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Antologia di Spoon River
Edgar Lee Masters, Fernanda Pivano
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Antologia di Spoon River
Edgar Lee Masters, Fernanda Pivano
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L' Antologia di Spoon River Ăš stata pubblicata per la prima volta da Einaudi nel 1943, tradotta da Fernanda Pivano e scoperta da Cesare Pavese. Da allora sono state fatte innumerevoli edizioni; il numero di copie vendute, da autentico bestseller, Ăš straordinario, soprattutto se si tiene conto del fatto che si tratta di un libro di poesia, tradotto per di piĂș da un'altra lingua. Dal libro sono stati tratti dischi, riduzioni teatrali, musicali, radiofoniche, televisive. E intere generazioni l'hanno scelto come testo da leggere e come oggetto di studio. Con tre scritti di Cesare Pavese e una nota introduttiva di Guido Davico Bonino. In appendice un'intervista a Fernanda Pivano.
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Est-ce que Antologia di Spoon River est un PDF/ePUB en ligne ?
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Informations
Sujet
LetteraturaSous-sujet
PoesiaTre scritti di Cesare Pavese
I. Polemica antipuritana con ardore puritano1.
I pochi accenni che si sono fatti finora in Europa a questo libro rivelano il falso atteggiamento che, per tutte le cose del Nordamerica, da noi piace prendere. Persino RĂ©gis Michaud che, per quanto io sappia, Ăš la persona al mondo che ha sinora meglio giudicato di quella letteratura, giunto nel suo Panorama2 al paragrafo Edgar Lee Masters (p. 188), fa intendere che la Spoon River Anthology Ăš essenzialmente unâopera rappresentativa delle folle ingabbiate e livellate, refoulĂ©es, dal puritanesimo e dalla nuova civiltĂ degli Stati. SarĂ poi meglio non rilevare (perchĂ© daremmo loro unâimportanza che non meritano) ciĂČ che del libro dicono certi corrispondenti italiani di laggiĂș, i quali hanno ridotto la Spoon River a un documento culturale etnico, specchio giornalistico di una civiltĂ , che, come ce la presentan loro, comincerebbe davvero a dar noia, da contrapporre â per tarparla â alla «bimillenaria tradizione nostra». PerchĂ©, quando due ragazzi litigano, Ăš sicuro che, a corto di ragioni, vien fuori la gara: â Io sono il figlio del maresciallo. â E io, del capitano.
Tutti vi sapranno dire che il gran merito di Lee Masters Ăš di aver cominciato, al suo paese, la descrizione realistica, spietata, della cittadina di provincia, del villaggio, puritani. Le date sono date: Spoon River, 1915, â Winesburg Ohio, 1919 â My Antonia e Main Street, 1920. Edgar Lee Masters batte quindi il record: Ăš il padre dellâodierna letteratura; dopo di che, si passa a parlar dâaltro.
Ora â lasciando stare che in America il villaggio era giĂ stato passato al crogiolo da Hawthorne per lo meno nel 1846 â sarebbe, ai nostri occhi, un titolo ben magro per i nuovi scrittori, quello di aver per tutta novitĂ rivolta lâattenzione a un loro ambiente locale, pieno di problemi locali e risolti questi ultimi in modi di vita locali. ChĂ©, se poi vogliamo leggere sulla vita di provincia, sono anche troppi gli scrittori europei che ne han trattato.
DovâĂš, dunque, il grande interesse di quei libri?
La veritĂ mi pare anzitutto questa: che, se si prende Edgar Lee Masters, come vogliono, per un antipuritano, lo si riduce a un ben misero e trascurabile libellista. Sono giĂ seccanti in casa propria, i problemi di questo genere. Vero che, come del resto in tutti i libri â americani o europei â che valgono qualcosa, câĂš nella Spoon River un ambiente, unâesperienza, indigeni; un ricorrere di modi di vita e di tipi nazionali che, a ogni modesto frequentatore di cinema, saltano agli occhi come conoscenze vecchie. Ma questo non Ăš che la schiettezza del libro, la sua diretta ispirazione dalla vita, la sua materia e, ripeto, tutti i libri di qualche valore piĂș o meno mostrano questa caratteristica.
Bisogna capire che, con questo sfondo nazionale, il fatto importante non sta nella polemica contro certi modi puritani (polemica, del resto, ridotta a ben poco nel libro) ma nellâardore invece veramente da puritano con cui sono affrontati, oltre il particolare momento storico, il problema del senso dellâesistenza e il problema delle proprie azioni: ardore e problemi essenzialmente morali e di non lontano sapore biblico. ChĂ© se poi nella ricerca qualche botta va alla struttura storica, puritanesca, del paese, questo puĂČ interessar molto gli americani che questa struttura se la vedono intorno e sentono addosso, ma poco noi, a meno che la poesia dellâautore non abbia mutata quella, che per gli indigeni e gli studiosi Ăš una chiara allusione, in una figura che sia, non piĂș un semplice nome storico, ma una nuova creatura. E, per far questo, per riuscire in questâopera di creazione â châio credo in gran parte compiuta â mi pare persin banale dire che lâautore ha dovuto amare il suo ambiente, godersi i propri personaggi, sentirli nascere nel suo spirito.
Sono rarissime le caricature polemiche in Lee Masters. Lâardore di ognuna delle centinaia di anime sepolte in Spoon River si Ăš fatto il suo ardore, e veramente il poeta ci parla per la bocca di ognuna. Ha una tal serietĂ e sinceritĂ , questa ricerca sempre rinnovata del valore dellâesistenza in articulo mortis, che, anche per Lee Masters, vien da ripetere quello che Ăš ormai un luogo comune nella storia della cultura nordamericana: allâopposizione contro il puritanesimo ci sono sempre stati i piĂș grandi puritani.
La Spoon River Anthology, uscita a pezzo a pezzo su un settimanale del Middle West3, Ăš un gran corpo di epigrafi sepolcrali poste sulle labbra, secondo il buon gusto classico, ai morti stessi, di un villaggetto tipico nordamericano, Spoon River. Naturalmente vien subito da pensare che ci sia qui un influsso dellâAntologia Palatina. E, a parte lo spirito che, in quegli addii ellenistici alla vita, di vergini, di naviganti, di cortigiane, di guerrieri, di filosofi, di contadini e di poeti, Ăš un tenero o stoico rimpianto per la luce del sole â mentre vedremo tutta la complessa modernitĂ e trascendenza delle aspirazioni di Spoon River â a parte lo spirito, non Ăš impossibile che Lee Master da quegli epigrammi abbia tratta lâidea formale del suo libro: il titolo e lo stampo dellâepigrafe, rapida, sentenziosa, classica. Ma anche in ciĂČ abbiamo un rinnovamento: la forma, pur serbando il verso, ignora la rimĂĄ e il ritmo. Questo ha cominciato a dar nel naso a molti: han trovato che cosĂ vien fuori uno stile odiosamente prosaico. Ă inutile discutere: se uno non sente da sĂ© la solennitĂ tragica e definitiva di quelle poche frasi, poste a concludere una vita, in un verseggiare cosĂ sobrio e pacato, che ha semplicemente lâufficio di segnare il pensiero, dubito che qualunque discorso lo possa mai educare.
Prendiamo questâepigrafe:
FRANCIS TURNERNon potevo correre o giocareda ragazzo.Da uomo non potevo che centellinare,non bere âperchĂ© la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.Eppure giaccio quicarezzato da un segreto che soltanto Maria conosce:câĂš un giardino dâacace,di catalpe, di pergole coperte di viti âlĂ in quel pomeriggio di giugnoal fianco di Maria âbaciandola collâanima sulle labbralâanima dâimprovviso mi Ăš fuggita.
Qui le pause non sono arbitrarie. Le prime martellano appunto perchĂ© esprimono il ritorno beffardo di quel destino. E quando un pensiero, come nel quinto verso, non ha ragione di venir spezzato, lâautore non si fa scrupolo di scriverlo tutto di seguito. E si osservi poi, ancora, lâimportanza della pausa di brevitĂ nel verso «al fianco di Maria» che fa tenere il fiato per il volo che segue.
Riprendendo, invece, lâaltro appunto, ben piĂș serio, che da un poâ di tempo sotto forma di lode imperversa in America, i morti di Spoon River sarebbero dei refoulĂ©es di quella civiltĂ , che polemizzano scoprendo le loro piaghe segrete. E qui, attaccano subito i nostri giornalisti: unâumanitĂ da manicomio, ecco che cosa ci sa proporre lâAmerica! ma la bimillenaria...
Sentite questâuomo se vi pare un refoulĂ©:
JACK IL CIECOAvevo suonato tutto il giorno alla fierama, guidando a casa, Butch Weldy e Jack Mc-Guireche erano bellâe sbronzi, mi fecero suonare e suonareal canto di Susie Skinner, frustando i cavallifinchĂ© quelli scapparono.Cieco comâero, cercai di saltar giĂșmentre il carretto cadeva nel fossato,e venni preso nelle ruote e ucciso.CâĂš un cieco qui che ha una frontegrossa e bianca come una nuvola.E noi tutti, suonatori, dai piĂș grandi ai piĂș umili,compositori di musica e narratori di storie,sediamo ai suoi piedie lo ascoltiamo cantare della caduta di Troi...