Cittadini digitali
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Cittadini digitali

Riflessioni e strumenti per l'educazione civica

Maria Alario, Andrea Bilotto , Iacopo Casadei

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  1. 204 Seiten
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Riflessioni e strumenti per l'educazione civica

Maria Alario, Andrea Bilotto , Iacopo Casadei

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Über dieses Buch

Nell'attuale network society, l'emergenza del Covid-19 ha demandato ai professionisti della formazione il potere di organizzare, con i nuovi strumenti della comunicazione, una modalitĂ  altra per mantenere l'apprendimento su base sociale. I docenti hanno dovuto assumere la prospettiva reticolare e non strutturata dei nuovi media; la Rete scolastica perĂČ appare spesso vulnerabile dinnanzi al moltiplicarsi di comportamenti aggressivi e violenti online mostrando scarso senso civico.A partire dal 2020 Ăš stato introdotto, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, l'insegnamento obbligatorio dell'educazione civica, per cui spetta ancora una volta ai docenti gettare le basi per una convivenza possibile e partecipata.Il presente volume propone riflessioni e strumenti per l'educazione civica, con l'obiettivo di renderla una materia trasversale e non isolata che utilizzi i media, a partire dai social e dal Web, per educare alla legalitĂ  e alla cittadinanza attiva in termini di rispetto di sĂ© e degli altri. Partendo dall'educazione al senso di comunitĂ , il libro pone l'attenzione sull'educazione alla salute e all'ambiente e, infine, alla cittadinanza digitale con particolare attenzione ai fenomeni dilaganti del cyberbullismo e del sexting.

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Information

Jahr
2021
ISBN
9788861538245

PARTE QUARTA

Contrastare il cyberbullismo

La violenza non Ăš forza ma debolezza,
nĂ© mai puĂČ essere creatrice di cosa alcuna ma
soltanto distruggitrice
Benedetto Croce
Ogni insegnante Ăš ormai perfettamente consapevole di quanto le tecnologie siano entrate nella vita quotidiana degli studenti. Sempre di piĂč a scuola i ragazzi non possono fare a meno di scambiarsi messaggi, navigare con gli smartphone, aggiornare il profilo sui social. Quante volte vi Ăš capitato di chiedere a uno studente di spegnere il cellulare in classe? Oppure avete dovuto riprenderlo perchĂ© scattava una foto in classe? I nuovi media, perĂČ, non rappresentano solo un problema, sono anche, e soprattutto, un’opportunitĂ  da sfruttare. Oggi, infatti, Ăš importante che gli insegnanti sappiano cogliere la sfida educativa offerta dagli strumenti digitali.
È altrettanto importante, perĂČ, che ricoprano il proprio ruolo di educatori impegnati anche sul fronte della prevenzione dei fenomeni negativi associati alle nuove tecnologie, come il cyberbullismo o il sexting.

Bullismo: cenni storici

Il termine “bullismo” venne introdotto nell’ambito della psicologia scolastica nel 1972 dallo psicologo svedese Peter Paul Heinemann, il quale a sua volta lo adottĂČ prendendo spunto da Konrad Lorenz. L’etologo considera l’aggressivitĂ  come un istinto innato che ha la specifica funzione di favorire la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Secondo la teoria di Lorenz, definita dell’appetenza1, negli animali si accumula una certa aggressivitĂ  che a un certo punto diventa una risorsa utile alla caccia, per la difesa del territorio, a fini riproduttivi o anche semplicemente per stabilire una gerarchia all’interno del branco. Esistono quindi forme molto differenti di aggressivitĂ , da quella maligna e intenzionale tipica del bullo – e a parere di Fromm prerogativa dell’essere umano – alla sana capacitĂ  di saper lottare per difendere i propri diritti o per conquistarsi un posto tra i titolari nella squadra di calcio della scuola.
Lorenz – in accordo con quanto sostenuto anche da Freud – considera l’istinto aggressivo una sorta di strumento connaturato all’essere vivente, che si rivela indispensabile in determinate circostanze, quando dissotterrare l’ascia di guerra diventa l’ultima risorsa per non cedere alle prevaricazioni di chi ci circonda o per impegnarsi allo spasimo nel conseguimento di un importante obiettivo.
Per quanto l’educazione possa attenuare tutto questo anche nel bambino e nell’adolescente esiste la tendenza innata a esprimere pulsioni aggressive, per fortuna in porzioni infinitesimali rispetto alla gioia e all’amore che vediamo sgorgare quotidianamente nei loro giovani cuori. Non a caso, sempre a parere di Lorenz “non c’ù amore senza aggressività”, nel senso che sono proprio gli animali piĂč letali a dovere inibire i loro istinti aggressivi con legami particolarmente intensi, per non mettere a repentaglio la sopravvivenza della stessa specie.
Un vincolo personale, un’amicizia individuale si trovano soltanto negli animali con un’aggressivitĂ  intra-specifica altamente sviluppata, anzi questo vincolo Ăš tanto piĂč saldo quanto piĂč aggressiva Ăš la rispettiva specie animale2.
Dan Olweus, psicologo norvegese, fu invece il primo a iniziare a osservare scientificamente il fenomeno del bullismo. Nel 1983 condusse il primo studio su larga scala su 130.000 studenti norvegesi e svedesi di etĂ  compresa tra gli 8 e i 16 anni, intrapreso in seguito alla notizia del suicidio di tre ragazzi adolescenti vittime di frequenti atti di bullismo che allora fece molto scalpore nella penisola scandinava. La ricerca fornĂŹ risultati inattesi, rivelando che il 15% dei ragazzi era stato coinvolto nel fenomeno, come attore o vittima.
Del resto, molto prima che la psicologia e i mass media si accorgessero di lui, la figura del bullo Ăš sempre stata presente nella ...

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