La pace instabile. Dialogo tra Romano Prodi e don Giovanni Nicolini
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La pace instabile. Dialogo tra Romano Prodi e don Giovanni Nicolini

Matteo Gandini, Cristina Spallanzani

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Matteo Gandini, Cristina Spallanzani

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"La coerenza lucida del ragionamento di Romano Prodi pone inevitabilmente la domanda: 'C'Ăš speranza?'. Don Giovanni Nicolini accoglie la sfida, riprendendo un grande e trascurato tema del Concilio, la 'Chiesa dei poveri e di poveri'. GesĂč ci ha detto che siamo nel mondo ma non del mondo e non ci ha ordinato di costruire il regno di Dio in terra. Tuttavia, qualche isola, nella quale sentire in anticipo il sapore del Regno, la si puĂČ scoprire e mettere a disposizione di chi Ăš alla ricerca di qualcosa di solido per la propria vita. La Lettera a Diogneto, il testo del secondo secolo cosĂŹ caro a Giuseppe Lazzati, parla di parĂ doxos politĂšia, di una cittadinanza paradossale, che invita a cercare una patria piĂč sicura, ma nello stesso tempo non trascura il pellegrinaggio presente." (Giuseppe Dossetti jr)

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Informations

Année
2014
ISBN
9788861533721
La “Piccola Scuola di pace”
di Cristina Spallanzani e Matteo Gandini
“Non ho paura delle azioni dei violenti, ma del silenzio degli onesti”
M.L. King
La sera del 12 aprile 1999 don Giovanni Nicolini in una conferenza tenutasi a Reggio Emilia esortava coloro che lo ascoltavano a reagire al conflitto in Kosovo1. Ma come fare? Creando delle Scuole di pace (come quella organizzata da lui nella localitĂ  di Sovere).
Possiamo porci una domanda: a cosa potevano servire delle Scuole di pace in un complicatissimo conflitto come quello balcanico che stava facendo migliaia di vittime di fianco a “casa nostra”? È lo stesso don Giovanni che ci ha fornito la risposta. Egli esortava a lavorare alla fonte della guerra: nella coscienza di ogni persona.
Alcuni giovani del paese di Scandiano in provincia di Reggio Emilia hanno colto questo appello e hanno fondato la Piccola Scuola di pace che si Ăš impegnata piĂč che sul fronte del “fare” che su quello “dell’essere”2: invece di ricostruire i muri degli edifici bombardati come gli ospedali o le case (azione peraltro quanto mai necessaria e indispensabile) ha scelto di abbattere i muri che separano le persone e sono la miccia iniziale di tutti i conflitti: con se stessi, con le persone “di cui sentiamo l’odore”, con gli “altri”, tra paesi, ecc.
La pace tra le nazioni, secondo lo staff della “Piccola Scuola di pace”, puĂČ essere costruita in un’ottica di lungo respiro a partire dalla formazione delle coscienze delle persone. Se ogni essere umano diventasse competente dei meccanismi che muovono il sistema economico-politico attuale (l’I CARE 3 di don Lorenzo Milani) allora potrebbe avere gli strumenti per costruirsi un pensiero sulle drammatiche ma affascinanti sfide contemporanee e in seguito avrebbe la possibilitĂ  di agire in conformitĂ  all’idea e al sogno che Ăš sorto in lui. Purtroppo la coscienza critica sembrerebbe essere un bene rarissimo.
L’attuale sistema mondiale parrebbe essere dominato, secondo il pensiero di molti studiosi, da una globalizzazione dei profitti la quale non Ăš accompagnata da una globalizzazione dei diritti. I dati forniti da fonti autorevoli indicherebbero la presenza di un ristretto numero di persone nel mondo che possiedono enormi ricchezze4 e avrebbero l’esigenza di mantenere il proprio potere con il “consenso-assenso” degli abitanti della terra. Possiamo avanzare un’ipotesi sul come puĂČ avvenire il mantenimento di un tale sistema? Secondo il parere di molti esperti intere nazioni del cosiddetto “Terzo mondo” verrebbero depredate delle materie prime5 (per esempio il petrolio, l’uranio, il koltan, il rame, ecc.) necessarie al mantenimento dello stile di vita del “Primo mondo”. Uno dei mezzi utilizzati pare essere quello delle armi di distruzione di massa (attraverso l’uso delle armi). Nel Nord del mondo troveremmo invece le armi “di distrazione di massa” che tenterebbero di annientare la coscienza critica dei cittadini. Questi ultimi verrebbero sollecitati ad ampliare a dismisura il proprio narcisismo e la propria autoreferenzialitĂ  per poter diventare quello che potremmo definire “macchine da shopping” sempre insoddisfatte, sempre alla ricerca di nuovi prodotti da acquistare per poter godere di un po’ di pace sino al prossimo acquisto: schiavi di se stessi e del proprio “egoismo indotto”. La guerra, sia diretta (interventi armati degli eserciti occidentali per esempio in Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.) sia indiretta (fomentazione di conflitti tra piĂč fazioni locali per destabilizzare il territorio e poterlo cosĂŹ controllare), secondo tali ragionamenti, potrebbe essere un mezzo estremamente efficace utilizzato per perpetuare questo assetto mondiale che a noi pare ingiusto. Anche nella Bibbia, in particolare per esempio nella Lettera di Giacomo al capitolo 4, 1-3, viene ribadito che la fonte dei conflitti e delle guerre Ăš da ricercare nel desiderio smodato di possedere ricchezze che non sfamano il cuore e la mente:
“Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perchĂ© non chiedete; chiedete e non ottenete perchĂ© chiedete male, per soddisfare cioĂš le vostre passioni”6.
È possibile fare un esempio: i diamanti. Gli ignari o distratti cittadini del Nord volendo dimostrare il loro amore alla propria amata le regalano un diamante, ma in questo modo non sanno che permettono il mantenimento di fazioni armate, nella zona dei grandi laghi in Africa, che si combattono tra loro per il dominio di territori ricchissimi di materie prime per poter far funzionare l’economia occidentale: Ăš risaputo che senza un governo stabile le materie prime si acquistano a prezzi molto piĂč convenienti. Per questo tali diamanti vengono definiti da una campagna di sensibilizzazione indetta dall’ONU “diamanti insanguinati”7. Non conoscere le leve che muovono il sistema mondiale nel quale viviamo, a nostro parere, Ăš una mancanza significativa. Possedere una coscienza critica potrebbe divenire una prioritĂ  da perseguire.
Anche lo studioso pluridisciplinare Edgar Morin evidenzia tale necessitĂ . Egli afferma che la mancanza di coscienza critica produce “lo spirito riduttore”8: di fronte alla complessitĂ  che caratterizza sia il mondo interiore che quello sociale l’homo oeconomicus9 sembrerebbe essere spinto a costruire una finta visione in cui tutto Ăš chiaro e rassicurante. Uno degli obbiettivi dell’uomo attuale si potrebbe riassumere in maniera efficace ma sicuramente troppo semplificata con questo slogan: fai quello che piace a te e acquista beni e servizi che soddisfano temporaneamente i tuoi istinti superficiali e “tutto il resto puĂČ aspettare” (come recita la pubblicitĂ  televisiva di un’auto estremamente diffusa e venduta soprattutto tra i giovani).
La “Piccola Scuola di pace” ha cercato di svelare “lo spirito riduttore”, di esplicitarlo e condividerlo con coloro che ha incontrato sia all’interno che all’esterno dello staff. Ha condiviso molte esperienze formative nei suoi dodici anni di attività con persone di ogni età, sia in Italia che nei Balcani10. Le indispensabili e sante “Marta” del vangelo di Luca11 vedono i piatti puliti, alle “Maria” non rimane niente in mano ma qualcosa nel profondo del proprio io. Nei cuori dei componenti dello staff della “Piccola Scuola di pace” sono nate tante speranze e tante riflessioni che hanno plasmato i loro stili di vita quotidiani. Il tentativo di aumentare la nostra conoscenza sembrerebbe aver modificato la nostra coscienza. La possibilità di conoscere meglio, ovvero non attuare “lo spirito riduttore” non solo verso il contesto circostan...

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