Lâascolto che fa sentire compresi
Talvolta le persone agiscono come gli oggetti con i quali Isaac Newton aveva spiegato un paio di leggi sul movimento da lui enunciate. Egli notò che gli oggetti a riposo tendono a rimanere a riposo e quelli in movimento tendono a restare in movimento. Similmente, quando sono in pace interiormente, senza forti emozioni, le persone tendono a rimanere quiete, a riposo. Quando però sono in conflitto, o stanno provando sentimenti forti, sopraggiunge un senso di disequilibrio. Esse diventano come i corpi in moto di Newton, tendono a restare in movimento. Sono fuori equilibrio e sono spinte ad agire per ripristinare lâequilibrio perduto. Per far ciò, spesso parlano. E ciò di cui necessitano quando giungono a questa fase è una sorta di cassa di risonanza, qualcuno di cui si fidano e che può aiutarle ascoltandole empaticamente.
Come funziona lâascolto empatico? La risposta migliore che posso dare è che esso consente alla persona contrariata, o in conflitto, di completare la propria esperienza. Esiste una teoria che sostiene che le esperienze vissute fino in fondo si estinguono da sĂŠ. Ciò che resta è soltanto il ricordo dellâesperienza. Per dimostrare questa teoria, suggerisco di fare un esercizio, che personalmente ripeto ogni volta che ho lâemicrania.
⢠Mi siedo, chiudo gli occhi, respiro profondamente un paio di volte e mi rilasso.
⢠Una volta rilassato, comincio a guardarmi dentro la testa e cerco di scovare lâemicrania.
⢠Quindi mi domando: âDove è localizzato il dolore? Ha una forma? Quanto è grossa? Che colore ha? Quanta acqua potrebbe contenere?â.
⢠Continuo a pormi queste domande fino a quando non riesco piÚ a trovare il mal di testa.
Di solito riesco a liberarmi dellâemicrania dopo essermi posto le domande due o tre volte, ma il processo può anche richiedere piĂš tempo. Lo scopo delle domande è quello di focalizzare lâattenzione sul dolore, fare, cioè, esattamente lâopposto di quella naturale tendenza a imporsi di non pensarci. Concentrandomi sul mal di testa, mi costringo a sentire il dolore e cosĂŹ esso scompare. Per me è piĂš semplice portare a termine questo esercizio quando è qualcun altro a pormi le domande; in tal modo ci si può concentrare esclusivamente sullâemicrania anzichĂŠ simultaneamente sullâemicrania e sulle domande.
Ricordate la madre e la figlia che litigavano nella sala dâaspetto dellâaeroporto? Ipotizzando che la madre, intuendo che la figlia fosse assalita dalla paura di volare, le si fosse rivolta dicendo: âHai paura di salire sullâaereo. Preferiresti tornare a casaâ, la paura della fanciulla si sarebbe attenuata. E se ella avesse continuato ad ascoltare ulteriormente fornendo un feedback adeguato, la paura della figlia si sarebbe placata ulteriormente.
Lâascolto attivo consiste esattamente in questo: esso aiuta a dissipare le inquietudini e la sofferenza che a volte assalgono gli esseri umani. Possiamo pertanto concludere che questo tipo di ascolto è la prevenzione primaria per molti, se non per la maggior parte, dei problemi emozionali che incombono su ogni relazione. E, oltretutto, è un rimedio gratuito.
Quando sono io ad ascoltare è mio compito:
⢠prestare attenzione;
⢠evitare le barriere;
⢠rifiutarmi di salvare;
⢠fornire un feedback per verificare che le mie intuizioni sullo stato dâanimo interiore di chi mi sta parlando siano accurate.
Devo tentare di decodificare al meglio il suo messaggio. Devo saper cogliere, ad esempio, che dietro la frase di un collega: âI computer mi atterrisconoâ può celarsi la necessitĂ di parlare della rabbia nei confronti della moglie. Spesso, infatti, prima di addentrarsi a parlare di qualcosa che le inquieta, le persone cominciano da qualche argomento inoffensivo per sondare se sia veramente possibile rivelare il problema che le affligge realmente. Il problema vero rischia di restare inespresso se chi ascolta inizia a rassicurare oppure a spronare, a non preoccuparsi e a non temere nulla o, peggio ancora, a dare pareri o consigli (suggerendo, ad esempio, di frequentare un corso di informatica).
Vorrei soltanto che esistesse una scuola che insegna ad ascoltare. Dopotutto, un buon manager deve saper ascoltare almeno tanto quanto deve saper parlare. Sono troppe le persone che non riescono a comprendere che la vera comunicazione viaggia in entrambe le direzioni.
Lee Iacocca
Ex-CEO della Chrysler Corporation
Errori nellâascolto
Talvolta, sentendosi adeguatamente ascoltate, le persone proseguono a parlare per un poâ. Ritengo che non sia opportuno continuare ad ascoltarle se non se ne ha veramente voglia o se non si ha il tempo per farlo. Se mi forzassi ad ascoltarle, trapelerebbero segnali non-verbali di irrequietezza, come il giocherellare nervosamente con le dita o controllare lâora sul proprio orologio. Tanto vale essere onesti e dire a chi ci parla che abbiamo altri impegni e, qualora opportuno, stabilire un altro momento per continuare a parlare.
Un altro errore insidioso consiste nellâascoltare quando non proviamo accettazione nei confronti di chi parla e vorremmo che cambiasse. Per ascoltare attivamente è necessaria una separazione emozionale tra chi parla e chi ascolta; ...