V. Quattro regine e un’isola
1. Nove giorni di regno
Il 10 luglio 1553, quattro giorni dopo la morte del cugino, re Edoardo VI, Lady Jane Grey si rivolgeva come regina d’Inghilterra ai suoi sudditi. La nonna di Lady Jane era Maria Tudor, sorella di Enrico VIII, cosa che faceva di lei una legittima aspirante al trono, quarta in linea di successione dopo i figli del sovrano d’Inghilterra. L’altra sorella di Enrico VIII, Margherita, aveva sposato il re di Scozia Giacomo IV ma la sua discendenza era stata esclusa dalla possibilità di subentrare a quella dei Tudor dalle disposizioni testamentarie di Enrico perché avrebbe portato al governo dell’Inghilterra una dinastia straniera. L’esclusione da parte di Edoardo VI delle sorellastre Maria ed Elisabetta Tudor e la preferenza riconosciuta a Jane Grey si fondavano sulla tesi che le prime fossero di nascita illegittima. Il discorso di insediamento della sedicenne Jane riprendeva queste argomentazioni specificando che Maria era diventata illegittima dopo lo scioglimento del matrimonio del re con sua madre Caterina d’Aragona mentre Elisabetta lo era diventata in seguito alle accuse di adulterio e incesto rivolte a sua madre Anna Bolena, che era stata condannata e decapitata. In seguito Enrico VIII, con l’Atto di successione del 1544, aveva reintegrato le due figlie nei loro diritti.
La tradizione vuole che fosse stata soprattutto la fervente fede anglicana di Lady Jane ad aver spinto il cugino, coetaneo e cresciuto insieme a lei, a non rispettare la volontà del padre. Sembra che Edoardo, presentato dalla storiografia come un giovane cagionevole, in realtà fosse stato colpito improvvisamente a metà febbraio 1553 dalla malattia che lo avrebbe portato rapidamente alla morte – un’infezione polmonare poi degenerata in setticemia. L’improvviso allarme per la propria salute spinse lo stesso re, a metà marzo, a progettare un piano per modificare le disposizioni successorie del padre. La strategia fu messa a punto alla fine dello stesso mese. Il 12 giugno Edoardo VI rese pubblica la sua intenzione di escludere Maria e di ignorare completamente Elisabetta a favore di Jane Grey. Edoardo morì il 6 luglio. Aveva informato Maria dei suoi progetti tra fine marzo e inizi aprile, quando le aveva donato due vaste tenute per indurla ad accettare la perdita della corona. Pensando di aver acquisito il consenso della sorella, Edoardo procedette con il duca di Northumberland, John Dudley, il suo consigliere, a consolidare la candidatura di Lady Jane alla successione, facendola sposare al figlio di Northumberland, Guilford Dudley, il 25 maggio; il re chiese poi il parere dei giuristi per sostenere la candidatura di Lady Jane a metà giugno e subito dopo sottoscrisse gli atti che consolidavano la nuova successione.
L’idea che Maria potesse essere compensata per la perdita della corona da un paio di tenute, per quanto vaste, potrebbe stupire ed essere considerata poco credibile. In realtà anche Margherita Beaufort aveva rinunciato in passato ai propri diritti in cambio di terre. Tuttavia la storiografia ha accreditato un’immagine di Edoardo ammalato cronico, manipolato dal subdolo consigliere Northumberland che sarebbe stato così in grado di condizionare il debole re e la sprovveduta Maria a favore della nuora, tenendo quest’ultima all’oscuro dei suoi piani. Questa interpretazione, peraltro, presuppone che Maria fosse un’ignorante sempliciotta allevata in campagna e che né Edoardo né Northumberland si aspettassero grandi fastidi da lei. Di conseguenza, la vittoria di Maria è stata in genere presentata come un evento stupefacente, assolutamente non previsto dai contemporanei.
Questa ricostruzione dei fatti è in buona parte basata sulla testimonianza degli ambasciatori di Carlo V che esprimevano una comprensione solo superficiale della situazione politica inglese e della personalità della stessa principessa, la quale rappresentava spesso se stessa agli inviati imperiali come una fanciulla indifesa, con un disperato bisogno della protezione di Carlo V, nipote di sua madre Caterina d’Aragona. L’autoritratto di Maria in veste di vittima del machiavellico fratellastro Edoardo ha continuato a ingannare parecchie generazioni di studiosi. Se si rifiuta il presupposto dell’ignoranza politica di Maria, l’interpretazione dei documenti e la ricostruzione degli eventi sono molto diverse.
Tra febbraio e marzo 1553, l’entourage del re fu costretto ad affrontare l’emergenza politica determinata dalla malattia di EdoarÂdo, che non era sposato e non aveva figli. Secondo l’Atto di successione del 1544, che era ancora in vigore, il prossimo sovrano sarebbe stata la temibile e cattolica Maria. Sia Edoardo sia il suo Consiglio privato si aspettavano che Maria avrebbe perseguitato con grande accanimento lo schieramento protestante al quale il re era strettamente legato. Inoltre i consiglieri di Edoardo avevano una ragione particolare per temere l’eventualità dell’ascesa al trono della principessa perché era del tutto plausibile che covasse un forte rancore per un recente confronto con loro sulla sua fede religiosa, durante il quale lei e i più fedeli membri del suo seguito erano stati arrestati e imprigionati nella Torre di Londra. L’idea di evitare la sua presa di potere, comunque, doveva aver trovato vasto consenso tra i principali esponenti del Consiglio privato. Maria, naturalmente, era ben informata sulle condizioni di salute di Edoardo né poteva essere rimasta all’oscuro dei suoi progetti per la successione: solo una incredibile ingenuità avrebbe potuto impedirle di capire il significato dell’alleanza stretta a fine maggio tra la famiglia Grey e la nobiltà protestante con il matrimonio di Jane e Guilford Dudley. Soprattutto, i documenti ufficiali che dichiaravano la revisione dell’Atto di successione furono pubblicati verso la fine di giugno: Maria non avrebbe potuto non sapere che cosa stava accadendo nemmeno se l’avesse voluto.
Gli storici si sono interrogati sul perché Maria, che non poteva non essere a conoscenza delle decisioni prese da Edoardo, non abbia protestato pubblicamente e ancora di più sul perché la principessa non sia stata imprigionata preventivamente con un pretesto, per non lasciarla libera di organizzare l’opposizione contro Jane Grey. Una risposta può essere che non solo Maria conosceva il progetto ma che avesse anche dato il suo consenso (almeno apparentemente) per ottenere Framlingham e altre tenute in cambio della sua apparente acquiescenza. Che gli scambi di proprietà fossero un elemento per consolidare accordi di potere lo dimostra la rete di supporto che venne costruita da Edoardo e Northumberland per garantire a Lady Jane la lealtà dei signori protestanti come i conti di Huntingdon (il cui figlio sposò in maggio Catherine Grey, sorella di Jane), Bedford, Pembroke (il cui figlio fu fidanzato in maggio con Mary Grey, sorella minore di Jane), Shrewsbury, tutti magnati il cui controllo delle campagne sarebbe stato indispensabile per mantenere l’ordine quando fosse venuto il momento di assicurare il sostegno politico alla regina Jane. Tra giugno e luglio questi e altri importanti signori politicamente influenti ricevettero terre e incentivi da Edoardo VI e da Northumberland proprio perché garantissero il successo del progetto.
Il 6 luglio Edoardo morì e Jane Grey fu proclamata regina. Con costernazione da parte di Northumberland e degli altri firmatari delle lettere patenti di successione, Maria Tudor sconfessò l’accordo che aveva accettato, organizzò l’opposizione a Jane Grey e si proclamò regina. Quando il Consiglio privato ebbe dato l’annuncio ufficiale della morte del re l’8 luglio, due giorni dopo dal suo castello di Norfolk Maria fece pervenire allo stesso Consiglio l’ordine di riconoscerla come regina. Alla testa di proprie forze la principessa si mosse il 12 luglio e nel giro di due giorni si unirono a lei Henry Ratcliffe, conte del Sussex, John Bourchier, conte di Bath, Lord Thomas Wentworth e sir Thomas Cornwallis. Cinque navi della flotta reale disertarono per unirsi a lei.
Il 14 luglio il duca di Northumberland lasciò Londra alla testa di un’armata per contrastare quella di Maria e arrestarla come traditrice della regina Jane. Mentre lui si dirigeva verso Cambridge, il 19 luglio a Londra il Consiglio privato aveva proclamato Maria regina. Il duca fu arrestato due giorni dopo e poi decapitato, mentre Jane Grey e suo marito furono chiusi nella Torre di Londra con i riguardi riservati ai prigionieri di Stato. La crisi era finita, Maria era regina e pronunciò lo stesso giorno un breve discorso, ricordando la legittimità della sua posizione di erede designata dal padre. Subito dopo ricevette la sua vecchia amica, Frances Brandon, duchessa di Suffolk, garantendole il perdono per il marito: sembrava certo che la figlia di Frances, Jane Grey, potesse a sua volta ottenere clemenza, a tempo debito; ma nel febbraio successivo Lady Jane, che si era rifiutata di convertirsi al cattolicesimo, fu giustiziata insieme al marito.
Se la crisi politica si consumò in pochi mesi, che cosa rimase della regina Jane? La storia ufficiale del XVI e XVII secolo la nomina appena ma la sua vicenda si è subito prestata per trasfigurarla in patetica eroina della fede protestante, immagine che dura tuttora. Quattro giorni prima della sua esecuzione, avvenuta il 12 febbraio 1554, il decano di St. Paul, il cattolico John Feckenham, cappellano della regina, si era recato alla Torre di Londra dove aveva avuto un colloquio con lei per sondare le sue convinzioni religiose. La discussione sui sacramenti che ebbe luogo tra di loro fu data alle stampe come scritta di proprio pugno dalla stessa Lady Jane e come tale in seguito fu compresa in una raccolta pubblicata nel 1615. Il giorno prima dell’esecuzione Jane inviò una lettera alla sorella Catherine che si concludeva con alcune considerazioni sulla propria morte imminente che sono servite ad accreditare la sua fama di martire: «Ora, venendo a parlare della mia morte, rallegrati, come faccio io (mia carissima sorella) perché io sarò libera dalla corruzione del mondo e messa in condizione di vivere in perfetta integrità ». Infine, davanti al patibolo, Lady Jane avrebbe affermato di non aver mai voluto offendere la regina, ma di essere stata costretta a fare qualcosa di cui non era consapevole ma che si pentiva di aver assecondato la sua vanità e la sua lussuria.
La vicenda di Lady Jane Grey ebbe un breve ma intenso revival in un altro momento di crisi politica, quello della successione degli Hannover che fece emergere ancora una volta anche le divisioni religiose. Per il partito che appoggiava re Giorgio I, la regina Jane era un fulgido esempio delle virtù protestanti contrapposte ai vizi dei pretendenti cattolici, i seguaci di Giacomo, figlio di Giacomo II Stuart. Tra il 1714 e il 1715 ci fu una torrenziale produzione a stampa su di lei, che culminò con la rappresentazione dell’opera teatrale di Nicholas Rowe, The Tragedy of Lady Jane Grey, per la quale il compositore tedesco Johann Christoph Pepusch, che si era stabilito in Inghilterra dal 1700, mise in musica una cantata. Sebbene la ribellione giacobita del 1715 non avesse mai seriamente minacciato il regno di Gior...