
eBook - ePub
Piccole donne. I quattro libri
Piccole donne. Piccole donne crescono. Piccoli uomini. I ragazzi di Jo
- 1,112 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Piccole donne. I quattro libri
Piccole donne. Piccole donne crescono. Piccoli uomini. I ragazzi di Jo
Informazioni su questo libro
Le quattro sorelle March - la giudiziosa Meg, la ribelle Jo, la dolce Beth, la vanitosa Amy - si preparano a diventare grandi, inseguendo speranze e ambizioni sullo sfondo di un'America scossa dalla guerra di Secessione. È sufficiente la prima pagina di Piccole donne per immergersi nella calda atmosfera della loro casa: il chiacchiericcio complice, i litigi, gli abbracci, le risate. E allora entriamo in casa March, sediamoci accanto a Meg, Jo, Beth, Amy, le quattro ragazze piú moderne che siano mai esistite, e ascoltiamo le loro voci. Pagina dopo pagina i loro capricci, le loro vittorie, le loro amicizie, le loro difficoltà , i loro sogni saranno anche i nostri.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Piccole donne. I quattro libri di Louisa May Alcott, Luca Lamberti in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Classics. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Piccoli uomini
Capitolo primo
Nat
Il ragazzino lacero, appena sceso dall’omnibus, s’avvicinò all’uomo che stava spalancando il grande cancello.
– Scusi, signore… È questa Plumfield?
– SÃ, giovanotto. Ti manda qualcuno?
– Il signor Laurence. Mi ha dato una lettera per la signora Bhaer.
– E allora entra, coraggio. Va’, consegna la lettera e vedrai che sarai ricevuto con tutti gli onori.
Il tono dell’uomo era bonario e il ragazzino, incoraggiato da quelle parole gentili, s’incamminò di buon passo sotto la pioggerella primaverile che bagnava l’erba appena spuntata e le prime gemme che ammiccavano sui rami degli alberi. Nat riusciva a vedere la casa in fondo al viale: un vasto edificio dalla sagoma quadrata, il porticato di stile antiquato, una larga scalinata a padiglione all’ingresso e molte finestre illuminate che le conferivano un’aria ospitale. E poiché queste non erano schermate né da imposte né da tendine, nell’attimo di esitazione prima di bussare Nat poté scorgere oltre i vetri delle piccole ombre danzare sulle chiare pareti, accompagnate da un allegro brusio di voci giovanili. E allora gli parve incredibile che quella luce, quel tepore, quell’atmosfera di benessere potessero accogliere un piccolo disgraziato come lui.
«Spero che la signora mi riceverà », pensò, bussando piano alla porta con il grande battente di bronzo che aveva le fattezze di un simpatico grifone.
Gli aprà una domestica grassoccia e rubiconda alla quale Nat consegnò senza dire una parola la sua lettera di presentazione. Doveva essere abituata a ricevere ragazzi sconosciuti e magari anche un po’ strani, perché gli indicò una sedia accanto alla porta e gli disse: – Siediti là e fa’ sgocciolare un po’ quella giacchetta, intanto che io vado ad avvertire la signora.
Mentre aspettava, Nat ebbe modo di passare molto piacevolmente il suo tempo solo guardandosi attorno, osservando tutte le novità che gli si presentavano senza essere a sua volta osservato, mezzo nascosto com’era nel suo angolino.
La casa brulicava di bambini e di ragazzi che riempivano le ultime ore di quel lungo pomeriggio piovoso divertendosi in allegria. Sembrava che ce ne fossero dappertutto, al pian terreno e a quello superiore, lungo le scale e in ognuna delle varie stanze di cui, attraverso le porte aperte, s’intravedeva l’interno. Non si vedevano che ragazzi, piccoli e meno piccoli, e tutti erano occupati nei loro giochi preferiti in un’euforica atmosfera di ricreazione serale. Le due stanze sulla destra dovevano essere aule scolastiche, perché si potevano scorgere distintamente i banchi, le lavagne, le carte geografiche e i libri. Nel caminetto scoppiettava un bel fuoco e alcuni ragazzi, che vi stavano pigramente attorno, stavano discutendo tra loro circa un nuovo campo da cricket con tale accanimento che senza rendersene conto scalciavano per aria i loro scarponi. Nell’angolo sul fondo un ragazzino stava provando un brano musicale al flauto, a quanto pareva per nulla disturbato dalla baraonda che lo circondava. Due o tre ragazzini scatenati saltavano su e giú dai banchi, interrompendo di tanto in tanto quella ginnastica per riprender fiato e intanto ridere delle caricature del padrone di casa che un altro giovane mattacchione andava schizzando sulla lavagna.
Attraverso la porta sulla sinistra si vedeva una lunga tavola apparecchiata, sulla quale troneggiavano grandi bricchi di latte, canestri colmi di fette di pane bianco e scuro e un’infinità di forme di pan pepato, delizia dei ragazzi. Nell’aria aleggiava il fragrante odore del pane tostato unito a un accenno di aroma di mele al forno, entrambi assai stuzzicanti per nasini affamati e relativi stomaci.
Ma lo spettacolo piú allettante e divertente si svolgeva lÃ, nell’atrio. Presso il portone d’ingresso un gruppo discretamente schiamazzante giocava a rincorrersi. Un pianerottolo era consacrato alle biglie, l’altro alla dama, mentre lungo le rampe delle scale si vedevano un ragazzo che leggeva un libro, una bambina che cullava sulle ginocchia una bambola, canticchiando una ninna nanna, due cuccioli di cane e uno di gatto, che per il momento si facevano i fatti loro, e una serie ininterrotta di ragazzini che dal pianerottolo si lasciavano scivolar giú lungo il corrimano, con grave pericolo per l’integrità dei loro calzoni e delle loro zucche.
Quella meravigliosa gara a chi si rompeva per primo l’osso del collo affascinò Nat al punto da farlo uscire quasi del tutto dal suo angolo; e quando uno di quei giovani spericolati, piombando giú come una palla da cannone, non riuscà a frenare in tempo e si beccò una zuccata che avrebbe spaccato in due qualsiasi testa normale (ma non una ben temprata da undici anni di assidui ruzzoloni) Nat dimenticò se stesso, si alzò e si avvicinò alla scala, persuaso di trovare uno mezzo morto. Il ragazzo invece si limitò a strizzare velocemente gli occhi per un attimo, dopodiché guardò tranquillamente quella faccia sconosciuta con un «Ehilà !» un po’ sorpreso.
– Ehilà ! – disse Nat di rimando, non sapendo che altro dire e ripiegando su una risposta che gli sembrava semplice e rapida.
– Sei uno nuovo? – domandò l’altro da terra senza cambiar posizione.
– Ancora non lo so.
– Come ti chiami?
– Nat Blake.
– Io Tommy Bangs. Vieni su a farti un giro anche tu? – disse Tommy rimettendosi in piedi come uno che improvvisamente si sia ricordato dei doveri dell’ospitalità .
– Sarà meglio che aspetti di sapere se resterò qui o no, – si schermà Nat che a ogni istante sentiva aumentare in sé il desiderio di restare.
– Ehi, Demi! – chiamò. – Vieni un po’ qui che c’è uno nuovo. Ci si vede dopo, eh, Nat?
Mentre Tommy tornava con rinnovato entusiasmo al suo sport preferito, il ragazzo che stava leggendo sulla scala aveva alzato i grandi occhi scuri su Nat e un attimo dopo, infilatosi il libro sotto il braccio, si alzò e gli andò incontro con un lieve sorriso di benvenuto. C’era qualcosa che attirava Nat nel viso amichevole di quel ragazzo magro dallo sguardo mite.
– Hai già parlato con la zia Jo? – domandò come se ciò facesse parte di un qualche importante rituale.
– No, per ora non ho parlato altro che con te e Tommy. Sto aspettando, – rispose Nat.
– Sei stato mandato qui dallo zio Laurie? – chiese ancora Demi educatamente ma con un tono serio.
– Vuoi dire il signor Laurence?
– Proprio lui, lo zio Laurie. Ci manda sempre dei ragazzi in gamba.
Nat, lusingato e riconoscente, ebbe un sorriso luminoso che gli faceva una bella faccia simpatica. Però non sapeva che altro dire e i due restarono uno di fronte all’altro in amichevole silenzio, finché non arrivò la ragazzina con la bambola in braccio. Assomigliava moltissimo a Demi ma era piú piccola, con il viso piú paffuto e colorito e gli occhi azzurri.
– Questa è mia sorella Daisy, – disse Demi con fierezza, quasi si trattasse di una creatura straordinaria.
I due si salutarono con un cenno e sulle guance della bambina comparvero due deliziose fossette mentre diceva affabilmente: – Spero proprio che resterai. Si sta cosà bene, qui! Vero, Demi?
– Altroché! È per questo che la zia Jo tiene Plumfield, quindi…
– Mi sembra davvero un posto magnifico, – osservò Nat che capiva di dover dire qualcosa a quelle persone cosà amabili.
– È il piú bel posto del mondo, vero, Demi? – disse Daisy, la quale evidentemente stimava il fratello un’autorità su ogni argomento.
– Beh, non proprio, – rispose Demi. – Secondo me la Groenlandia, dove ci sono le foche e gli iceberg, è piú interessante di Plumfield, a cui però sono affezionato e che è un bel posto dove stare, – rispose Demi che stava appunto leggendo un libro su quel lontano paese. Stava proprio per proporre a Nat di mostrargliene le illustrazioni quando arrivò la domestica che con un cenno del capo gli annunciò: – Va bene. Puoi fermarti.
– Sono contenta. Ora vieni dalla zia Jo, – disse Daisy prendendo Nat per la mano con un’aria protettiva che mise subito il ragazzo a proprio agio.
Demi tornò al suo libro e la sorella accompagnò il nuovo amico in una stanza sul fondo dove un signore corpulento stava giocando a far la lotta sul divano con due bambini e una signora snella finiva di rileggere una lettera appena scritta.
– Eccolo, zietta! – annunciò Daisy.
– Cosà questo è il mio nuovo ragazzo? Sono contenta di vederti, mio caro, e spero ti troverai bene con noi, – disse la signora attirandolo a sé, scostandogli con un gesto affettuoso della mano i capelli dalla fronte e guardandolo con un’espressione materna che conquistò il piccolo, assetato com’era di affetto.
La signora non era proprio una bellezza ma il suo viso era simpatico e aveva delle espressioni che sembravano non aver dimenticato certi sguardi e certi modi di fare tipici dei bambini, cosà come estremamente giovane era la sua voce e certi suoi atteggiamenti; questi particolari, difficili da descrivere ma subito evidenti a chi la avvicinava, ne facevano una donna molto attraente con la quale ci si trovava subito a proprio agio, insomma, un «bel tipo», come direbbero i ragazzi. Mentre gli accarezzava i capelli, la signora notò che le labbra di Nat tremavano leggermente. Allora lo sguardo acuto dei suoi occhi grigi si raddolcÃ, strinse a sé la figuretta sbrindellata e disse ridendo: – Io sono mamma Bhaer, questo signore è papà Bhaer e questi i due piccoli Bhaer. Bambini, venite a salutare Nat.
I tre lottatori obbedirono immediatamente. L’omone si avvicinò al nuovo venuto tenendo su ciascuna spalla uno dei bambinetti paffuti. Rob e Teddy rivolsero un bel sorriso a Nat, il signor Bhaer dopo avergli stretto la mano gli indicò una sedia accanto al fuoco e lo invitò a sedere e disse con una voce cordiale: – C’è un posto pronto per te, figliolo. Siedi e asciugati un po’.
– Sei bagnato? – domandò la signora con sollecitudine. – Su, su, togliti le scarpe che ti do immediatamente qualcosa di asciutto da metterti.
E la signora Bhaer si diede da fare con tale velocità che Nat si ritrovò seduto su una comodissima poltroncina con ai piedi un paio di calze asciutte e delle belle pantofole calde prima ancora che avesse il tempo di dire «Jack Robinson». Invece disse «Grazie, signora» con tale evidente riconoscenza che gli occhi di mamma Bhaer tornarono ad addolcirsi mentre diceva qualcosa di divertente che serviva a nascondere la commozione.
– Queste pantofole sono di Tommy Bangs; lui ne farà a meno per ora, tanto piú che dimentica sempre di mettersele. Ti vanno un po’ grandi… beh, meglio cosÃ, se avrai voglia di squagliartela non potrai correre troppo veloce…
– Ma io non voglio squagliarmela, signora! – esclamò Nat tendendo le manine verso il fuoco con un profondo sospiro di benessere.
– Cosà mi piace! Adesso ti scalderò ben bene per liberarti da questa brutta tosse. Da quanto ce l’hai? – domandò la signora Bhaer, rovistando in un cesto per trovare una fascia di flanella.
– È tutto l’inverno che me la porto dietro; ho preso freddo e per qualche ragione non è mai migliorata.
– Lo credo bene! Viveva in una cantina umida con pochi stracci addosso! – sussurrò la signora Bhaer al marito che aveva notato con commozione le tempie incavate del ragazzo, le labbra screpolate e tremanti, la voce roca e i continui scoppi di tosse che scuotevano il piccolo torace avvolto in una giacchetta rattoppata.
– Robin, su, da bravo ometto, va’ dalla tata e fatti dare lo sciroppo e l’unguento per la tosse, – disse il signor Bhaer dopo avere scambiato una rapida occhiata con la moglie.
– Senti, senti come quel briccone di Teddy si sforza di tossire! Nello sciroppo che ti darò c’è del miele e, siccome gli piace, ne vuole anche lui!
Il piccolo Ted a forza di tossire era diventato paonazzo, ragion per cui la mamma, dopo aver somministrato una buona dose di sciroppo a Nat, ne concesse un cucchiaino anche a lui.
La signora Bhaer aveva appena finito di avvolgere intorno al collo di Nat una fascia di flanella, quando il suono di una campana e un rumoroso scalpiccio nell’atrio annunciarono che era pronta la cena. Nat si sentà smarrito all’idea di dover affrontare tutti quei ragazzi sconosciuti, ma la signora Bhaer lo prese per mano e Robin gli disse con aria di protezione: – Non aver paura, io ti sto vicino.
Dodici ragazzi, sei per parte, si trovavano già accanto alle loro sedie, scalpitando, impazienti di cominciare, mentre l’adolescente che Nat aveva visto suonare il flauto cercava di tenerli tranquilli. Nessuno però si sedette finché la signora Bhaer non si fu messa a capotavola con Teddy alla sua sinistra e Nat alla destra.
– Ecco un nuovo compagno, ragazzi. Si chiama Nat Blake. Dopo cena gli darete il benvenuto. Piano, ragazzi, con calma…
Dopo aver dato un’occhiata a Nat tutti si precipitarono a sedersi tentando senza molto successo di non provocare troppa confusione. I coniugi Bhaer insegnavano ai ragazzi a comportarsi educatamente, soprattutto durante i pasti, e in linea di massima ottenevano buoni risultati, anche perché pretendevano l’osservanza di poche regole fondamentali; i giovani ospiti da parte loro capivano che chiedevano il minimo indispensabile e facevano il possibile per mostrarsi obbedienti. Ci sono però dei momenti in cui non è possibile fermare una banda di ragazzi affamati e il saba...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Piccole donne. I quattro libri
- Piccole donne
- Piccole donne crescono
- Piccoli uomini
- I ragazzi di Jo
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
- Copyright