NELLA SANITĂ MILITARE, INSEGNANTE A PAVIA, PRIMARIO A PESARO E PROFESSORE A TORINO
Dopo la laurea in Medicina, conseguita il 3 marzo 1858 nellâateneo ticinese, Lombroso lascia Pavia e rientra a casa a Verona, da dove compie frequenti puntate in Lombardia, indispensabili per poter concludere le ricerche sul cretinismo che abbiamo visto al cap. 2.
Lâatmosfera nella cittĂ scaligera, controllata da un regime poliziesco capillare, Ăš opprimente.
La politica di Cavour tesa allo scontro con lâAustria Ăš palese. Si percepiscono venti di guerra ed anzi lâinizio delle ostilitĂ appare ormai prossimo se lâesercito sardo-piemontese arruola volontari provenienti da tutta Italia.
Nella primavera del 1859 Lombroso si reca a Milano, nel frattempo occupata dai franco-piemontesi, ove presenta domanda di ammissione nel servizio sanitario militare dellâesercito sardo-piemontese. Questo Corpo Ăš stato riorganizzato nel 1855. Si Ăš fatto onore nella guerra di Crimea del 1855 e si segnalerĂ per efficienza e abnegazione nelle campagne risorgimentali. Nellâimminenza delle ostilitĂ e durante il conflitto vengono aggregati i medici degli altri eserciti pre-unitari, smembrati dalla progressiva unificazione nazionale, e sono arruolati anche i neolaureati di regioni non ancora annesse al regno, come Ăš per Lombroso1.
Il 15 maggio 1859 Cesare spedisce questa lettera allâamico Ettore Righi:
«Ti scrivo poche righe in fretta come me lo permette la torpidezza aggravata dalla recente convalescenza e dalle tristi notizie nostre. Sento con piacere che tu stai bene e desidero notizie lunghe di quella tua figlia e nostra madre comune, il cui nome ora mi pare quasi un aroma (perché le era stato dato il nome di Italia Libera). Saluta i miei amici, offri i miei omaggi alla tua gentil signora. Vorrei dirti arrivederci, ma temo dirti una bugia»2.
Il 21 maggio viene ammesso nel Corpo Sanitario Militare ed Ăš assegnato allâOspedale Divisionale di Torino. Il 27 maggio Ăš nominato medico aggiunto per il solo tempo di guerra. Il 28 giugno Ăš trasferito allâOspedale Militare di Milano. PoichĂ© gli ufficiali medici devono essere laureati in Medicina e Chirurgia ed egli lo Ăš soltanto in Medicina, perchĂ© tale Ăš il titolo del diploma conseguito a Pavia, si deve laureare anche in Chirurgia, il che avviene a Genova il 19 luglio 19593.
Con la divisa da ufficiale medico, Lombroso incontra una realtĂ ben diversa e piĂč drammatica di quella sino ad allora offertagli dalla vita civile. Si trova a combattere epidemie di tifo e di colera e deve, soprattutto, occuparsi di un grandissimo numero di lesioni traumatiche belliche, con le relative conseguenze infettive.
Sul campo del conflitto del 1859 si trova, come tutti i medici militari, a trattare lesioni da scoppio, da proiettile e da arma bianca, ad amputare, a combattere le infezioni e le altre «malattie dâospedale» che seguono a interventi eseguiti in condizioni spesso disperate, in condizioni igieniche spaventose, senza farmaci, nĂ© materiali puliti utilizzando come consuetudine gli stracci strappati e sfilacciati, le «filacce» appunto, per la compressione diretta delle ferite.
Lombroso, che per questa sua tecnica puĂČ essere considerato un vero e proprio precursore dellâantisepsi in Italia, elimina le filacce e cura le ferite con impacchi di alcol, ottenendo grandi successi.
La seconda guerra di indipendenza Ăš breve ma gli scontri sono vivaci e, soprattutto, cruenti. Lombroso presta la propria opera con impegno e scrupolo senza risparmiarsi. Alla fine della campagna ha conquistato due medaglie al valor militare. Gli alti gradi dellâesercito notano questo giovane ufficiale cosĂŹ impegnato e lo promuovono medico di battaglione di seconda classe. Vorrebbe congedarsi ma gli chiedono di rimanere in servizio. Lombroso cede, anche perchĂ© Ăš persuaso, come dâaltronde tutti, che la guerra riprenderĂ assai presto e che la pace di Villafranca sia semplicemente un armistizio. Dâaltronde Lombroso Ăš tuttâaltro che inadatto alla carriera militare, sia per la resistenza alla fatica e ai disagi sia per il carattere introverso.
La vita militare Ăš una preziosa e insostituibile miniera di osservazioni, in primo luogo antropologiche. In unâepoca in cui i caratteri etnici delle diverse regioni sono ancora ben definiti, Lombroso acquisisce una grande esperienza in merito alle caratteristiche fisiche regionali e si crea la base di future ricerche e pubblicazioni di natura psichiatrica e psicologica. La figlia biografa Gina riferisce che diventa noto per giudizi e previsioni antropologiche «che presto gli formarono una misteriosa fama di mago, restatagli anche in seguito: celebre rimase fra i commilitoni la predizione a Francesco Siacci. Stava Lombroso cercando un Romano, fu in tale qualitĂ che si presentĂČ a lui il futuro gran matematico allora giovane ufficiale. Come il Lombroso lo guardĂČ, «Ú la piĂč bella testa che io abbia visto» esclamĂČ, e gli predisse che sarebbe diventato un grandâuomo il che in effetti ben presto avviene.
Se corrisponde alla realtĂ dei fatti lâepisodio ricorda quello precedente del freniatra F. J. Gall, che nei primi anni dellâOttocento, visitato un minore in un carcere britannico, gli predice la carriera criminale che effettivamente questi percorrerĂ 4.
In questo periodo compie osservazioni davvero singolari:
«Pochi mesi or sono io passava a Casale con altri pensieri pel capo che non di mattie letterarie ma non potei fare a meno di raccogliere un opuscolo che faceva strano contrasto in mezzo alla ambulanza e alle minacciose batterie di guerra. Portava questi titolo: A.S.M. Napoleone II vero proteggitore degli oppressi un piemontese che da piĂč anni gemeva vittima dellâoppressore. Indovinate di chi Ăš vittima costui? DellâAccademia di Torino a cui ha presentato le sue scoperte sulla quadratura del circolo!»5.
Alla fine delle ostilitĂ Lombroso Ăš trasferito a Genova, sede del 3° reggimento di fanteria della Brigata Piemonte cui appartiene. Qui condensa nel libro Sulle ferita dâarma da fuoco le proprie esperienze sul campo. Segnala che negli Ospedali Militari Ăš meglio assumere un atteggiamento di attesa piuttosto che operare subito le ferite settiche; che tuttavia lâintervento riesce meglio se eseguito subito sotto la tenda, piuttosto che in un secondo tempo negli ospedali da campo; che la reazione dei soldati al trattamento Ăš assai diversa a seconda della loro razza e della loro regione.
Queste le conlusioni: «Si deve in genere amputare nelle prime 24 ore; conservare, passate queste, il piĂč possibile. Nei casi singoli si devono applicare i singoli metodi (conservazione, amputazione, disarticolazione, resezione) senza esclusione di nessuno». A questa affermazione fa seguire le direttive di intervento per i vari segmenti dalla spalla e dallâanca, alle dita di mano e di piede e con grande prudenza aggiunge: «In questa breve esposizione in cui cercai di attenermi ai dati fornitici dalla statistica, ma piĂč ancora a quelli dellâesperienza e dal buon senso, si avrĂ avuto campo ad osservare: che ciascuno dei metodi accennati, niuno escluso, puĂČ avere il suo campo dâutilitĂ e dâapplicazione nei singoli casi».
Il testo Ăš pubblicato nel Giornale di Medicina Militare che ne stampa anche un estratto. Lâopera Ăš apprezzata dalle gerarchie militari e lâ8 settembre 1861 Lombroso si vede nuovamente promosso medico di battaglione di prima classe, che equivale a tenente. Intanto il lavoro Ăš presentato al premio Riberi dellâAccademia di Medicina di Torino e Lombroso lo vince.
Nello scritto Frammenti medico-psicologici6 sono raccolti casi pratici, rilievi e pensieri di questo periodo, soprattutto di ordine psicologico, sul sonno e sui sogni.
Scrive che:
«Lâidea Ăš una piccola immagine, una miniaturetta dellâoggetto che ne destĂČ la sensazione. Ma quando siamo svegli, essa Ăš cosĂŹ impallidita questa immagine, dalla viva serie dei fenomeni sensori, che lâun lâaltro si seguono, si accavallano, che non ci accorgiamo abbastanza chiaramente della sua natura. Ma appena tacciono i fenomeni sensori piĂč importanti, la vista e lâudito, come succede nel sonno o nellâastrazione, o nella pazzia, allora sâincarna lâidea veramente, e ne appare tale e quale Ăš, unâimmagine».
Lombroso rileva in particolare lâestrema rapiditĂ delle esperienze oniriche rispetto al normale fluire del tempo nella realtĂ , come scrive nel seguente pezzo, chiaramente connesso alle esperienze di guerra:
«Dormiva una sera⊠il gentile giovinetto ed amico mio Viaroli. â Io mi trovava nella stanza con un compagno e lo toccai sul margine dei denti e fra le labbra semichiuse col dorso dâun porta-monete dâacciaio. â Si riscosse egli con aria di subito spavento, e da noi interrogato, raccontĂČ che ei sognava, che un soldato (austriaco, sâintende) sâaffisse con ghigno sprezzante sul fratello suo: â questi adontatosene lo provocava; il bravaccio tirava fuori una sua larga bajonetta, e ne sfiorava a sghembo le labbra e i denti del poverino. Egli a quella vista inorridito e fremente accorreva a salvarlo, ed in quella si svegliĂČ. â Tutta questa sequela di idee, e noi ne fummo testimoni, si successe in quel solo brevissimo tratto di tempo che corse dal tocco alla percezione di quellâoggetto dâacciaio».
Il desiderio e i tentativi, in realtĂ piuttosto tiepidi, di abbandonare lâesercito sono principalmente motivati dal fatto che la vita militare tiene il giovane ufficiale distante dalla ricerca scientifica e dalla carriera accademica nellâUniversitĂ . Alcuni conoscenti e amici, in particolare quelli che hanno evitato di indossare la divisa, hanno intanto bruciato le tappe e sono diventati professori universitari di ruolo.
Il pensiero corre soprattutto allâamico Paolo Mantegazza, di soli quattro anni piĂč anziano di lui, che dopo aver fatto una esperienza medica e antropologica in Argentina, nel 1859 vince la cattedra di Patologia generale di Pavia.
Negli ultimi mesi del 1860 Lombroso decide di uscire allo scoperto. Scrive a Massarani, presidente della Società di Scienze e Lettere di Milano, proponendo di tenere delle conferenze su uno di questi temi: «Il delitto e il genio studiato in un manicomio», «Sulle molteplicità delle razze umane e sulle razze Italiche».
Il primo tema Ăš suggerito dallâesperienza iniziata a Vienna e maturata negli anni successivi; gli argomenti delle razze sono legati alle nozioni che ha acquisito e che continua ad accumulare come medico dellâesercito. Massarani diplomaticamente nicchia e finisce per rispondere affermativamente ma in ritardo e in termini sostanzialmente evasivi, rinviando le conferenze a epoca da stabilirsi. Lombroso si vede costretto a rivolgersi a Bartolomeo Panizza perchĂ© intervenga presso Massarani in maniera da fissare unâepoca precisa.
Panizza, lâabbiamo visto, allâepoca Ăš rettore dellâUniversitĂ di Pavia e risponde a Lombroso con una proposta ben diversa. Gli offre di tenere, nellâanno accademico 1862-63, un corso libero di psichiatria nellâateneo, dove non esiste lâinsegnamento ufficiale della materia. Lombroso comprende che si puĂČ trattare dellâinizio della carriera universitaria, non lascia perdere lâoccasione e accetta.
Intanto viene trasferito col suo battaglione per tre mesi in Calabria, a partecipare alla repressione contro il banditismo. Ha lâopportunitĂ di ampliare le proprie conoscenze e gli studi antropologici, di procedere a osservazioni sulla natura e i caratteri delle popolazioni calabresi, sui loro linguaggi e sul folklore. Viene soprattutto colpito dalla spaventosa situazione igienica della regione. Presa coscienza del pericolo che questa rappresenta, con grande coerenza esamina molti villaggi, affronta il problema delle cure piĂč opportune e prende posizione in due lavori che compaiono nel 1862 rispettivamente sulla rivista Igea e su Il Giornale di Medicina Militare.
Ne primi mesi del 1863 il battaglione viene fatto rientrare a Genova e Lombroso riprende a coltivare i suoi interessi scientifici. Approfitta della presenza nella cittĂ ligure di Giulio Gaiter, oculista veronese in esilio, esperto omeopata, per interessarsi di questa disciplina. Curiosamente Gaiter Ăš originario di Caprino, lo stesso paese del precettore Giulio Sandri.
I suoi interessi sono polarizzati alla psichiatria. La disciplina, gemmata dalla freniatria, ha ancora contorni imprecisi, le malattie mentali sono mal definite, mancano le basi diagnostiche e non vi sono precise direttive terapeutiche. A quellâepoca Lombroso si Ăš giĂ formato unâidea ben chiara di quella che definisce «nuova psichiatria esperimentale»: quella che si giova del compasso, della bilancia, del crogiuolo e del microscopio, rivelando nei visceri dellâalienato, profonde alterazioni di tessuto, e anomalie nelle sue secrezioni e del peso del corpo, determinando sotto quali condizioni barometriche e termometriche ne succedano le recidive, i parossismi e le guarigioni; e aprendosi cosĂŹ una nuova strada per curare quelle terribili malattie, che bene potevano credersi inattaccabili da mezzi materiali, poichĂ© si credevano che immateriali fosero le alterazioni dâonde provenivano»7. Ritiene che i farmaci e le altre strategie terapeutiche utilizzate siano grossolane, spesso pericolose e se quasi sempre inefficaci «inutili affatto poi nelle malattie mentali, nelle quali i pazienti presentano la quasi totale indifferenza alle dosi piĂč alte, anche mortali, delle droghe ordinarie»8.
Il 20 aprile 1863 Lombroso riesce a farsi trasferire allâOspedale Militare Divisionario di Pavia, che gli puĂČ offrire la base logistica per iniziare il corso di psichiatria di cui ha ricevuto lâincarico. Tuttavia lâingresso nel mondo accademico non Ăš facile, i professori della facoltĂ medica pavese contestano che non Ăš consentito tenere un corso senza malati, ma la difficoltĂ viene superata grazie alla generosa concessione di un piccolo reparto da parte del dott. Giovanni Zanini (1822-1869), direttore e amministratore dellâOspedale di Pavia al quale dedica tutte le energie. Alla fine del 1863 Lombroso deve perĂČ ritornare a Genova al suo battaglione; chiede dunque e ottiene un anno di aspettativa. Al termine, Ăš nuovamente destinato allâOspedale Divisionario di Pavia. Nel 1864-65 Zanini Ăš temporaneamente incaricato dellâinsegnamento della Medicina legale ma al momento decisivo del concorso gli viene preferito Giovanni Gandolfi (1806-1875)9. Alla fine di quellâ anno accademico 1864-65 Lombroso Ăš costretto a rientrare definitivamente al proprio battaglione, sempre di stanza a Genova.
Intanto, proprio allora, giunge il momento della scelta: rimanere definitivamente nelle file dellâesercito e seguire la carriera militare, oppure riprendere i corsi a Pavia. La contemporanea gestione del servizio nellâesercito e di quello universitario Ăš formalmente incompatibile e ...