Manuale di scrittura (non creativa)
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Manuale di scrittura (non creativa)

Marco Santambrogio

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  1. 268 pages
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Manuale di scrittura (non creativa)

Marco Santambrogio

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In questo libro il lettore troverĂ  consigli su come si scrive un saggio. «Non deve aspettarsi niente che possa servire alla sua creativitĂ : per questo deve pensarci da solo. TroverĂ  invece qualcosa che puĂČ servire a chiarirgli la natura e gli obiettivi di questo genere di scrittura, nel quale rientrano gli articoli scientifici, le monografie, le tesi di laurea, le memorie e le relazioni di un professionista, gli articoli di fondo per un quotidiano, i servizi per i settimanali e cosĂŹ via. In questo genere di testi l'autore non puĂČ limitarsi a esporre le proprie opinioni su un dato tema, ma deve avere una tesi principale da affermare e deve saperla argomentare, cioĂš presentare ragioni convincenti a suo favore. Come diceva Albert Einstein, che pure sapeva scrivere bene, l'eleganza possiamo lasciarla ai sarti e ai calzolai. Uno stile elegante e ricercato non serve a molto quando si tratta di persuadere.»

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Informations

Éditeur
Editori Laterza
Année
2015
ISBN
9788858121450

Quinta lezione.
‘Tutti i marinai amano una ragazza bruna’

[Ad una prima lettura, questa lezione puĂČ essere omessa.]
Finora abbiamo considerato solo alcune parole logiche e precisamente i connettivi come ‘non’, ‘non Ăš vero che’, ‘e’, ‘o’, ‘se ... allora’. ‘Non Ăš vero che’ anteposto a un enunciato dichiarativo serve a formare un altro enunciato, piĂč complesso di quello di partenza. (L’uso di ‘non’ Ăš un po’ diverso: si mette davanti a un predicato come ‘ù un filosofo’ in un enunciato come ‘Socrate Ăš un filosofo’ per formare l’enunciato piĂč complesso ‘Socrate non Ăš un filosofo’. Naturalmente non Ăš l’unico uso di ‘non’.) Gli altri connettivi si inseriscono tra due enunciati per formare enunciati piĂč complessi. (A rigore, il connettivo ‘se ... allora’ non si inserisce tra due enunciati, ma l’idea Ăš chiara.)
Quasi nessuno dei ragionamenti che abbiamo considerato fin qui ci ha chiesto di esaminare come siano fatti internamente gli enunciati a parte l’eventuale presenza dei connettivi1. Ad esempio, abbiamo visto che un enunciato come ‘Socrate Ăš un filosofo e Platone Ăš un filosofo’ Ăš una congiunzione dei due enunciati piĂč semplici, ‘Socrate Ăš un filosofo’ e ‘Platone Ăš un filosofo’, e abbiamo visto anche che questi tre enunciati compaiono come premesse o come conclusioni in certe inferenze valide, le quali dipendono solo, per quel che riguarda la loro validitĂ , dal significato della congiunzione ‘e’. Lo stesso per gli altri connettivi. Ma a parte la presenza dei connettivi, non abbiamo avuto occasione di esaminare le altre componenti degli enunciati perchĂ© le argomentazioni che abbiamo considerato non lo richiedevano.
È chiaro che ci sono innumerevoli argomentazioni valide, che non sono state considerate fin qui, la cui validità non dipende dal significato dei connettivi, bensÏ dal significato di qualche altra costruzione. Ad esempio, nessuno degli enunciati che compongono le inferenze seguenti, che sono tutte valide, contiene un connettivo:
1. Socrate era il maestro di Platone.
Dunque Platone era allievo di Socrate.
2. Collodi era Carlo Lorenzetti.
Collodi ha scritto Pinocchio.
Dunque Carlo Lorenzetti ha scritto Pinocchio.
3. Qualche filosofo greco ha inventato la logica.
Dunque qualcuno ha inventato la logica.
4. Tutti gli uomini sono mortali.
Socrate Ăš un uomo.
Dunque Socrate Ăš mortale.
È facile inoltre costruire altri esempi di inferenze valide in cui compaiono, come premesse o come conclusioni, enunciati del tipo: ‘La maggior parte degli studenti eviterebbe volentieri l’esame di logica’, ‘Tre moschettieri si incontrarono dietro il conven­to delle Carmelitane’, ‘Pochi moschettieri tennero testa a molte guardie della regina’, ‘Ogni marinaio ama una ragazza bruna’ e così via. Queste inferenze hanno forme che non abbiamo considerato fin qui. Con gli strumenti che abbiamo già visto, potremmo dire solo che l’inferenza (4), ad esempio, ù della forma:
formula
ma non siamo in grado di dire che cosa abbiano in comune A, B e C e quindi non sappiamo spiegare la validità dell’inferenza.
Il modo piĂč semplice di spiegare ad esempio l’inferenza (2) Ăš di attribuire alla prima premessa la forma di una identitĂ , a = b, e di osservare poi che, in generale, se a e b sono la stessa cosa (nell’esempio, una stessa persona), allora tutto ciĂČ che Ăš vero di a Ăš vero anche di b. Questo principio generale Ăš la Legge di Leibniz o di IndiscernibilitĂ  degli identici. Questo ci porta ad analizzare gli enunciati relativamente semplici, come appunto ‘Collodi era Carlo Lorenzetti’, ma anche ‘Socrate Ăš un filosofo’, ‘Socrate era il maestro di Platone’, ‘Platone cammina’, ‘Il mio golf Ăš rosso’ e cosĂŹ via, e a distinguervi le parole che vi compaiono come predicati da quelle che si riferiscono a cose (o persone) a cui i predicati attribuiscono proprietĂ  o relazioni. Naturalmente anche gli enunciati «semplici» come quelli indicati non sono proprio del tutto semplici, come sappiamo dalla grammatica e dalla sintassi dell’italiano: i tempi verbali, la presenza della copula ‘ù’ nel predicato ‘ù un filosofo’, degli articoli ‘un’ e ‘il’, del complemento ‘di Platone’ nel predicato ‘era il maestro di Platone’, e cosĂŹ via, mostrano che l’analisi potrebbe proseguire ancora per un bel pezzo. Ma qui non ci proponiamo una analisi completa di tutti gli enunciati dell’italiano, anche se esistono inferenze valide che dipendono proprio dagli elementi che un’analisi piĂč fine dovrebbe distinguere. Ad esempio, dalla premessa ‘Socrate era il maestro di Platone’ possiamo concludere che Platone non aveva altri maestri che Socrate, perchĂ© altrimenti sarebbe stato falso che Socrate fosse il suo maestro: avremmo dovuto dire che era un suo maestro. Ma – ripetiamolo – non ci preoccupiamo qui di render conto di tutte le inferenze valide.
Il nostro obiettivo Ăš di spiegare almeno la validitĂ  delle inferenze che coinvolgono, come premesse o come conclusioni, le quattro forme enunciative aristoteliche:
Tutti i P sono Q.
Alcuni P sono Q.
Nessun P Ăš un Q.
Alcuni P non sono Q.
La logica moderna le spiega meglio di quanto riuscisse a fare Aristotele e in modo piĂč semplice. Vediamo molto rapidamente come fa – lasciando che il lettore interessato si rivolga a un buon testo di logica per trovare una trattazione piĂč completa e rigorosa dei suoi metodi...

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