La âPiccola Scuola di paceâ
di Cristina Spallanzani e Matteo Gandini
âNon ho paura delle azioni dei violenti, ma del silenzio degli onestiâ
M.L. King
La sera del 12 aprile 1999 don Giovanni Nicolini in una conferenza tenutasi a Reggio Emilia esortava coloro che lo ascoltavano a reagire al conflitto in Kosovo1. Ma come fare? Creando delle Scuole di pace (come quella organizzata da lui nella localitĂ di Sovere).
Possiamo porci una domanda: a cosa potevano servire delle Scuole di pace in un complicatissimo conflitto come quello balcanico che stava facendo migliaia di vittime di fianco a âcasa nostraâ? Ă lo stesso don Giovanni che ci ha fornito la risposta. Egli esortava a lavorare alla fonte della guerra: nella coscienza di ogni persona.
Alcuni giovani del paese di Scandiano in provincia di Reggio Emilia hanno colto questo appello e hanno fondato la Piccola Scuola di pace che si Ăš impegnata piĂč che sul fronte del âfareâ che su quello âdellâessereâ2: invece di ricostruire i muri degli edifici bombardati come gli ospedali o le case (azione peraltro quanto mai necessaria e indispensabile) ha scelto di abbattere i muri che separano le persone e sono la miccia iniziale di tutti i conflitti: con se stessi, con le persone âdi cui sentiamo lâodoreâ, con gli âaltriâ, tra paesi, ecc.
La pace tra le nazioni, secondo lo staff della âPiccola Scuola di paceâ, puĂČ essere costruita in unâottica di lungo respiro a partire dalla formazione delle coscienze delle persone. Se ogni essere umano diventasse competente dei meccanismi che muovono il sistema economico-politico attuale (lâI CARE 3 di don Lorenzo Milani) allora potrebbe avere gli strumenti per costruirsi un pensiero sulle drammatiche ma affascinanti sfide contemporanee e in seguito avrebbe la possibilitĂ di agire in conformitĂ allâidea e al sogno che Ăš sorto in lui. Purtroppo la coscienza critica sembrerebbe essere un bene rarissimo.
Lâattuale sistema mondiale parrebbe essere dominato, secondo il pensiero di molti studiosi, da una globalizzazione dei profitti la quale non Ăš accompagnata da una globalizzazione dei diritti. I dati forniti da fonti autorevoli indicherebbero la presenza di un ristretto numero di persone nel mondo che possiedono enormi ricchezze4 e avrebbero lâesigenza di mantenere il proprio potere con il âconsenso-assensoâ degli abitanti della terra. Possiamo avanzare unâipotesi sul come puĂČ avvenire il mantenimento di un tale sistema? Secondo il parere di molti esperti intere nazioni del cosiddetto âTerzo mondoâ verrebbero depredate delle materie prime5 (per esempio il petrolio, lâuranio, il koltan, il rame, ecc.) necessarie al mantenimento dello stile di vita del âPrimo mondoâ. Uno dei mezzi utilizzati pare essere quello delle armi di distruzione di massa (attraverso lâuso delle armi). Nel Nord del mondo troveremmo invece le armi âdi distrazione di massaâ che tenterebbero di annientare la coscienza critica dei cittadini. Questi ultimi verrebbero sollecitati ad ampliare a dismisura il proprio narcisismo e la propria autoreferenzialitĂ per poter diventare quello che potremmo definire âmacchine da shoppingâ sempre insoddisfatte, sempre alla ricerca di nuovi prodotti da acquistare per poter godere di un poâ di pace sino al prossimo acquisto: schiavi di se stessi e del proprio âegoismo indottoâ. La guerra, sia diretta (interventi armati degli eserciti occidentali per esempio in Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.) sia indiretta (fomentazione di conflitti tra piĂč fazioni locali per destabilizzare il territorio e poterlo cosĂŹ controllare), secondo tali ragionamenti, potrebbe essere un mezzo estremamente efficace utilizzato per perpetuare questo assetto mondiale che a noi pare ingiusto. Anche nella Bibbia, in particolare per esempio nella Lettera di Giacomo al capitolo 4, 1-3, viene ribadito che la fonte dei conflitti e delle guerre Ăš da ricercare nel desiderio smodato di possedere ricchezze che non sfamano il cuore e la mente:
âDa dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perchĂ© non chiedete; chiedete e non ottenete perchĂ© chiedete male, per soddisfare cioĂš le vostre passioniâ6.
Ă possibile fare un esempio: i diamanti. Gli ignari o distratti cittadini del Nord volendo dimostrare il loro amore alla propria amata le regalano un diamante, ma in questo modo non sanno che permettono il mantenimento di fazioni armate, nella zona dei grandi laghi in Africa, che si combattono tra loro per il dominio di territori ricchissimi di materie prime per poter far funzionare lâeconomia occidentale: Ăš risaputo che senza un governo stabile le materie prime si acquistano a prezzi molto piĂč convenienti. Per questo tali diamanti vengono definiti da una campagna di sensibilizzazione indetta dallâONU âdiamanti insanguinatiâ7. Non conoscere le leve che muovono il sistema mondiale nel quale viviamo, a nostro parere, Ăš una mancanza significativa. Possedere una coscienza critica potrebbe divenire una prioritĂ da perseguire.
Anche lo studioso pluridisciplinare Edgar Morin evidenzia tale necessitĂ . Egli afferma che la mancanza di coscienza critica produce âlo spirito riduttoreâ8: di fronte alla complessitĂ che caratterizza sia il mondo interiore che quello sociale lâhomo oeconomicus9 sembrerebbe essere spinto a costruire una finta visione in cui tutto Ăš chiaro e rassicurante. Uno degli obbiettivi dellâuomo attuale si potrebbe riassumere in maniera efficace ma sicuramente troppo semplificata con questo slogan: fai quello che piace a te e acquista beni e servizi che soddisfano temporaneamente i tuoi istinti superficiali e âtutto il resto puĂČ aspettareâ (come recita la pubblicitĂ televisiva di unâauto estremamente diffusa e venduta soprattutto tra i giovani).
La âPiccola Scuola di paceâ ha cercato di svelare âlo spirito riduttoreâ, di esplicitarlo e condividerlo con coloro che ha incontrato sia allâinterno che allâesterno dello staff. Ha condiviso molte esperienze formative nei suoi dodici anni di attivitĂ con persone di ogni etĂ , sia in Italia che nei Balcani10. Le indispensabili e sante âMartaâ del vangelo di Luca11 vedono i piatti puliti, alle âMariaâ non rimane niente in mano ma qualcosa nel profondo del proprio io. Nei cuori dei componenti dello staff della âPiccola Scuola di paceâ sono nate tante speranze e tante riflessioni che hanno plasmato i loro stili di vita quotidiani. Il tentativo di aumentare la nostra conoscenza sembrerebbe aver modificato la nostra coscienza. La possibilitĂ di conoscere meglio, ovvero non attuare âlo spirito riduttoreâ non solo verso il contesto circostan...