
- 144 pagine
- Italian
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eBook - ePub
I masnadieri
Informazioni su questo libro
Pubblicata anonima nel 1781 e rappresentata per la prima volta a Mannheim nel 1782, la tragedia mette in scena un dissidio tra fratelli: Franz Moor, l'infido macchinatore di complotti, e Karl Moor, l'idealista masnadiero, prototipo del nobile fuorilegge dello Sturm und Drang che per 'migliorare il mondo' combatte contro ogni sopruso, ma soprattutto contro la legge ingiusta dei tiranni. Il successo della tragedia costò a Schiller la caduta in disgrazia presso il duca di Wurttemberg, avviando un'avventurosa vicenda di arresti, fughe e peregrinazioni.
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Informazioni
Print ISBN
9788806590307eBook ISBN
9788858421888ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Franz Moor, pensieroso nella sua stanza.
FRANZ Va troppo per le lunghe... A sentire il medico egli sta superando la crisi... La vita dei vecchi è davvero eterna! Libera e piana mi si aprirebbe la strada, se non fosse di quel mucchio di carne tenace che, come il drago della leggenda, mi sbarra l’accesso ai miei tesori. Devono forse i miei disegni piegare sotto il ferreo giogo di un meccanismo? e il mio genio audace lasciarsi incatenare al passo di lumaca della materia? Un lucignolo semispento che sfrutta le ultime gocce d’olio, egli non è altro ormai... Tuttavia non vorrei farlo io, per rispetto alla gente. Vorrei non averlo ucciso; solamente lasciato morire. Vorrei fare ciò che fa il medico provetto... ma alla rovescia: non precludere con un’abile mossa il cammino alla natura, ma sospingerla per la sua strada. Possiamo prolungare le condizioni della vita; perché non potremmo avere il diritto di abbreviarle? I filosofi e i medici mi insegnano che gli stati d’animo si armonizzano in accordo perfetto coi moti dell’organismo. Le sensazioni del podagroso si accompagnano costantemente alle dissonanze delle vibrazioni meccaniche. Le passioni maltrattano la forza vitale; lo spirito sovraccarico fa crollare al suolo la sua armatura... E allora?... Chi sapesse appianare alla morte la strada verso la sede della vita: rovinare il corpo movendo dallo spirito. Un’opera originale!... e chi ne fosse capace... Un’opera senza pari... Pensaci su, Franz Moor, ecco un’arte che meriterebbe di avere te per suo inventore. Il veneficio è pur stato quasi innalzato al rango di una vera e propria scienza, e la natura sforzata a rivelare i suoi limiti, sicché si può prevedere per anni il battito del cuore, e dire al polso: fin lÃ, e non oltre! Perché dunque non ci si potrebbe provare anche in questo nuovo campo? Ma come procederò per distruggere la dolce, pacifica armonia dell’anima col corpo? quale sorta di affetti sceglierò? quali son quelli piú ostili alla vita? La Rabbia? è un lupo vorace che troppo presto si placa. L’Ansia? è un verme che rode troppo lentamente. Il Dolore? è vipera che striscia troppo pigra. La Paura? la speranza non le permette di devastare. E poi? Son dunque qui tutti i carnefici dell’umanità , e cosà presto è esaurito l’arsenale della morte? (Medita un po’, poi balza su) Ah, ci sono: il Terrore. Che cosa non può il Terrore? e a che vale contro il freddo amplesso di questo gigante la ragione, la religione? Eppure... anche a questo uragano egli potrebbe far fronte. Oh, allora venitemi in aiuto, Sventura, e tu, Rimorso, eumenide infernale, serpe che rumini il tuo cibo e ti rimangi i tuoi escrementi, e voi che perpetuamente distruggete e ricreate il vostro veleno: Auto-accusa che urlando spezzi la tua stessa casa e ferisci la tua stessa madre... E in mio soccorso venite anche voi, benigne divinità : Passato mesto-sorridente, Futuro con la traboccante cornucopia; e mentre sfuggite al suo avido abbraccio mostrategli nel vostro specchio le celesti gioie precluse. Cosà colpo su colpo, bufera su bufera io aggredirò quella fragile vita, finché, ultima delle furie assalitrici, giungerà la Disperazione. Trionfo! trionfo! Ecco, il piano è concluso, difficile e artistico, fidato e sicuro, poiché (ironico) il coltello dell’anatomico non potrà riscontrare traccia di ferita o di veleno. (Risoluto) Avanti dunque! (Entra Hermann). Il deus ex machina! Hermann!
HERMANN Ai vostri servigi, signor conte.
FRANZ (gli dà la mano) Che tu non offri a un ingrato.
HERMANN Ne ho le prove.
FRANZ Ben altre ne avrai tra poco. Tra poco, Hermann!... Ho qualcosa da dirti, Hermann.
HERMANN Ascolto con mille orecchi.
FRANZ Ti conosco, sei un ragazzo risoluto: cuor di soldato e bocca prudente. Mio padre ti ha gravemente offeso, vero?
HERMANN Il diavolo mi porti se me ne scordo!
FRANZ Ecco l’accento di un uomo! La vendetta si addice a un cuore virile. Mi piaci, Hermann. Prendi questo borsellino. Sarà piú pesante quando sarò io il signore.
HERMANN È questo il mio perenne desiderio, nobile conte. Grazie.
FRANZ Davvero, Hermann, tu desideri che sia io il signore? Ma mio padre ha midollo da leone, e io sono il cadetto.
HERMANN Vorrei che foste il primogenito e che vostro padre avesse il midollo di una ragazza tisica.
FRANZ Come ti compenserebbe, allora, il primogenito! come ti innalzerebbe da quell’ignobile polvere che si addice sà male al tuo ingegno e alla tua nobiltà . Allora, lÃ, quale sei, saresti coperto d’oro e voleresti per le strade tirato da quattro cavalli; proprio cosÃ, sai?... Ma scordo ciò che debbo dirti. Hai già dimenticato la signorina di Edelreich, Hermann?
HERMANN Per tutti i fulmini! perché me la ricordate?
FRANZ Mio fratello te l’ha soffiata via, eh?
HERMANN Me la pagherà .
FRANZ Ella ti ha dato lo sgambetto. E credo che lui ti abbia buttato giú dalle scale.
HERMANN Ma io lo caccerò nell’inferno.
FRANZ Faceva correr la voce che tu fossi stato generato in un momento di distrazione, e che tuo padre, ogni volta che ti vedeva, si picchiasse il petto e sospirasse: Dio, abbi pietà di me, peccatore!
HERMANN (infuriato) Lampi e fulmini, taci!
FRANZ Ti consigliò di mettere all’asta il tuo titolo di nobiltà per rattopparti le calze.
HERMANN Per tutti i diavoli, gli strapperò gli occhi colle mie unghie!
FRANZ Cosa? Ti arrabbi? e come puoi arrabbiarti con lui? che male puoi fargli? che può un topo come te contro un leone come lui? La tua irritazione gli fa piú dolce il trionfo. Tu non puoi che stringere i denti e sfogare la tua ira mangiando pane asciutto.
HERMANN (picchiando i piedi al suolo) Voglio ridurlo in polvere.
FRANZ (gli batte sulle spalle) Vergogna, Hermann! sei un cavaliere. Non devi tollerare l’insulto. Non devi rinunciare alla ragazza, non lo devi per niente al mondo, Hermann! Grandine e tempesta! Se fossi al tuo posto tenterei l’impossibile.
HERMANN Non avrò pace finché non vedrò quei due uomini sotterra.
FRANZ Eh! un po’ di calma, Hermann. Vieni qui... Amalia dev’essere tua!
HERMANN SÃ, lo deve... per tutti i diavoli, lo deve!
FRANZ Dev’esser tua, ti dico, e sarò io a dartela. Vieni qui, ti dico. Forse non sai che Karl ormai è diseredato.
HERMANN (arrestandosi) Incredibile! è la prima volta che lo sento dire.
FRANZ Sta’ calmo e ascolta il resto: da undici mesi ormai mio fratello è liquidato. Ma già il vecchio rimpiange il passo avventato che pure, direi, (ride) non ha fatto da solo. Anche la signorina Amalia lo assedia di rimproveri e lagnanze. Fra non molto egli farà ricercare mio fratello ai quattro capi del mondo e, se lo trova, caro Hermann, felicissima notte. Tutt’al piú potrai umilmente aprirgli lo sportello della carrozza quando lei e lui andranno in chiesa a sposarsi.
HERMANN Presso il crocefisso lo strangolerò.
FRANZ Dopo di che nostro padre gli cederà la signoria e si ritirerà a vita privata in un suo castello. Allora quella testa calda avrà le redini in mano, e se ne riderà delle insidie e delle ostilità , e io stesso, io che volevo far di te un uomo potente, me ne starò riverente alle sue soglie...
HERMANN (vivamente) No, questo non avverrà , quant’è vero che mi chiamo Hermann; se in questo cervello c’è ancora un lampo di ragione, non avverrà !
FRANZ Lo impedirai? Anche a te, caro Hermann, farà sentire la frusta, ti sputerà in faccia incontrandoti per strada, e guai a te se alzerai le spalle e torcerai il viso... Vedi a che punto stanno i tuoi progetti, i tuoi sogni di nobiltà , la richiesta della mano della signorina.
HERMANN Ditemi che cosa debbo fare.
FRANZ Ascolta, Hermann, e vedi se io da vero amico mi prendo a cuore il tuo destino... Va’, travestiti, renditi irriconoscibile, fatti annunziare al vecchio, dichiarando che arrivi direttamente dalla Boemia, hai assistito con mio fratello alla battaglia di Praga, e lo hai visto esalar l’anima sul campo di battaglia.
HERMANN Mi si crederà ?
FRANZ Per questo, lascia a me il pensiero. Prendi questo plico! Vi troverai per esteso ciò che devi dire e troverai documenti per accreditarti. Cerca solo di andartene senz’esser visto! Esci dalla porta di dietro in cortile, e di là salta il muro del giardino... La catastrofe di questa tragicommedia, questa lasciala a me!
HERMANN Essa si esprimerà nel grido: viva Franz, nuovo signore di Moor!
FRANZ (gli accarezza la guancia) Come sei furbo! Vedi, per questa via noi raggiungiamo i nostri scopi, e presto Amalia perde la speranza di esser sua. Il vecchio ascrive a propria colpa la morte del figlio; egli è malaticcio; a un edificio vacillante non occorre un terremoto per crollare; non sopravviverà a quella notizia... e io resto il suo unico figlio. Amalia, avendo perduto il suo appoggio, è un giocattolo nelle mie mani... Insomma, tutto va secondo i nostri desideri; però tu non devi ritirare la tua parola.
HERMANN (giubilando) Che dite mai? Piuttosto che la pallottola rimbalzi e faccia strage in corpo al tiratore! Contate su di me! Lasciatemi fare. Addio.
FRANZ (gli grida dietro) La messe è tua, caro Hermann. (Solo) Quando il bue ha portato il carro di frumento al granaio, bisogna che si contenti del fieno. Per te ci vuole una serva, non Amalia! (Esce).
SCENA SECONDA
Camera da letto del vecchio Moor.
Il vecchio Moor che dorme in una poltrona, Amalia.
AMALIA (avanzando in silenzio) Piano, piano, egli dorme. Com’è bello e nobile! nobile come si dipingono i santi... No, non posso volertene, povera testa canuta! Riposa dolcemente e svegliati lieto; io sola voglio soffrire.
MOOR (sognando) Mio figlio! mio figlio! mio figlio!
AMALIA (porgendogli la mano) Odi! sogna di suo figlio.
MOOR Sei l� sei proprio tu? Che aspetto misero hai! Non guardarmi con uno sguardo cosà accorato! Sono già abbastanza infelice.
AMALIA (destandolo) Svegliatevi, caro vecchio! Non è che un sogno. Fatevi animo!
MOOR (mezzo sveglio) Non era qui? Non ho stretta la sua mano? Cattivo Franz! Anc...
Indice dei contenuti
- Copertina
- I masnadieri
- Atto primo
- Atto secondo
- Atto terzo
- Atto quarto
- Atto quinto
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
- Copyright