
- 512 pagine
- Italian
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Dizionario filosofico
Informazioni su questo libro
Centodiciotto voci da Abate a Virtú, manifesto di una battaglia contro il dogmatismo, la superstizione, l'autorità, l'intolleranza. Cosí lo stesso Voltaire presentava ai lettori il Dizionario: «Abbiamo cercato di unire il dilettevole all'utile, senza avere altro merito e altra parte in quest'opera fuorché la scelta. Le persone d'ogni condizione troveranno di che istruirsi divertendosi. Questo libro non richiede una lettura continuata; ma, a qualunque pagina lo si apra, si troverà di che riflettere».
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Informazioni
C
CARATTERE (Caractère)1.
Dalla parola greca impressione, incisione. È ciò che la natura ha impresso in noi. Possiamo cancellarlo? Ecco il grande problema. Se io ho il naso per traverso e due occhi da gatto, potrò nasconderli con una maschera. Ma posso fare lo stesso con il carattere che natura mi ha dato? Un uomo nato violento, furioso, si presenta davanti a Francesco I re di Francia per protestare contro un sopruso. Il volto del re, il contegno rispettoso dei cortigiani, il luogo stesso in cui si trova, fanno una forte impressione su quest’uomo; macchinalmente egli abbassa gli occhi, addolcisce la sua rude voce, presenta umilmente la sua richiesta: lo si crederebbe mite e sottomesso quanto lo sono (almeno in quel momento) i cortigiani fra cui si trova, sconcertato. Ma se Francesco I conosce le fisionomie, scoprirà facilmente nei suoi occhi abbassati, e tuttavia accesi di una cupa fiamma, nella tensione dei muscoli di quel viso, nelle labbra serrate, che quest’uomo non è cosí mite come è costretto ad apparire. Quest’uomo lo segue a Pavia, viene fatto prigioniero con lui, e con lui condotto in prigionia a Madrid. La maestà di Francesco I non fa piú su lui la stessa impressione, egli si familiarizza con l’oggetto del suo rispetto: un giorno, togliendo gli stivali al re, e tirandoli male, irrita Francesco I, inasprito dalla sua sventura; quest’uomo manda al diavolo il re e butta gli stivali dalla finestra.
Sisto V era nato petulante, testardo, altero, impetuoso, vendicativo, arrogante. Il suo carattere sembra addolcito nelle prove del noviziato. Ma appena comincia ad avere qualche credito nel suo ordine, si adira con un guardiano, e quasi lo ammazza a pugni. Inquisitore a Venezia, esercita il suo compito con insolenza. Eccolo cardinale, posseduto della rabbia papale2; questa rabbia gli fa vincere la sua natura: seppellisce nell’oscurità la sua persona e il suo carattere, si finge umile e moribondo. Viene eletto papa: questo momento restituisce alla molla, che la politica aveva piegato, tutta la sua elasticità a lungo compressa; egli è il piú fiero e il piú dispotico dei sovrani.
Naturam expellas furca, tamen ipsa redibit3.
La religione, la morale mettono un freno alla forza del naturale, ma non possono distruggerlo. L’ubriacone in un chiostro, ridotto a un mezzo bicchiere di sidro per pasto, non si ubriacherà piú, ma amerà sempre il vino.
L’età indebolisce il carattere. È un albero che produce solo pochi frutti degenerati, ma sempre della stessa natura: si copre di nodi e di musco, può diventare tarlato, ma è sempre una quercia o un pero. Se si potesse cambiare il proprio carattere, ci se ne darebbe uno, si sarebbe padroni della natura. Ma possiamo darci qualcosa? Non riceviamo tutto? Cercate di spingere un indolente a una attività continua, di raggelare nell’apatia l’animo bollente dell’impetuoso, di ispirare gusto per la musica e per la poesia a chi manca di gusto e di orecchio: non riuscireste meglio che se cercaste di ridare la vista a un cieco nato. Noi perfezioniamo, temperiamo, nascondiamo ciò che la natura ha messo in noi; ma non ci mettiamo niente.
Diciamo a un coltivatore: – Avete troppi pesci in questo vivaio; non potranno prosperare; c’è troppo bestiame nei vostri prati, l’erba manca, dimagriranno –. Dopo questa osservazione accade che i lucci mangino la metà delle carpe del nostro uomo, e i lupi la metà del suo bestiame: quello che resta ingrassa. Si rallegrerà della propria economia? Questo campagnolo sei tu: una delle tue passioni ha divorato le altre, e tu credi di avere trionfato di te stesso. Non assomigliamo quasi tutti a quel vecchio generale novantenne che, essendosi imbattuto in alcuni giovani ufficiali, che facevano un po’ di chiasso con delle donnine allegre, disse loro tutto incollerito: – Signori, è forse questo l’esempio che vi do?
QUARESIMA, QUESTIONI SULLA QUARESIMA (Carême, Questions sur le carême)4.
I primi che pensarono di digiunare, si misero forse a quel regime per prescrizione del medico per aver fatto indigestione?
La mancanza d’appetito che sentiamo quando siamo tristi fu forse la prima origine dei giorni di digiuno prescritti nelle religioni tristi?
Gli Ebrei presero il costume di digiunare dagli Egiziani, dei quali imitarono tutti i riti, fino alla flagellazione e al capro espiatorio?
Perché Gesú digiunò quaranta giorni nel deserto, dove fu trasportato dal diavolo, il Knathbull? San Matteo osserva che dopo quella quaresima egli ebbe fame5: non aveva dunque fame durante quella quaresima?
Perché nei giorni di astinenza la Chiesa romana considera un delitto mangiare animali terrestri, e come una buona opera farsi servire sogliole e salmoni? Il ricco papista che avrà avuto sulla sua mensa cinquecento franchi di pesce sarà salvato; e il povero, che muore di fame, per aver mangiato quattro soldi di carne salata, sarà dannato?
Perché bisogna chiedere il permesso al proprio vescovo per mangiare uova? Se un re ordinasse al suo popolo di non mangiare mai uova, non passerebbe per il piú ridicolo dei tiranni? Quale strana avversione hanno i vescovi per le frittate?
Chi crederebbe che fra i papisti vi siano stati tribunali tanto imbecilli, vili e barbari, da condannare a morte dei poveri cittadini che non avevano commesso altro delitto che quello di avere mangiato carne di cavallo in quaresima? Il fatto è purtroppo vero: ho fra le mani una sentenza di questo genere6. E quel che è piú strano, è che i giudici che hanno pronunziato simili sentenze si sono creduti superiori agli Irochesi.
Preti idioti e crudeli! A chi ordinate la quaresima? Ai ricchi? Si guardano bene dall’osservarla. Ai poveri? Fanno quaresima tutto l’anno. Lo sventurato contadino non mangia quasi mai carne, e non ha di che comperare pesce. Pazzi che siete, quando correggerete le vostre assurde leggi?
CATECHISMO CINESE, OVVEROSIA DIALOGHI DI CU-SU, DISCEPOLO DI CONFUCIO, CON IL PRINCIPE KU, FIGLIO DEL RE DI LU, TRIBUTARIO DELL’IMPERATORE CINESE GNEN-VAN, 417 ANNI PRIMA DELLA NOSTRA ÈRA VOLGARE (Catéchisme chinois, ou entretiens de Cu-Su, disciple de Confutzée, avec le prince Kou, fils du roi de Lou, tributaire de l’empereur chinois Gnen-van, 417 ans avant notre ère vulgaire).
(Tradotto in latino dal padre Fouquet7, già ex gesuita. Il manoscritto si trova nella Biblioteca del Vaticano, n. 42759).
Dialogo primo.
KU Che cosa devo intendere quando mi si dice di adorare il cielo (Sciang-ti)?
CU-SU Non si tratta del cielo materiale, che noi vediamo. Perché questo cielo non è altro che l’aria, e quest’aria è composta da tutte le esalazioni della terra: sarebbe davvero un’assurda follia adorare dei vapori.
KU Non ne sarei sorpreso, però. Mi sembra che gli uomini abbiano fatto follie anche piú grandi.
CU-SU È vero. Ma voi siete destinato a governare, e avete il dovere di essere saggio.
KU Ci sono tanti popoli che adorano il cielo e i pianeti!
CU-SU I pianeti sono soltanto terre come la nostra. La luna, per esempio, avrebbe tanta ragione di adorare la nostra sabbia e il nostro fango, quanto noi di inginocchiarci davanti alla sabbia e al fango della luna.
KU Ma che significa quando si dice: il cielo e la terra, salire al cielo, essere degni del cielo?
CU-SU Si dice un’enorme sciocchezza8. Il cielo non c’è: ogni pianeta è circondato dalla sua atmosfera come da un guscio, e ruota nello spazio attorno al suo sole. Ogni sole è il centro di parecchi pianeti che viaggiano continuamente intorno a lui. Non c’è né alto né basso, né salita, né discesa. Voi capite che se gli abitanti della luna dicessero che si sale alla terra, che bisogna rendersi degni della terra, direbbero una stravaganza. Noi pronunziamo una frase priva di senso, quando diciamo che bisogna rendersi degni del cielo; è come se dicessimo: bisogna rendersi degni dell’aria, o della costellazione del dragone, o dello spazio.
KU Credo di capire. Bisogna adorare soltanto il Dio che ha fatto il cielo e la terra.
CU-SU Senza dubbio; bisogna adorare soltanto Dio. Ma quando diciamo che ha fatto il cielo e la terra, diciamo piamente una ridicolaggine. Perché, se noi intendiamo per cielo lo spazio infinito nel quale Dio ha acceso tanti soli e fatto ruotare tanti mondi, è molto piú ridicolo dire «il cielo e la terra» che dire «le montagne e un granello di sabbia». Il nostro globo è infinitamente piú piccolo di un grano di sabbia a paragone di quei milioni di miliardi di universi davanti ai quali noi scompariamo. Tutto ciò che possiamo fare è di unire quaggiú la nostra debole voce a quella degli innumerevoli esseri che rendono omaggio a Dio nell’abisso dello spazio.
KU Ci hanno dunque ben ingannati, quando ci hanno detto che Fo era disceso fra noi dal quarto cielo, assumendo l’aspetto di un elefante bianco.
CU-SU Sono storielle che i bonzi raccontano ai bambini e alle vecchie: noi dobbiamo adorare soltanto l’eterno creatore di tutti gli esseri.
KU Ma come un essere ha potuto crearne altri?
CU-SU Guardate quella stella: essa è a millecinquecentomila milioni di li dal nostro piccolo globo: ne partono raggi che formano sui vostri occhi due angoli eguali al vertice, che formano gli stessi angoli sugli occhi di tutti gli animali. Non si scorge in ciò un piano deliberato? Non è questa una legge ammirevole? Ora, chi fa un’opera, se non un operaio? E chi fa leggi, se non un legislatore? C’è dunque un operaio, un legislatore eterno.
KU Ma chi ha fatto quest’operaio? E come è fatto?
CU-SU Ieri, principe, passeggiavo vicino a quel grande palazzo che ha fatto costruire il re vostro padre. Sentii due grilli, uno dei quali diceva all’altro: – Ecco un terribile edificio. – Sí, – rispose l’altro, – per quanto orgoglioso sia, confesso che chi ha fatto questo prodigio è qualcuno molto piú potente dei grilli; ma non ho alcuna idea di questo essere: vedo che c’è, ma non so che cosa sia.
KU E io vi dirò che voi siete un grillo piú istruito di me. E quello che mi piace in voi è che non pretendete mai di sapere quello che ignorate.
Dialogo secondo.
CU-SU Siete dunque d’accordo che c’è un essere onnipotente, che esiste per se stesso, supremo artefice di tutta la natura?
KU Sí. Ma se egli esiste per se stesso, nulla può limitarlo; ed egli sarà perciò dappertutto. Iddio esiste dunque in tutta la materia, in tutte le parti di me stesso?
CU-SU E perché no?
KU E io, sarei dunque io stesso una parte della ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Dizionario filosofico
- La filosofia di Ferney di Gustave Lanson
- Elenco degli articoli del dizionario filosofico secondo la data di pubblicazione
- Elenco delle voci secondo l’ordine alfabetico italiano
- Cronologia della vita e delle opere di Voltaire
- Bibliografia
- Dizionario filosofico
- Prefazione di Voltaire al Dizionario filosofico
- A
- B
- C
- D
- E
- F
- G
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