La delegittimazione politica nell'etĂ  contemporanea 2
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La delegittimazione politica nell'etĂ  contemporanea 2

Parole nemiche: teorie, pratiche e linguaggi

Autori Vari, Benedetta Baldi, Benedetta Baldi

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Parole nemiche: teorie, pratiche e linguaggi

Autori Vari, Benedetta Baldi, Benedetta Baldi

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Nel dibattito politico italiano degli anni Settanta si diffonde l'uso dei termini delegittimare e delegittimazione per indicare, in un primo momento, il disconoscimento dell'autoritĂ  politica e, piĂč in generale, dello Stato democratico fondato sulla Costituzione. Da tempo, i termini sono impiegati nell'analisi critica del discorso politico e, in questo volume, vengono utilizzati come tecnicismi per caratterizzare procedimenti discorsivi tesi a spingere fuori dal recinto dei valori condivisi un comportamento o un agente politico. Il libro affronta gli aspetti propriamente linguistici e discorsivi e le strategie pragmatiche della delegittimazione, senza perdere di vista le suggestioni che provengono da considerazioni storico-culturali e filosofiche.

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Informations

Année
2017
ISBN
9788867288816
Sujet
Storia
Sous-sujet
Storia italiana
Massimo Fanfani

L’ideologia nei vocabolari dell’epoca fascista

I vocabolari – di qualsiasi tipo siano e qualsiasi scopo si prefiggano – costituiscono una delle sfide piĂč affascinanti, e insieme delle piĂč inarrivabili, fra quelle che l’ingegno umano pone a se stesso. Il tentativo di registrare e classificare il cangiante caleidoscopio delle parole, proprie di una nazione o di un gruppo di persone, d’uso nobile o banale, vive o che potrebbero rivivere (come talora succede per l’appunto grazie ai vocabolari), per quanto condotto con scrupolo e passione, finisce sempre per essere una grande chimera e perciĂČ compilare (e anche usare) un vocabolario richiede non poca umiltĂ . È impossibile, infatti, racchiudere entro rigide copertine di cartone, e tanto piĂč archiviare nell’hard disk di un odierno dispositivo elettronico, tutte le parole che riguardano anche solo un particolare settore dell’universo mondo che ci circonda e che procede dal nostro animo. E anche quando ciĂČ sia possibile, ovviamente ponendo paletti ben saldi: tutte le parole pronunciate in un dato discorso o scritte in un dato insieme di testi, resta ancora da cogliere il loro preciso valore e le loro sfumature in quel particolare contesto, impresa anch’essa non facile e nella quale il lessicografo deve per forza accontentarsi di astrazioni e approssimazioni relative.
Tuttavia, pur con tutti i loro difetti, i vocabolari non sono mai «tumba, sepulcro, fĂ©retro, | tĂșmulo, mausoleo», bensĂŹ «preservaciĂłn, | fuego escondido,| plantaciĂłn de rubĂ­es, perpetuidad viviente | de la esencia, | granero del idioma», come cantava Pablo Neruda.34 E lo si vede in particolare proprio quando se ne studi la dimensione ideologica che implica scelte di campo abbastanza nette e procedure che si allontanano dalla pura registrazione dei valori medi delle parole. Sotto questo aspetto i vocabolari mostrano, anche a distanza di tempo, una sorprendente vitalitĂ , che li si osservi sia a parte obiecti, che a parte subiecti. Infatti quasi ogni opera lessicografica – di carattere descrittivo o prescrittivo, storico o sincronico – riflette concezioni, immaginario, sensibilitĂ  dell’epoca e dell’ambiente da cui proviene (e, in particolare, rivela molto delle idee del compilatore). D’altra parte, di fronte al pubblico cui si rivolge essa costituisce una fonte di legittimazione per la lingua che vi Ăš registrata: la si consideri una guida autorevole o una pedantesca noiositĂ , la si consulti o no, quella sorta di anagrafe delle parole che Ăš un vocabolario giĂ  di per sĂ© tende a rafforzare l’ideologia che veicola, oltre ad avere un forte impatto identitario e normalizzante.35
La funzione ideologica della lessicografia ù stata particolarmente importante nella realtà italiana che, a partire dalla codificazione linguistica del Cinquecento, attraverso i tanti vocabolari in cui si ù trovata rispecchiata, non solo ha fissato la norma della sua lingua, ma ù anche venuta definendo e modellando opinioni, giudizi, vedute comuni. Che questo aspetto fosse presente fin dall’inizio, ce lo testimonia anche il precoce emergere in Italia di una notevole attività di riflessione critica sui vocabolari, diretta a considerarne i contenuti oltre che gli aspetti propriamente linguistici, riflessione che dopo l’Anticrusca di Paolo Beni – un’agguerrita disamina del Vocabolario della Crusca e dell’orizzonte lessicografico coevo – non si ù mai interrotta.36
Tuttavia per un paio di secoli tale funzione ideologica ebbe carattere per lo piĂč generico e scarsamente politico, applicandosi alle parole che concernevano mentalitĂ , credenze, costumi, specie nella sfera della religione, dei mestieri riprovevoli, dei vizi umani, del rapporto cogli stranieri, e in particolare della sessualitĂ : «Caricar l’orza disse il Bocc[accio] n. 86.9. Per congiungersi carnalmente [
]. Favellare in gergo per ricoprir la disonestà» vien annotato in Crusca 1612 dai compilatori.37 Solo verso la fine del Settecento, quando con il diffondersi delle idee riformatrici e rivoluzionarie la politica divenne pane per tutti i denti e cominciĂČ a interessare ogni aspetto dell’esperienza sociale, anche i vocabolari si politicizzarono. Si tese addirittura a farne strumenti di persuasione e manipolazione dell’opinione pubblica, soprattutto trattando le voci piĂč inclini a prestarsi a giudizi di valore, come quelle che riguardano la terminologia partitica e parlamentare, il linguaggio giuridico e amministrativo, la filosofia e l’economia, e perfino il costume e i rapporti umani.
Tanto che proprio adesso comincia a prender forma uno specifico settore della lessicografia (talora diffuso anche sotto forme improprie, come quella dei “catechismi”) dedicato esclusivamente al linguaggio della politica, i cui primi campioni in Italia appaiono nel cosiddetto “triennio giacobino”, con opere che concernono la nuova terminologia rivoluzionaria da contrastare o da diffondere fra i cittadini per renderli partecipi delle nuove idee.38 Ad esempio Giuseppe Compagnoni (1754-1834), il giacobino inventore della bandiera tricolore, che nel 1798, nel «Monitore Cisalpino», pubblica un Saggio di vocabolario, con ampi lemmi illustrativi di nuove parole rivoluzionarie o di nuove accezioni, come quella di democratico “fautore della democrazia”, dove, piĂč che spiegare in cosa consista la moderna “democrazia”, si esalta la figura del novello democratico esempio di ogni civica virtĂč, polemizzando contro i falsi democratici (individuati nelle esecrabili figure del ricco ambizioso e del letterato saccente). In questo modo si arriva, attraverso l’accattivante scorciatoia della personificazione, a stabilire l’autentico significato della parola e a conferirle il desiderato valore positivo:
Democratico. È l’uomo che sente di avere una patria, e non un padrone. Fiero della libertĂ , geloso della uguaglianza, senza la quale la libertĂ  sarebbe un nome vuoto di senso, egli disprezza gli schiavi, odia a morte i tiranni; ed ama con lealtĂ  tutti i suoi concittadini. Quindi Ăš ardito, franco, generoso, magnanimo. È tollerante, Ăš moderato, Ăš attivo, Ăš disinteressato: egli Ăš un misto delle piĂč belle virtĂč. [
] V’ha perĂČ un democratico in maschera. Tale si Ăš il ricco ambizioso, che con ipocrita popolaritĂ  tenta sorprendere la buona fede degli uomini del suo Comune, onde strappar loro la nomina ad un posto, che per lui equivarrĂ  alle onorificenze, che godeva col favor della corte. Tale si Ăš il letterato vano ed ingordo, che con qualche discorso vuoto di senso [
] cerca farsi largo presso i primi magistrati della repubblica, onde ottenere un impiego lucroso. [
] Voi siete padroni di chiamarvi come volete: ma i vocaboli non si possono falsificare. Sono di pubblica pertinenza come la moneta. Vi chiameremo con qualunque nome bramiate: democratici non mai.39
Ben piĂč radicale il Nuovo vocabolario filosofico-democratico indispensabile per ognuno che brama intendere la nuova lingua rivoluzionaria pubblicato nel 1799 dal gesuita Lorenzo Ignazio ThjulĂ©n (1746-1833), un’opera dal chiaro intent...

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