagliato unâaltra volta, non ce la farò mai a imparare!â. In questi casi, lâerrore, seppure funzionale allâapprendimento, viene vissuto come un allontanamento dalla meta.
Se lo schema di pensiero dellâatleta viene orientato ad âandare versoâ il risultato finale, invece, ogni nuovo errore assume tuttâaltro significato: âUn errore in meno, mi sto avvicinando allâobiettivo!â. Lâatleta sa che per imparare quel determinato movimento dovrĂ provare il gesto tecnico un certo numero di volte, come hanno fatto altri atleti prima di lui, quindi non câè ragione di dubitare che il successo prima o dopo arriverĂ : lâerrore è vissuto come uno scotto necessario e lâatteggiamento che ne discende è positivo.
La Formula CCCP
Finora ho sciorinato una bella carrellata di esempi, ma câè una domanda che fa capolino: come deve essere costruito un pensiero positivo efficace? Cito un breve aneddoto personale, poi rispondo. Quando vestivo la maglia azzurra della Nazionale di pesistica, prima della caduta del Muro di Berlino i nostri avversari piĂš temibili erano i sovietici. Sulle loro divise campeggiava il simbolo dellâURSS, la falce e il martello, accompagnato dalla sigla CCCP.1
Un bel giorno, quel CCCP divenne lâacronimo di âCol Cappero Che Perdiamoâ, ovviamente detto scherzosamente da loro, che avevano imparato qualche parola di italiano, a noi. In realtĂ il cappero era piĂš piccante, ma ci siamo capiti, vero? A distanza di anni, mentre riflettevo sul fenomeno del dialogo interiore, mi sono accorto che le parole che avevo individuato per descrivere il pensiero positivo avevano proprio tre âcâ e una âpâ come iniziali, cosĂŹ ho recuperato la vecchia sigla e lâho trasformata in un acronimo doppio. Ecco dunque la risposta alla domanda âcome deve essere costruito un pensiero positivo efficaceâ ancora in sospeso. Secondo la mia Formula CCCP, un pensiero positivo efficace deve essere:
Se il tuo dialogo interno è formato da pensieri CCCP, ossia Corti, Convinti, Consapevoli e Positivi, sono pronto a scommetterci:
Ora che hai imparato la Formula CCCP a doppia valenza, come corollario aggiungo sei PrincĂŹpi ai quali dovrebbe attenersi ogni pensiero vincente.
1. Usa frasi mirate. Evita di soffocare la tua mente con pensieri lunghi e ingarbugliati: i comandi devono essere sintetici, decisi e specifici per lo scopo con cui li formuli, perfettamente attinenti al momento che stai vivendo.
2. Usa il tempo presente. Avevi problemi con la grammatica? Niente panico, non ti interrogo sui verbi: è importante capire che dobbiamo rivolgerci alla nostra mente con il tempo del âqui e oraâ, perciò âForza, ce la posso fareâ e non âCe la faròâ, il giorno poi dellâanno maiâŚ
3. Costruisci frasi positive, evitando parole negative. Come ti ho dimostrato, il nostro cervello ânon conosceâ la negazione, quindi al posto di pensare o dire âNon devo sbagliareâ, trova unâalternativa positiva, come per esempio âCe la posso fareâ o âVoglio farcelaâ. Evita di usare il verbo âdovereâ perchĂŠ per la mente, nella nostra lingua, è una parola che evoca una forzatura, quindi âpossoâ oppure âvoglioâ e non âdevoâ. Dâora in poi, soltanto io, per pungolarti un poâ, mi rivolgerò a te con un devi, dunque trasforma il mio devi in qualcosa che âvuoiâ o âpuoiâ fare, ogni volta che lo leggerai, scritto proprio cosĂŹ.
4. Evita pensieri che esprimono un giudizio. Nel dialogo interno è inutile commentare e giudicare, soprattutto se il pensiero è riferito a un errore appena commesso. Prendi semplicemente atto dellâaccaduto e formula un pensiero lineare, senza aggiungere appendici superflue e dannose.
5. Ripeti le frasi positive con convinzione, attenzione e intenzione. Devi credere al pensiero che hai formulato, quindi ripetilo, mentalmente o a voce alta, come se fosse un mantra. Tieni conto che nel ripeterlo metti a tacere tutti gli altri pensieri che vorrebbero prepotentemente emergere, a tutto beneficio della concentrazione.
6. Sii gentile mentre ti parli. Evita di insultarti o di essere troppo intransigente, non serve e ti sottrae energia e valore. âCon la gentilezza si ottiene tuttoâ, afferma la saggezza popolare, e se questo adagio vale per gli altri, a maggior ragione vale per noi stessi. La durezza non è uno stimolo per la nostra mente, tuttâaltro: provoca soltanto rabbia e tensione. Limitati a descrivere con distacco lâoggetto del tuo pensiero.
La Formula RVM
Come ci dobbiamo comportare, durante un allenamento intenso o nel corso di una gara, se allâimprov...